70° Statuto sardo: lo celebra chi lo affossa e lo svilisce

26 Febbraio 2018
1 Commento


Andrea Pubusa

 

Oggi ricorre il 70° dello Statuto sardo e, come spesso accade nella storia, lo festeggia chi lo voleva affossare e lo svilisce. Proprio così. Mattarella, Pigliaru e Ganau, anche nella loro veste istituzionale, fanno tutti parte di quelle forze che, col sì al referendum del 4 dicembre 2016, volevano comprimere le già ridotte potenzialità della Carta fondamentale dei sardi. Pigliaru ha tradito lo Statuto. Poteva rimanere super partes nella battaglia referendaria. Anzi doveva come massimo rappresentante del popolo sardo. Invece, si è schierato, divenendo in Sardegna il maggior sostenitore della deforma Renzi-Boschi. Quel testo, è vero, direttamente non toccava lo Statuto, ma restringeva le autonomie regionali ordinarie, imprimendo al nostro ordinamento una svolta accentratrice. E, si sa, in uno Stato centralista non c’è spazio per isole felici, dotate di poteri e indirizzi autonomi. La posizione di Pigliaru poi ha raggiunto vette di autolesionismo inimmaginabili. Votava per la creazione di un Senato-dopolavoro per consiglieri regionali e qualche sindaco, dove i sardi non potevano avere ingresso per l’incompatibilità fra la carica di consigliere regionale e il mandato parlamentare, sancita dallo Statuto stesso. Il risultato è stato devastante per Pigliaru, posto che il NO ha raggiunto nell’Isola la percentuale di oltre il 70% dei votanti, ben dieci punti in più della media nazionale.
All’opera di erosione del principio delle autonomie locali Pigliaru e la sua giunta hanno concorso direttamente trasformandu le province in appendici regionali, prima tramite la nomina di un commissario-podestà in luogo degli organi elettivi, ora con l’elezione di secondo grado. Si spezza così quel continuum di assemblee rappresentative che dal Comune sale fino alla Regione, componendo un ordinamento locale organico e completamente democratico. Si è fatto poi scempio dell’idea stessa di ente intermedio rappesentativo di comunità, crando province abnormi come quella del Sud Sardegna, inesistente nello Statuto ed estesa da Carbonia ad Esterzili…con sede in territorio di altra provincia, ossia a Cagliari! Una follia!
Ganau, in qualità di presidente del Consiglio regionale, è rimasto più defilato, ma non si è sottratto ad accompagnarsi con ministri e sottosegretari al servizio di Renzi, benché fosse consapevole - per averlo anche detto - che la revisione costituziomale era un vero pasticcio, così come è ben conscio del vulnus rappresentativo e democratico del livello provinciale. Poi, con Pigliaru, Ganau condivide la responsabilità di mantenere la vigente legge elettorale che priva i sardi della loro sovranità nella elezione del Consiglio regionale.
Avrebbero dovuto dimettersi dopo la débacle per la loro genuflessione davanti a Renzi in veste di sfascista della Costituzione e dello Statuto, ma son rimasti lì contro ogni logica politica e correttezza istituzionale ed oggi celebrano quello Statuto che volevano affossare. Insieme al Presidente della Repubblica che, da parte sua, ha in quella occasione del tutto abdicato alla sua funzione di garante della Costituzione, attaccata e vilipesa da capo del governo e dai ministri.
Rimangono fuori dai festeggiamenti quanti lo Statuto l’hamo difeso, battendosi per il NO al referendum. Quelle forze come Autodeterminatzione, LeU, M5S e Potere al popolo, che, spesso mischiate e immedesimate nel Comitato per il NO, non solo hanno lavorato per impedire il massacro delle autonomie e della rappresentanza, ma ora si battono, in vario modo, per allargarle. E questa “toccata e fuga” del Presidente della Repubblica, che non fa in tempo ad arrivare e già scappa, è il segno più chiaro del carattere rituale e poco benevolo della celebrazione odierna verso l’autonomia dei sardi. Nella prospettiva oligarchica impressa all’ordinamento dalle leggi elettorali e dalla prassi politica e istituzionale, lo Statuto di autonomia è considerato un orpello inutile e superato.
Alle forze e ai movimenti che oggi non sono nel palazzo il compito di ridare respiro e senso ad una battaglia di libertà.

1 commento

Lascia un commento