Facciamo chiarezza: diritti uguali per tutti!

31 Ottobre 2020
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Caterina Gammaldi

 

  Diritto alla vita e diritto alla salute

 Le ragioni che mi spingono a tenere insieme i diritti alla salute, al lavoro, all’istruzione sono tutte in una scelta che guarda alle persone che vivono in questo paese, nessuno escluso. Il rischio che si ponga l’attenzione su una parte mi sembra evidente nelle scelte di chi governa ai diversi livelli la res pubblica e non esercita il dialogo e il confronto necessitati dalla situazione.
Aver cura dei cittadini, anche di coloro che non possono dirsi tali perché manca una legge che garantisca lo ius soli, è un impegno gravoso. ma l’unico possibile per contrastare la situazione che stiamo vivendo a causa della pandemia.
Inutile dire che non ci sono scorciatoie. Inutile dire che scegliere l’essenziale invece che il superfluo è una via obbligata sia pure tutta in salita e soggetta a privazioni e divieti.
Abbiamo tutti sperato, durante la breve pausa estiva, che ci fossero le condizioni per tornare alla normalità, dimentichi che in altre situazioni, sia pure lontane nel tempo, non è stato così. La fiducia nei mercati, in uno spazio globale che ci sembra di conoscere di più ci ha fatto dimenticare la lezione di chi, studioso della Costituzione (Stefano Rodota), ci avvertiva che i diritti parlano di noi, di come viviamo e di come dovremmo vivere nell’incontro con gli altri.
Il diritto alla salute, sancito costituzionalmente, ci ricorda che è fra quelli indisponibili ad essere governati secondo la logica di maggioranza e opposizione. Prendersi cura equivale per la politica all’assunzione di responsabilità verso tutti. Non è una scelta che privilegia alcuni,  chi può. Non si può lasciare l’onere della cura a chi non è sano, soprattutto quando abbiamo necessità, per uscire dalla malattia, di risorse economiche e non possiamo esercitare alcuna attività che ci consenta il nostro  e l’altrui mantenimento, la nostra famiglia anzitutto.
Qualcuno ha pensato a quel che accade a un nucleo familiare in cui ci sono anche bambini e anziani da accudire se   si ammala l’unico che lavora per mantenerlo? Qualcuno ha pensato a quel che accade se ci si può curare se si percepisce la pensione sociale? Qualcuno ha pensato che non si muore solo di Covid 19 e che non si può allentare l’attenzione sulla prevenzione? Viviamo davvero inconsapevoli che un diritto è esigibile se c’è un impegno reale per rimuovere gli ostacoli….
Il diritto al lavoro è un diritto alla dignità personale. Basta leggere gli atti parlamentari che documentano il dibattito nell’Assemblea Costituente per capire che, oggi più che allora, aver stabilito a fondamento  il diritto al lavoro (art. 1) non merita uno sguardo miope dettato esclusivamente dal profitto. Sappiamo tutti, ma non facciamo abbastanza, che possiamo definire la flessibilità con il termine precarietà, che il lavoro nero è alimentato dalla necessità di chi cerca in tal modo di assicurare l’essenziale per sé e per la propria famiglia. Sappiamo tutti che migliaia di nostri cittadini non hanno lavoro o lo hanno perso, anche a causa di norme che non tutelano i diritti dei lavoratori. Eppure non c’è chi non sappia che, anche se non dappertutto, il cammino per i diritti è stato lungo e travagliato, che le tutele hanno il nome di tanti, uomini e donne, che hanno lottato per regole certe.
Davvero mi sembra incredibile ascoltare oggi le osservazioni di Confindustria, della criminalità organizzata che alimenta il disagio di chi fraintende diritti e doveri. Invocare misure a sostegno del mondo produttivo non può alimentare l’idea che non sia possibile vivere secondo altri modelli di sviluppo.
Infine la scuola, il diritto all’istruzione. Pagheremo tutti, pagheranno anzitutto i nostri bambini e i nostri ragazzi l’improvvisazione che regna nelle scelte burocratiche e amministrative per questo settore. Un tempo, quello che stiamo vivendo, che avrebbe richiesto di guardare lontano al futuro e soprattutto al sapere della scuola. Invece si succedono note e atti emanati per contenere. Lo sviluppo anche in questo caso abita altrove.
Prendersi cura degli umani ha bisogno di un progetto culturale che sappia vivere qui e ora e che sappia vincere le sfide del nostro tempo condannato all’inerzia di pensiero.

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