L’avventato disordine del governo su nucleare e energia. Se ne parla ovunque, tranne che in Parlamento

23 Maggio 2025
Nessun commento


Mario Agostinelli Alfiero Grandi

 

Nel disprezzo istituzionale del governo si intrecciano due aspetti diversi: sistematicamente vengono ignorati i vincoli istituzionali e i condizionamenti dei poteri costituzionali che bilanciano e debbono controllare il governo, vengono disattese le leggi in vigore, una parentela evidente con Trump.
Nel primo caso è la magistratura ad essere sul banco degli accusati, tacciata di svolgere un ruolo politico che non le compete.
Nel secondo, è la messa in mora di norme e leggi in vigore senza averle cambiate, che vengono accantonate come fossero un intralcio da togliere di mezzo. C’è un evidente fraintendimento delle prerogative democratiche scritte nella Costituzione, arrivando a “dimenticare” di avere ottenuto nel 2022 una maggioranza parlamentare spropositata (59%) con solo il 44% dei voti (un premio di maggioranza del 15%) possa essere sufficiente per ottenere il silenzio delle altre sedi istituzionali preposte.

Fratelli d’Italia dall’opposizione aveva affermato posizioni agli antipodi dei comportamenti che ha oggi al governo. Si potrebbe emblematicamente richiamare il minacciato blocco navale per impedire gli arrivi dei migranti, oggi “risolto” con  la costosa e fallimentare operazione Albania.

Così si vuole risolvere il problema energetico in Italia

Sono questi gli atteggiamenti con cui il governo sta affrontando anche il problema del nucleare in Italia.

Sotto il profilo istituzionale il governo non è partito – come avrebbe dovuto – dalla modifica delle leggi esistenti, frutto per di più di ben 2 referendum popolari che in Italia hanno bocciato il nucleare civile. Il governo, invece, si esprime e si comporta come se avesse già modificato le leggi. Propaganda? Non solo!

E’ una cultura politica sbagliata che porta governo e maggioranza parlamentare a dare per approvata una nuova e diversa normativa quando ancora non lo è.
Particolarmente spigliato è il Ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin che più di due mesi fa ha proposto al governo un progetto di legge sul ritorno del nucleare in Italia, dando l’impressione di una fretta notevole (ha tagliato i tempi per i decreti attuativi da 24 a 12 mesi), mentre in realtà il testo del pdl approdato in Consiglio dei Ministri dopo 3 mesi non è ancora arrivato in Parlamento.

Non solo, Giorgia Meloni si è affrettata ad annunciare a Trump che l’Italia rientrerà nel nucleare (forse per ingraziarsi le lobby dell’atomo statunitensi e le Big Tech che lo auspicano per il loro data center) e lo ha ripetuto al Senato senza chiarire nulla, a questo punto, solo la presentazione del pdl in Parlamento potrà chiarire cosa propone esattamente il governo.

Avremo il nuovo nucleare!

Perché tanta fretta a chiacchiere e poi tanto ritardo nella realtà? Forse la spiegazione è nelle dichiarazioni rese dal nuovo amministratore delegato della Sogin (in sintonia con alcuni amministratori delegati delle partecipate statali) che ha asserito che le aree delle centrali nucleari dismesse sarebbero a disposizione per nuove centrali elettronucleari, dimenticando che il suo compito istituzionale (controllare sul sito della Sogin) è solo quello di smantellare le vecchie centrali. Obiettivo per di più ben lontano dalla realizzazione, e di costruire i due siti per le scorie nucleari: uno a medio-bassa decadenza della radioattività, l’altro per quelle ad alta pericolosità. La legge afferma questo, si tratta di anni di lavoro buttati?

Per di più il Ministro aggiunge che si potrebbero costruire più depositi disseminati nel territorio nazionale. Peccato che non esista una legge che autorizza il Ministro ad andare in questa direzione, anzi il risultato che si profila è un ritardo di molti anni nella soluzione dei problemi e tanti soldi che pagheremo in bolletta.
Infatti il Ministro Pichetto Fratin fa dichiarazioni non coerenti con le leggi in vigore su come e dove mettere le scorie radioattive e fa anche affermazioni sul ruolo salvifico del nucleare che verrà per il futuro energetico dell’Italia. Peccato che neppure i tempi coincidano perché per raggiungere nel 2050 gli obiettivi di decarbonizzazione dovremmo premere l’acceleratore sulle rinnovabili, mentre siamo fermi in attesa di un nucleare di cui per ora non si sa nulla.

Le rinnovabili rimangono in alto mare

Ci sono molte domande per nuovi impianti di rinnovabili ma non potranno partire perché il pasticcione che è all’ambiente è riuscito prima a delegare alle regioni decisioni che non sono arrivate e poi a farsi bocciare il provvedimento dal Tar del Lazio. In sostanza tutto in alto mare.

Particolarmente preoccupante è la confusione sulle scorie radioattive mentre siamo alla vigilia del ritorno da Inghilterra e Francia di quelle pericolose inviate anni fa per il trattamento di prima neutralizzazione. Questo vuol dire che avremo scorie radioattive particolarmente pericolose senza una custodia adeguata.
Il Ministro dovrebbe attuare le leggi esistenti, invece si scopre che ne è un sabotatore e soprattutto crea confusione perché decide di bloccare il lavoro in corso senza avere in tasca l’approvazione di un nuovo strumento legislativo.

Questa è una forzatura istituzionale che genera confusione e blocca il lavoro precedente senza chiarire, con uno strumento legislativo, cosa ne prenderà il posto.
Così per il progetto di legge sul nucleare. Nel 2012 la Corte costituzionale con la sentenza 199 ha messo paletti alla possibilità di contraddire precedenti pronunciamenti referendari. Nel caso del nucleare addirittura 2 referendum (uno nel 1987 e uno nel 2011) da cui è derivata la chiusura delle centrali nucleari e la legge che prevede lo smantellamento di quelle presenti sul territorio nazionale.

L’avventato disordine del governo

C’è un avventato disordine nei comportamenti del governo (e della maggioranza parlamentare) che andrebbe richiamato a muoversi dentro le leggi esistenti o a cambiarle con una nuova proposta da sottoporre al vaglio. Solo una nuova legge può sostituirne una in vigore. Se chi ha compiti di attuazione (esecutivo) boicotta il funzionamento delle leggi si apre una vera e propria crisi istituzionale.
Inoltre, ed è molto grave, il progetto di legge del governo rischia di avere effetti negativi sul raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione per il 2030, perché si agita un ritorno all’atomo per nascondere l’urgenza di investire nel fotovoltaico, nell’eolico offshore, nel geotermico, nel rafforzamento dell’idroelettrico, nei pompaggi, soluzioni indispensabili ed adeguate per realizzare gli obiettivi di Parigi.

Quando sarà disponibile il nucleare a fusione? Nessuno lo sa

L’escamotage si configura nella proposta di un nucleare diffuso di cosiddetta nuova generazione. Le etichette di “nuovo nucleare” si sprecano: III e IV generazione, ma, al di là dei vincoli ambientali insuperabili e le conseguenze dei costi in bolletta nessuno sa dire quando saranno disponibili i piccoli reattori SMR e AMR di cui non esistono prototipi funzionanti ed esperienze realizzate, indispensabili per autorizzazioni e verifiche di sicurezza. Del resto nessuno è in grado di dire quando sarà disponibile il nucleare a fusione.

L’accento su quello che non c’è ancora serve a nascondere le manchevolezze attuali e a nascondere i ritardi dell’azione governativa: il risultato sarà la precarietà e l’allarme per la sicurezza delle scorie che ritornano al mittente, oltre alla colpevole dilazione dei tempi per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione.

Il dibattito procede ovunque, tranne che nelle sedi deputate, con un atteggiamento politico sovversivo verso le regole democratiche, facendo forza su una maggioranza parlamentare prevaricatrice e che non rispetta le regole previste dalla Costituzione.

 

 

 

 

 

 

0 commenti

  • Non ci sono ancora commenti. Lascia il tuo commento riempendo il form sottostante.

Lascia un commento