Caro Pigliaru, la prima, con quella morale, è la questione democratica

24 Febbraio 2014
3 Commenti


Andrea Pubusa

C’è chi è della partita, c’è chi è tifoso, c’è chi cerca di capire con l’idea che, in fondo, è la comprensione e prima ancora la discussione che aiuta a far bene. In tutto questo ovviamente c’è anche spazio per il sentimento, per la gioia e la festa. Ora penso che, i democratici sardi, tutti, nessuno escluso, votanti e astenuti, siano felici per la sconfitta di Cappellacci e la vittoria di Pigliaru.  Sono importanti anche i due elementi cui il Prof. ha attribuito la vittoria: il rigore morale e intellettuale. Sul primo c’è poco da dire. Francesco ce l’ha nel DNA familiare. Lo ha respirato fin dalla culla. E anche il secondo è nel suo stile:  una campagna elettorale sobria nelle parole e priva di promesse roboanti. In un contesto, in cui si è fatto a gara a chi la sparava più grossa, questo è un grande merito e gli va riconosciuto. Ed è anche un bene che molti sardi l’abbiano capito.
Non mi sembrano condivibili invece tante altre analisi correnti nel centrosinistra. Quella, ad esempio, che non riconosce il notevole risultato di Sardegna Possibile e svaluta insieme la questione democratica che l’attribuzione dei seggi pone. 70 mila voti a Michela Murgia non sono quisquilie. Sono 70 mila sardi senza rappresentanza. Poco importa se la Murgia sia stata egocentrica e smodata nelle previsioni, ciò che conta, dal punto di vista democratico,  è che una fetta non irrilevante dell’elettorato sardo non si sente e non è rappresentato nell’assemblea reegionale. Non solo ciò che conta è che, in luogo di chi ha avuto il coraggio di presentarsi con un progetto (giusto o sbagliato che sia), entrano in Consiglio esponenti di liste-acare del PD. Liste che saranno in Consiglio più che per radicamento sociale per via di un sistema elettorale truccato. Il che, col dovuto rispetto per tutti, vuol dire che il Consiglio sarà più piatto. Sardegna Possibile avrebbe vivacizzato il dibattito o no? E le liste mimetizzate nella coalizione del PD faranno altrettanto? Chi non sia parte o tifoso, non può negare che la Murgia avrebbe, all’occorrenza, fatto opposizione, dovendo ai suoi voti e a nessun altro la propria legittimazione a stare in Consiglio, i secondi, invece,  dovranno sempre misurare le loro posizioni e azioni. Non dovranno disturbare il manovratore, pena l’esclusione dalla coalizione e l’appiedamento alla prossima scadenza. Al tempo stesso, i consiglieri di queste liste, rappresentando poco o niente dell’elettorato, potranno essere protagonisti di quel turismo politica oggi tanto in voga. Insomma, da tutto questo la democrazia sarda ha un vantaggio o una perdita? La risposta non può che essere nel secondo senso. E lo dice chi - come me - ha dichiarato fin da subito di non votare la Murgia, per via del suo indipendentismo, pur avversando, senza se e senza ma, il PD e Renzi.
C’è una questione democratica, dunque, in Sardegna. C’è da quando abbiamo fatto la battaglia contro la legge statutaria di Soru e si ripropone oggi, immutata, con la legge statutaria elettorale. Allora, l’abbiamo portata alla Consulta, facendola a pezzi, oggi  lavoreremo a fare altrettanto con questo spicchio di statutaria, che si muove nello spirito della prima. Il problema non è di schieramento. E’ una questione ordinamentale, che investe anche un’idea di autonomismo o, come oggi molti dicono, di sovranismo. Ci può essere l’una o l’altro se forze non secondarie del corpo elettorale sardo sono escluse dalla rappresentanza? S’incentiva l’impegno e la partecipazione mettendo ai margini pezzi importanti della società? Sia ben chiaro, non  tutti devono essere rappresentati. I correttivi servono eccome! Chi non raggiunge percentuali serie deve continuare la sua battaglia nel sociale, come movimento. Come ha dichiarato molto ragionevolmente Devias. E anche questa è un’azione che alimenta la democrazia. Ma chi supera il 5%, come la Murgia e anche Pili, perché devono rimanere fuori? Anche in Germania chi supera questa soglia entra in parlamento. Ed allora sembra ragionevole pensare che sia un bene della democrazia sarda che Michela Murgia (e - non vogliatemente - anche Pili col suo 5%) abbia almeno il diritto di tribuna nell’Assembla regionale, e non vedo alcunché di stravolgente, anzi mi pare doveroso e utile che chi è legittimato ricorra al giudice per ottenere il riconoscimento di questo sacrosanto diritto, compresso solo da una disciplina in frode alla Costituzione.
Pigliaru ha posto come precondizione della sua presidenza la qeustione morale. Ed oggi - come era prevedibile - è spintonato, rozzamente, da chi nel PD, pur essendo sotto inchiesta, non vuole farsi da parte. Francesco, in questa sua battaglia, va sostenuto da tutte le persone di buona volontà senza distinzione di tendenza. Guai a lasciarlo solo. Deve sentire l’incitamento e il conforto di tutte le persone per bene, che per fortuna, sono la stragrande maggioranza. Questo, sia ben chiaro, non vuol dire che esprimiamo giudizi definitivi sugli indagati. La Barracciu si sta condannando da sé con l sue dichiarazioni, ma ad oggi non è condannata. Anche per lei vale la presunzion di non colpevolezza. Non noi, ma il giudice naturale esprimerà il giudizio definitivo. Intanto però è bene che risolva questo problema senza avanzare pretese sugli assetti dell’esecutivo. Anche Ganau deve lasciar da parte, al momento, l’ambizione alla presidenza del Consiglio. Come sindaco ha fatto bene. Ma è stato rinviato a giudizio e una sua presidenza dell’assemblea regionale sarebbe un segnale devastante. Può stare in disparte e se, come gli auguriamo, verrà assolto, ci sarà tempo per dargli un ruolo che oggi, da rinviato a giudizio, non può avere.
Ma come precondizione, accanto alla questione morale, c’è anche in Sardegna  la questione democratica (che poi sono tutt’uno). E’ uno dei problemi che Pigliaru dovrebbe, mettere in cima ai suoi pensieri. Una equlibrata legge elettorale è necessaria. So qual’è l’obiezione. Primum vivere, deinde philosophari. Prima il pane, poi la discussione, la partecipazione. Prima lavorare sulla crisi, poi sulle questioni istituzionali. Ma il punto è proprio questo: siete sicuri che, per avere il pane, non sia necessario un serio assetto democratico? Non vedete un parallelismo, anche temporale, tra lo sfascio del sistema democratico, a partire dai comuni con le leggi elettorali degli anni ‘90 e seguenti, e l’inesauribile declino del Paese? L’impoverimento democratico non va di pari passo con quello delle classi popolari, compreso il ceto medio? Delle due l’una: o siamo convinti che il bene delle larghe masse venga da un “uomo della provvidenza” oppure dobbiamo ammettere che può venire dagli stessi ceti popolari, organizzati e orientati da serie forze politiche. Pigliaru parta da qui oppure rischia di far la fine delle varie meteore della sinistra sarda recente e attuale: Soru e Zedda docent.

3 commenti

  • 1 annalisa piras
    24 Febbraio 2014 - 17:17

    Pur sapendo della legge antidemocratica “ad coalizioni” ( 2 coalizioni) varata frettolosamente dal legislatore sardo, ho sperato che Sardegna Possibile, per i suoi contenuti e la grande preparazione e carisma di Michela potesse riservare sorprese e punire questo sistema che sfrontatamente si dichiara a rappresentanza non democratica e quindi, palesemente anticostituzionale. Non è andata così. Ma come si può concepire e non reagire al prodotto di una legge così scelleratamente calcolata per non comprendere anche realtà importanti ( 70 mila voti non considerati!!!!!!!!!!!!!!), solo perché non fanno parte di un non civile, non giusto, non voluto duopolio di governo regionale…
    Alle politiche sono andata al seggio, ho però rifiutato le schede prime di entrare in cabina perché ritenevo (ho fatto scrivere a verbale) che la legge Calderoli non poteva dare garanzia di rappresentatività al cittadino elettore (la porcata prodotta e la consulta non ha dato smentita). Per le regionali ho invece comunque votato e non mi pento di averlo fatto. Perché in quei 70 mila voti io mi ci ritrovo e spero che qualcuno, come lei, si faccia portatore di una iniziativa che mandi avanti la convinzione di poter sollevare la questione di costituzionalità in nome della vera DEMOCRAZIA!
    Altrimenti, continuiamo a far solo conversazione sul web e, ovviamente, a restare sudditi!

  • 2 marco
    24 Febbraio 2014 - 19:07

    Si sente da più parti che la legge elettorale potrebbe essere impugnata. Io me lo auguro, ma di concreto c’è qualcosa? Ci sono termini entro cui la cosa dovrebbe essere fatta (pena improcedibilità)? Non è che tutti aspettano che gli altri si muovano e i soliti noti la fanno franca?!

  • 3 Elezioni: non è finita. Le scelte e i vincoli di Pigliaru. In giro con la lampada si aladin… | Aladin Pensiero
    25 Febbraio 2014 - 14:43

    […] su Democraziaoggi - Pigliaru, la questione democratica e la questione morale, innanzitutto. Andrea Pubusa su Sardegnaoggi. - var hupso_services_t=new Array(”Twitter”,”Facebook”,”Google […]

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