Abbiamo impugnato la legge elettorale sarda

20 Aprile 2019
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Andrea Pubusa

Cari compagni/e ed amici/e, siamo di nuovo in campo tutti noi democratici sardi. Noi del Costat e gli altri Comitati per la democrazia costituzionale della Sardegna abbiamo presentato ieri il ricorso contro la legge elettorale sarda. E’ una legge immonda ad eterna infamia di chi l’ha pensata e approvata (centrodestra e centrosinistra). E’ intrisa dello stesso spirito anticostituzionale che ha caratterizzato la revisione di Berlusconi del 2006, la legge statutaria di Soru, annullata dalla Consulta e la deforma Renzi-Boschi, bocciata dal corpo elettorale, come del resto tutte le altre.
Per rendersi conto della natura antipopolare di questa legge basti considerare che, pur essendo alla seconda prova, ha determinato un ritardo di un mese nella proclamazione dei risultati. In secondo luogo, questa volta come nel 2014, l’astensione ha raggiunto il 46%, che sale al 50%, e forse più, con le schede nulle. Gli elettori non si sentono stimolati al voto, certo per ragioni politiche, ma anche perché la legge è uno strumento micidiale di esclusione con addirittura due altissime soglie (5 e 10%) di sbarramento per le minoranze, vero ostracismo delle idee e dei progetti alternativi al duopolio centrodestra-centrosinistra.
Molti compagni e compagne, pur volendolo, non hanno potuto firmare il ricorso. I termini processuali ridotti ci hanno impedito di fare un’ampia raccolta di sottoscrizioni. Ma possiamo ancora farlo, presentando un intervento a sostegno dell’impugnazione depositata ieri. Vi daremo informazioni sul punto.
Cosa critichiamo della legge? Iperpremio di maggioranza e i due sbarramenti. Falsano in modo sproporzionato la volonta popolare sia nell’attribuzione dei seggi sia nelle candidature e nello stimolo al voto. Violano l’uguaglianza del voto.Il risultato è che, a parte i pentastellati, nessuna delle forze fuori dal recinto del duopolio è riuscita a conquistare seggi. Certo, in questo, ha giocato e gioca la disunione fra le forze alternative, ma la legge truffa ha aiutato questo esito.
E’ assurdo perché svilisce la politica anche il voto disgiunto. Si vota un presidente e nello stesso tempo si sceglie un consigliere di un altro schieramento per fargli al meglio l’opposizione! E la mancata elezione del terzo candidato alla presidenza? Perché non è in Consiglio? Entra il primo e il secondo, ma non il terzo. Perché? Sempre per la stessa ragione. Il duopolio assicura la presenza dei suoi leaders o presunti tali, mentre gli altri fuori, o perché non superano lo sbarramento o, se lo superano, perché lo dice la legge fatta da lor signori. Cosi entrano consiglieri con poche preferenze e non va in Cosiglio chi ha capeggato la lista e ne è leader. Non vi pare un impoverimento il fatto che Desogus e Maninchedda siano fuori dal Consiglio e ne facciano parte tanti oscuri candidati con poche preferenze?
Una vera vergogna anche l’adesione tecnica per scansare la raccolta delle firme a liste “inventate” per schierare un esercito di raccoglitori di preferenze. L’imbroglio? E’ semplice. Un consigliere uscente sottoscrive, per la presentazione, una lista, e poi si candida in un’altra. Su questo punto abbiamo sollevato la questione, ma siccome c’è già un ricorso fissato per il 12 giugno lasciamo a quella impugnazione l’incombenza di abbattere questa parte scandalosa della legge.
Noi siamo convinti che questa legge sia contro lo spirito e la lettera della Costituzione e dello Statuto e chiediamo al TAR di sottoporla al vaglio della Consulta. In questi anni tutte le leggi elettorali vergogna hanno avuto nella Corte un giudice che, seppure non con la dovuta radicalità, le ha cassate nelle parti più schifose. Vorremmo la stessa opportunità per la legge sarda, per ridare al nostro popolo quella sovranità interna che gli spetta e che si traduce in una rappresentanza seria, frutto di una legge elettorale seria. Il rinvio alla Corte inoltre innesca un processo di riforma della legge, perché una nuova disciplina in corso di giudizio costituzionale, consente di superare il vaglio, non potendo il giudice delle leggi annullare una disciplina già modificata dal legislatore.
Questi i nostri propositi sul piano processuale, sul terreno politico assumeremo iniziative nei capoluoghi e nei territori e invitiamo tutti i democratici alla mobilitazione e all’iniziativa. Serve un movimento popolare.

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