M5S: anche in questa vicenda ha adottato le procedure più democratiche o meno a-democratiche

3 Settembre 2019
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Andrea Pubusa

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Quando si parla del M5S, la maggior parte degli osservatori perde il senno e dice le cose più stravaganti e insensate. Insinua i dubbi più atroci, avanza le ipotesi più oscure. Prendete Grillo e Casaleggio padre. Se ne sono dette di tutti i colori. Sono stati descritti come degli intriganti, assetati di potere, dietro le quinte a tirare i fili delle marionette, ma pronti a venir fuori al momento giusto, per gestire un modo autocratico il potere, ove gli italiani avessero premiato i pentastellati. Invece, il M5S in breve tempo è diventato il primo partito italiano e il buon Grillo…è tornato a fare il suo antico mestiere il comico, mentre il povero Casaleggio ci ha lasciato senza neanche avanzare la sua candidatura a deputato o senatore. Al di là del merito delle loro posizioni politiche, due personaggi straordinari, in un paese (e in un monco) in cui tante mediocrità avanzano pretese e tramano per avere cariche e onori immeritati.
Ora, i pentastellati si sono affidati ad un voto online per decidere la linea sul governo e, apriti cielo!, s’invoca l’attentato alla Costituzione o lo sfregio alle procedure democratiche. Fior di costituzionalisti, quelli stessi che hanno detto tante cavolate in occasione dell’attacco alla Carta di Renzi, dimenticano i fondamentali della loro disciplina nella foga critica.
Cosa dimenticano? Semplicemente che il voto sulla piattaforma Rousseau non sostituisce le funzioni degli organi costituzionali e che si tratta di una modalità interna al Movimento per indirizzare i propri gruppi parlamentari. Nè più nè meno quanto fanno gli altri partiti quando riuniscono la direzione o le assemblee nazionali per decidere sulle scelte di politica generale dei loro gruppi parlamentari. E’ diversa la modalità, e su questo punto si può discutere molto, ma non la sostanza. E’ meglio la procedura tradizionale di decisione, che peraltro nessuno pià applica, ossia la decisione degli organi rappresentativi dei partiti o è preferibile il voto online degli iscritti? Per me uomo del Novecento sembra preferibile la antica consultazione interna, dai comitati regionali al  comitato centrale fino alla direzione e alla segreteria. Non nego però che il voto online ha pur’esso un tasso di democraticità. Si dice ma qui c’è la pressione del vertice, ma si dimentica che nei partiti (io ricordo il PDUP, il PCI) i gruppi dirigenti nelle grandi occasioni intervenivano con forza nel dibattito sforzandosi di orientarlo. Ed anzi ritenevano doveroso farlo come espressione della loro funzione dirigente. Quindi, si possono avanzare dubbi e critiche, ma non si può contestare che la consultazione tramite la piattafroma Rousseau sia una forma di manifestazione democratica. La partecipazione al voto sul governo Conte bis lo conferma. Rousseau dice sì all’accordo con il 79%, via libera al governo giallo-rosso.  “Dalle 9 alle 18 hanno  espresso la propria preferenza 79.634 iscritti, su una base di aventi diritto che, alla mezzanotte del 2 settembre 2019, ha raggiunto il numero di 117.194 iscritti” annuncia l’Associazione Rousseau. I SI sono stati 63.146 (79,3%), i NO 16.488 (20,7%).
Una bella manifestazione di democrazia. Semmai, occorre rilevare che nessun altro partito lo fa e che ci sono mutamenti di linea anche radicali tutti giocati in seno a gruppi ristretti. Prendete il PD. Passa dalla più netta contrarietà al M5S ad un’alleanza di governo con esso, senza consultazioni degli iscritti. Ci vorrebbe un congresso per legittimare questo ribaltamento di linea o un’assemblea nazionale fortemente rappresentativa della base e invece entra in campo Renzi con una dichiarazione (come già fece, per decidere il contrario, nel marzo 2018), si associano altri esponenti nazionali (Del Rio, Franceschini ed altri), Zinga, prima nettamente contrario, inizia a essere possibilita fino a diventare sostenitore del contrario di quanto affermava fino a 20 giorni fa.  Quale delle due procedure, quella del M5S o quella del PD, è più democratica o meno ademocratica? E tutti quei sinistri che tacciavano i musi gialli di filo-fascismo e oggi sono per l’alleanza di governo sulla base di quali riflessioni e decisioni collettive hanno fatto il ribaltone?
La verità è che il M5S, Grillo e i suoi, vanno trattati senza pregiudizi, con razionalità e obiettività, come tutti gli altri. Se si fosse seguito questo metodo di buom senso, si sarebbero evitati al Paese tanti guai, primo fra tutti quello di dare spazio a Salvini, che fra i leader leghisti è forse il peggiore e certamente quello più rozzo.

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