Sardegna. Verso una nuova ordinanza regionale anti Covid, ma regna la confusione

24 Ottobre 2020
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Tonino Dessì

Non posso far finta di non essermi accorto che il Presidente della Regione si è dimostrato poco più che un chiacchierone, che la Sardegna un vero Assessore della sanità non ce l’ha e che la maggioranza politica e consiliare non ha capo nè coda, al massimo chiede lumi ai suoi pessimi referenti continentali leghisti e di destra.
Comprendo persino (ma fino a un certo punto) le minoranze, che essendo minoranze, fanno l’opposizione.Tuttavia non posso non rilevare che si tratta di un’opposizione inconcludente, impotente e poco incisiva, priva di alcuna proposta capace di mobilitare concretamente chicchessia, nemmeno a livello di movimento di opinione.
Peraltro per una volta mi augurerei una certa logica, nelle cose, perché nel Governo italiano e nella sua maggioranza sono soprattutto il PD e LeU a spingere per più generalizzate restrizioni anticontagio, tanto che non si può nemmeno escludere un prossimo nuovo lockdown nazionale.
Io non son disposto a farmi prendere in giro.
Non vorrei assistere allo stesso balletto che portò l’11 agosto tutto il Consiglio regionale, maggioranza e opposizione concordi e nessun voto contrario, ad approvare l’ordine del giorno che impegnava la Giunta a confermare la riapertura delle discoteche, cui seguì un’ordinanza presidenziale che durò fino a ferragosto e oltre, dopodiché intervenne il Governo richiudendole su tutto il territorio nazionale, a contagio ormai conclamatamente riesploso.
Sarei intanto curioso di conoscere i contenuti del confronto avvenuto nella Conferenza dei Presidenti dei Gruppi in Consiglio regionale.
Ma più ancora credo sarebbe corretto che prima dell’emanazione di una nuova ordinanza del Presidente della Regione si svolgesse un’apposita discussione ufficiale da concludere con una formale deliberazione del Consiglio regionale.
Perché forse il contesto politico e istituzionale non è stato fin dall’inizio del tutto chiaro al Presidente stesso e nemmeno alle forze politiche (non parliamo degli organi di informazione cartacei e online, che stanno semplicemente prendendo parte a una sceneggiata politica indecorosa, nessuno escluso).
È vero infatti che nell’esercizio dei poteri di emergenza il Presidente agisce formalmente sulla base di funzioni proprie, in quanto attribuitegli direttamente dalle norme statali (legge-quadro sulla protezione civile nazionale, legge istitutiva del SSN, decreti-legge di emergenza convertiti in legge dal Parlamento, decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri).
Ma non per questo smette di essere il Presidente eletto della Regione Autonoma della Sardegna e di avere il preciso dovere politico e ordinamentale -oltre che etico e di serietà- di attivare ogni modalità di esercizio della democrazia autonomistica statutaria.
E aggiungerei che se, sulla base di un accettabile e dignitoso agreement, tutte le forze politiche del Consiglio regionale superassero l’imbarazzante uso della discussione assembleare solo come occasione di propaganda e volessero una volta tanto assumere qualche responsabilità trasparentemente condivisa, di sicuro il rapporto dei cittadini sardi con le proprie istituzioni rappresentative se ne gioverebbe.
In difetto il tifo io lo lascio ad altri, dell’una e dell’altra parte.
Not in my name: ho altro -abbiamo tutti altri problemi- da affrontare, ormai, giorno per giorno.

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