Draghi ha ottenuto la fiducia: ma una maggioranza di centrodestra potrà realizzare un programma di centrosinistra?

19 Febbraio 2021
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Tonino Dessì

Niente che non sottoscriverei, nelle comunicazioni del Presidente Draghi.
Una linea da centrosinistra europeo e italiano, molto incentrata sulla consapevolezza degli scenari della transizione ecologica e della contemporanea e connessa transizione post pandemica.
Priorità alle vaccinazioni (come ieri sera anche Biden), col ricorso a una mobilitazione straordinaria di tutte le forze civili e militari, professionali e volontarie disponibili.
Indirizzo abbastanza netto sul rafforzamento del sistema sanitario in chiave territoriale.
Interessanti alcuni nuovi accenni sui giovani e sulla scuola.
Apprezzabile il taglio sulle questioni di genere, anche economiche e salariali.
Formazione, occupazione, sostegno alle fasce sociali deboli, Mezzogiorno, presenti.
Stimolante il passaggio sulle prospettive di una riforma tributaria organica (opportuno il rimando storico a quella, fondamentale, degli anni ‘70, che fra l’altro -n.d.r.- coincise con l’istituzione delle Regioni ordinarie).
Forse quest’ultimo l’unico passaggio veramente tecnico di un discorso fondamentalmente di principi e di linea.
Buono il chiarimento sulla governance del NGEU, incentrato sul ruolo di regia del MEF.
Non particolarmente approfondito invece il tema delle riforme, pur richiamate come urgenti e indispensabili a partire dalla giustizia e dalla pubblica amministrazione.
Molto esplicitamente dichiarata la continuità nel riconoscimento dei meriti della gestione e del lavoro impostato dal governo precedente.
Direi un discorso ordinato, forse in questo differente dalle ultime modalità comunicative del predecessore, che apparivano concitate e assai condizionate dallo stress della situazione politica contingente.
Come notazione di stile, molta onestà e prudenza nel ritrarsi da un’immagine da superman.
Detto tutto ciò, mi chiedo ancora come e perché siamo arrivati a questo punto, con un cambio di governo e con una nuova maggioranza che in sue importanti componenti a me non pare affatto organica con la linea enunciata.
Non riesco perciò, pur con tutta la buona volontà, ad aggiungermi alla (prevedibile, direi scontata) enfasi politico-mediatica sulle comunicazioni di Draghi.
Che una maggioranza di centrodestra possa realizzare un programma di centrosinistra (ancora da scrivere, perché il buon discorso di principi e di linea che abbiamo ascoltato ieri non era quel che si dovrebbe intendere per “programma”) è una probabilità sulla quale vien difficile, realisticamente, scommettere.
Aggiungo ancora che forse un certo tono, ordinato, ma tutto sommato dimesso, del discorso, lasciava intuire, se non un intimo scetticismo, un’estrema prudenza da parte dell’oratore.
Questo governo nasce per interrompere un’esperimento politico (anche se in realtà si è trattato del colpo di grazia inferto a un esperimento entrato in crisi: però il peccato originale continuerà a gravare come un’ombra sull’intera vicenda), non per ricostruire alcunchè.
Dopodichè, gestione pandemica e scrittura del NGEU italiano, forse poco altro e saremo già a ridosso dell’elezione del Capo dello Stato (forse lo stesso Draghi), quindi preparazione delle nuove elezioni. Stop.
Non abbiamo visto un improbabile Churchill da “lacrime e sangue”, ma il Roosevelt dell’epocale New Deal resta sideralmente lontano, tanto nella Storia contemporanea quanto nell’Italia dell’eterno ricorso al compromesso consociativo.

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