Draghi: una modifica dell’asse politico determinato dall’intervento mediatico (all’opera, a favore della destra, l’egemonia in senso grmasciano)

22 Febbraio 2021
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Andrea Pubusa

 L’altro giorno Gianni Fresu, nel webinar su Gramsci organizzato dalla “Scuola di cultura politica F. Cocco“, ci ha magistralmente spiegato come, senza l’uso della forza, in Brasile, sia stata condotta una massiccia campagna mediatica che ha convinto la popolazione della bontà di un regime reazionario e autoritario. Ecco così Bolsonaro presidente, senza pronunciamenti militari o golpe di generali, senza spari di cannone o blindati nelle strade. Un esempio, del concetto di egemonia, gramscianamente intesa, applicata per determinare una certa guida di uno stato. Ma allargando lo sguardo, vediamo l’egemnoia operare su scala planetaria in favore del liberismo e del mercato. Sono diventate liberisti anche le propagini dei vecchi partiti della sinistra, ossia l’egemonia culturale della destra ha conformato la c.d. sinistra a se stessa.
Com’è stato possibile tutto questo senza l’uso della forza o del comando? Semplice, con l’uso spregiudicato dei media volti a convincere i ceti popolari della bontà delle politiche liberiste per tutta la società e, quindi, anche per loro. Così anche la diseguaglianza viene celata dietro un velo di utilità generale: i ricchi più son ricchi e più investono, con ricadute generali sull’occupazione e sulla crescita.
C’azzecca tutto questo nella vicenda attuale italiana. Beh, sì e in modo evidente. E’ stata montata una campagna a tappeto pro Draghi e contro Conte. Risultato? Disarcionato Conte, un presidente molto popolare in favore di un banchiere di prestigio, trasformato in santo senza aver ancora fatto il miracolo. Pensateci bene, quando Conte ha lanciato l’appello ai volenterosi, poteva farcela, a condizione però che i media non la ostacolassero. Invece, utilizzando Renzi (non nuovo a queste operazioni), hanno virato nella direzione opposta, cui tendevano i gruppi forti del paese. Risultato? Conte non ha coinvolto 15 volenterosi, Draghi, invece, si è trovato perfino in difficoltà per la ressa dei sostenitori. Una sterzata politica a destra, pilotata dai media, che hanno creato egemonia.
In Italia questa operazione è già stata fatta altre volte, ad esempio con Monti e con lo stesso Renzi. Il primo comparve con l’aureola del santo e, ricordo, ci voleva coraggio a criticarlo nei primi mesi. Anche Renzi fu presentato come il novello statista cui affidare il paese nell’avvenire. La stessa arma mediatica fu brandita contro i musi gialli. Guai a prenderli sul serio o a parlarne bene! Gli interlocutori nel migliore dei casi ti mostravano il loro stupore per l’insensatezza della tua posizione, più spesso ti prendevano a male parole.
Anche Draghi fra non molto tornerà quello che è e non è detto che il consenso artificioso e pregiudiziale rimanga intatto. Ciò che però resta è che un paese che non ha una libera stampa o ha una eccessiva concentrazione dei media in favore di un certo grumo d’interessi finisce per vedere vulnerata la democrazia nel suo punto più importante, la formazione dell’indirizzo politico, deciso non nelle libere elezioni, ma nel chiuso delle centrali che comandano i direttori dei media. Costoro determinano egemonia a tal punto che anche il parlamento si adegua. I generali dei golpe bianchi senza cannonate sono loro.

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