Per battere la destra ci vuole un accordo tecnico

28 Luglio 2022
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Andrea  Pubusa

Dopo il patatrac degli ultimi tempi con lo sfascio delle ipotesi di alleanza elettorale su base politica nel c.d. centrosinistra occorre un rimedio per cosi’ dire tecnico, che pero’ al fondo e’ fortemente politico.
I conti son presto fatti. Il Pd ha circa il 20%, con le piccole forze  con cui dice di volersi alleare non raggiunge il 40%, che sarebbe necessario per sperare in una vittoria. Puo’ farcela unendo anche i 5S. Ma pone una preclusione proprio contro questi ultimi a causa della condotta verso Draghi, benche’ - ad onor del vero - non e’ Conte ad aver aperto la crisi. Senza il 10-12% del M5S la destra vince. Impossibile una via d’uscita? Non proprio. La politica offre sempre soluzioni, con un po’ di fantasia e buon senso.
Che fare dunque? Un vero e proprio  contratto come si fa fra soggetti non omogenei, anzi in contrasto fra loro. Quale il punto di convergenza? L’obiettivo e’ battere la destra. E in specifico  nel contratto ognuno ci mette le sue opzioni, i suoi programmi e sopratutto in esso si delinea come si sciolgono i nodi dopo le elezioni. In caso di vittoria che si fa e quali proposte prevalgono? Si fa il governo certamente o almeno si tenta. I buoni risultati favoriscono gli accordi. Viene incaricato il leader del partito piu’ votato. Anche il programma nasce dalla mediazione fra le proposte delle diverse liste in ragione dei voti riportati. E’ un metodo di difficile attuazione, ma, a questo punto, e’ l’unico per battere Meloni & C.  Del resto nel governo ultimo era il Migliore a decidere fra posizioni diverse e spesso opposte, qui sono le stesse forze politiche. Nel caos italiano forse non e’ peggio di quanto ci siamo lasciati alle spalle. Difficile, ma un po’ meglio. E poi che altro fare? Mettere il tappeto alla Meloni?  O no?

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