“Maledetti pacifisti”, come difendersi dal marketing della guerra

17 Settembre 2022
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Rosamaria Maggio

Nico Piro, inviato Rai a Mosca, su invito del Comitato “No Armi-trattativa subito” e dell’ANPI, sarà a Cagliari il 21 p.v. per presentare il suo libro “Maledetti pacifisti”. Ecco una recensione di Rosamaria Maggio.

Questo libro si legge tutto d’un fiato, ma poi si rilegge e si tiene sul comodino perché è anche un saggio appassionato, oltre che sulle guerre e la guerra in Ucraina, sul marketing dell’informazione.

Nico Piro, l’autore, è inviato speciale del TG3 ed è uno dei maggiori conoscitori della situazione afgana, sulla quale ha prodotto un mediometraggio e pubblicato recentemente sempre con People,” Kabul, crocevia del mondo”.
Per i suoi reportage e documentari ha ricevuto diversi premi tra cui il Premio Ilaria Alpi, Paolo Frajese, Maria Grazia Cutuli, ecc.
Questo è anche un libro dedicato a Gino Strada che la guerra la conosceva e di sé diceva “non sono pacifista sono contro la guerra”.
Nico Piro segue le vicende della guerra in Ucraina non dal
campo ma da Mosca, perché, dopo una sua trasferta dal Donbass filorusso, in tempi non sospetti, è finito nel 2019 nell’elenco delle persone non gradite al governo di Kiev.
Egli ci racconta dalla Russia, che a Rostov si convive con la guerra da otto anni, perché il fronte è a sole due ore da lì. Sembra incredibile a molti di noi che sono stati nel meraviglioso Anello d’Oro, che nel giro di pochi anni quei luoghi siano diventati teatro di guerra.
Dopo la seconda guerra mondiale, le grandi potenze hanno evitato lo scontro diretto ma non hanno rinunciato alle guerre regionali. Queste guerre regionali si sono via via trasformate fino a diventare uno spettacolo televisivo, molto distante da noi.
In Russia la libertà di informazione è limitata e anche la guerra di oggi viene definita in modo propagandistico, “operazione speciale”.
In occidente la liberta di stampa non è compressa come in Russia e Cina, ma chi comanda ricorre a mezzi più sofisticati ed ha bisogno di creare una narrazione.
Si rovescia sugli spettatori una iper-informazione creando l’illusione di essere a conoscenza di ciò che succede realmente.
La narrazione viene proposta acriticamente a reti unificate.
Lo scenario inizialmente proposto, di una fine della guerra e della caduta di Putin, non arriva e viene sostituito dalla vittoria dell’Ucraina e dalla sua eroica resistenza.
Nico Piro sottolinea che non si dice la verità ed il rischio è che se non si trova un accordo, questa guerra si afganizzera’.
Egli definisce la guerra un prodotto e c’è chi crede che sia il prodotto migliore da vendere all’opinione pubblica.
Dice che dopo il 24 febbraio vengono abolite le voci a favore della pace e crea un acronimo, PUB: Pensiero Unico Bellicista! Il Pub arruola opinionisti con l’elmetto, che definiscono i pacifisti collaborazionisti, fino a inserirli in vere e proprie liste di proscrizione.
Si giunge anche in Italia a opinionizzare l’informazione con il format del Talk, che costa poco e si fonda sul confronto fra ospiti che favoriscono la rissa televisiva.
In Italia ci sono da anni tanti coloro che si occupano di pace, facendo battaglie che non hanno quasi mai spazio nei quotidiani e nelle trasmissioni TV. Per contro vengono riabilitati i neonazisti del battaglione Azov (formazione paramilitare dal 2014, riconosciuti responsabili di crimini contro l’umanità anche da inchieste OCSE e dall’alto commissariato Onu per i diritti umani).
Non solo l’operazione PUB promuove il “punto di vista”, ma occupa spazio per arrivare a tacciare i pacifisti di immoralità.
Nico ci ricorda che conoscere la guerra impone di procedere con cautela perché gli scenari possono essere i più diversi. Non basta raccogliere testimonianze a caldo, ma occorre procedere con indagini ufficiali. Indagini che solo la Corte penale internazionale può fare, Corte non riconosciuta dagli USA ed all’Ucraina.
L’Italia, quarto paese esportatore verso la Russia, dovrebbe essere più cauta ed invece malgrado il lungo rapporto diplomatico, prima con l’Urss e poi con la federazione Russa, il Parlamento italiano ha deliberato, senza discussione, l’aumento delle spese militari in favore della Nato, cosa che non era mai avvenuta prima malgrado le accuse all’UE di Trump.
Né da sinistra né da destra c’è una riflessione sul tema. Diventa di comune uso il termine “atlantismo” che sembra racchiudere in sé i valori fondativi del nostro paese, in sostituzione del rifiuto della guerra e dell’antifascismo che sono invece i principi fondanti della nostra Costituzione.
Sarà interessante ascoltare Nico Piro il prossimo 21 settembre qui a Cagliari, per sentire dalla sua voce l’approfondimento di questi temi.
Gli chiedo anche scusa per aver omesso il temine “conflitto” da lui usato spesso, per sostituirlo con la parola “guerra”.
Faccio mie le parole di un noto pacifista, Daniele Novara, pedagogista, che si definisce gandhiano, obiettore di coscienza nel 1975, allievo di Danilo Dolci, padre della nonviolenza in Italia, che precisa come il conflitto attenga ai rapporti della vita comune (tra coniugi, genitori e figli), mentre la guerra ha a che fare con l’uccisione, l’assassino lo sterminio. La guerra è una forma di violenza totale.

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