Una nuova legge elettorale per evitare instabilità politica e garantire rappresentanza

17 Novembre 2022
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Alfiero Grandi

Su iniziativa del Cordinamento per la democrazia costituzionale si ì svolto un seminario sulla necessità di “Una nuova legge elettorale per evitare instabilità politica e garantire rappresentanza”. Ecco l’introduzione di Alfiero Grandi    


1) Si leggono dichiarazioni salottiere e furbesche che asseriscono essere inutile insistere sull’approvazione di una nuova legge elettorale. Non è così. C’è un problema di analisi, di confronto di proposte che viene evitato proprio per evitare di entrare nel merito, perché così emergerebbero i rischi di instabilità per la nostra democrazia. Quindi occorre approvare una nuova legge prima delle prossime elezioni è indispensabile.
2) Si afferma che elettori ed elettrici non sarebbero interessati, in realtà questo è vero solo in quanto non vengono presentati i problemi nella loro importanza e gravità. La legge elettorale non è da sola in grado di risolvere la crisi di credibilità del parlamento e dei parlamentari ma è fondamentale per invertire la tendenza e ridare al parlamento il ruolo previsto nel nostro sistema istituzionale.
3) Sabino Cassese ha scritto in un articolo sul Corriere che è in corso una “modificazione dell’assetto politico-costituzionale che si è prodotto negli ultimi anni, sviluppatosi già prima del 2018” e prosegue “il governo è diventato il legislatore principale”, funzione che il parlamento cede al governo. Lo abbiamo detto anche noi ma ci fa piacere condividere Cassese.
4) Stiamo parlando della funzione principale del parlamento, architrave dell’assetto costituzionale, che deve rappresentare le posizioni politiche, culturali, territoriali e interpretarle attraverso l’approvazione delle leggi e portarle a sintesi. Le leggi sono state di iniziativa parlamentare negli ultimi 4 anni solo per il 20 %. L’unica legge importante è quella sulla parità salariale tra i sessi. I decreti legge sono ormai il 50% delle leggi approvate e per di più sulla metà dei decreti legge è stata posta la fiducia per costringere il parlamento alla loro approvazione. Maxiemendamenti, voti di fiducia a raffica, deleghe a valanga fanno il resto per rendere il parlamento subalterno al governo.
5) La questione è centrale per la vita delle persone perché una legislazione decisa in modo verticistico e tecnocratico, senza la possibilità di correzioni significative da parte del parlamento, decide della vita delle persone che non hanno la possibilità di farsi rappresentare dalle elette e dagli eletti. “La fabbrica delle leggi - scrive Cassese – spostata a palazzo Chigi è nelle mani di magistrati e funzionari” che degrada e impoverisce le leggi, con una previsione assurda di regolamenti e attuazioni varie. D’accordo.
6) In altre parole se il parlamento non funziona, o peggio è paralizzato nelle sue funzioni, ne risente la vita reale delle persone ed è questo che dovrebbe spingere ad avere la migliore legge elettorale possibile, ma i partiti confermano la loro crisi con atteggiamenti di miope convenienza, o almeno ritenuta tale dai loro leaders, senza la necessaria attenzione all’interesse generale del paese. La crisi dei partiti è grave e questa è una delle cause della crisi del ruolo del parlamento, ma per risalire la china una nuova legge elettorale è indispensabile, ne è la premessa, per ridare ai parlamentari anzitutto il ruolo di effettiva rappresentanza delle elettrici e degli elettori, che debbono poterli scegliere.
7) I partiti hanno sequestrato di fatto la possibilità di scegliere i parlamentari, perché la legge in vigore, continuando almeno un ventennio di leggi, in questo simili, non permette ai cittadini di scegliere il loro rappresentante e questo è tanto più grave dopo la riduzione del numero dei deputati e dei senatori, in vigore dalla prossima legislatura, che restringe di molto la possibilità di rappresentare le posizioni in campo. In particolare al Senato sarà molto difficile avere la stessa maggioranza della Camera e questa è ragione di per sé di squilibrio politico-istituzionale. Ci sono ragioni di incostituzionalità della legge in vigore. Il Senato nelle 9 regioni piccole non avrà un minimo di proporzionalità nella rappresentanza, e quasi certamente se resterà questa legge elettorale, solo i partiti più votati potranno avere degli eletti. Un risultato insensato e distorsivo.
8) La riduzione dei parlamentari ha portato a delle incongruenze costituzionali. E’ una vera stranezza che si faccia una modifica della Costituzione e si scopra successivamente che ne occorrono altre, la più importante delle quali è certamente la modifica delle circoscrizioni del Senato, oggi rigidamente regionali. Il problema è che la legge elettorale deve essere coerente con la Costituzione e quindi questa modifica costituzionale dovrebbe essere approvata prima dell’approvazione della legge elettorale. Certo si potrebbe fare un lavoro preparatorio lasciando solo questo punto aperto o concordando un impegno ad una modifica lampo successiva, senza dimenticare che a nuova legge approvata servirà ridefinire collegi, circoscrizioni, ecc. e anche queste procedure richiedono alcuni mesi. Basta ricordare la storia del decreto attuativo firmato da Conte nel gennaio 2021.
9) Cassese propone di arrivare all’approvazione di una legge costituzionale nella prossima legislatura per modificare la seconda parte della Costituzione, per un “riassetto”. Interpreta un arco di forze che punta a modificare la seconda parte della Costituzione, fingendo di ignorare che questo obiettivo in realtà punta a modificare anche la prima parte, perchè le politiche concrete sono quelle che decidono della qualità costituzionale, basta pensare all’articolo 3, la Repubblica rimuove gli ostacoli. ecc.. E’ evidente che con la proposta di Cassese, scritta con non chalance, senza dargli l’importanza che ha, si staglia il fantasma del 2016, sotto le mentite spoglie di ridare coerenza al sistema istituzionale. Non nego che il problema esista per alcuni aspetti ma il problema non è solo scrivere norme, il problema anzitutto è politico. E’ evidente che la distanza tra la Costituzione materiale e quella reale non è mai stata così forte e se non ci sarà una consapevolezza della gravità della situazione il rischio concreto è che dopo un lungo periodo di parlamento subalterno al governo e di bicameralismo ormai posticcio (solo 4 d.l, su 91 approvati con la doppia lettura) perché in realtà lavora e decide una camera per volta. Le modifiche della Costituzione così finirebbero con il sancire il superamento del ruolo del parlamento e una deriva presidenzialista, o come dice Renzi, verso il sindaco d’Italia.
Anche Draghi si è sporto verso scelte che non gli competono, come quando nella recente intervista al Corriere ha sostenuto che il Presidente del Consiglio deve essere eletto direttamente. L’obiettivo è il Presidenzialismo in Italia. Le forme sono variabili.
10 Si parla molto della crisi della democrazia. Anche se questa consapevolezza sembra essere dimenticata nella pratica da atteggiamenti che esaltano il fronte democratico, dei buoni, contro il resto, dei cattivi. La democrazia si può suicidare se smette di essere fondata sul confronto ed inclusiva, in grado di rappresentare, di fare partecipare, di portare a sintesi, tanto più se si pensa di mettere ancora mano alla Costituzione. Quindi la soluzione non può che essere una robusta dose di rappresentanza proporzionale e la scelta diretta dei parlamentari da parte delle elettrici e degli elettori.

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