Carbonia. “I fascisti han preso stanza a Carbonia e nella zona del Sulcis”, provocando disordini e aggressioni in piena campagna elettorale. Renzo Laconi alla Camera: “il commissario capo, il cui operato non ha provocato alcuna critica dall’alto, ha cominciato a qualificarsi pubblicamente come fascista”

26 Marzo 2023
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Gianna Lai

Arriva la domenica, immancabilmente col post sulla storia di Carbonia, dal 1° settembre 2019.

Intimidazioni e soprusi andava denunciando in quei giorni L’Unità, esattamente l’8 e il 15 aprile, durante la campagna elettorale di Carbonia, fin dal caso del “compagno del Pci Adamo Grossi malmenato e rapinato da 10 fascisti: scarcerati da Pirrone 6 fascisti accusati del pestaggio”.
Perché ormai “i fascisti hanno preso stanza a Carbonia e nella zona del Sulcis”, e si verificano spesso aggressioni in città, “al canto di inni fascisti”, come quella contro un rappresentante del Partito sardo d’azione socialista e, a S.Antioco, contro la sede stessa del Psd’azs. Fino a spingere la delegazione cittadina, creata in quella occasione, a “protestare presso l’Alto Commissario e il prefetto, per l’atteggiamento fazioso di Pirrone che non interviene contro le provocazioni”. Così nell’episodio di Corso Iglesias, poco dopo, “comunisti aggrediti da missini armati di manganelli”, per fortuna messi facilmente in fuga, mentre “un compagno che denuncia in questura, viene schiaffeggiato”, ancora su L’Unità del 28 maggio.
E leggiamo su L’Unità come venisse persino fatto divieto di propaganda in preparazione del 25 Aprile: sequestrato un camioncino con apparato cinematografico, “sotto l’occhio vigile del commissario capo di Carbonia, ex questore repubblichino condannato a 30 anni dalla Corte d’Assise speciale e, in seguito, assolto in clima democristiano”. Naturalmente la città festeggia, con grande presenza di popolo, “di fronte a ottomila persone, nella piazza Matteotti”, il suo 25 Aprile: poi un corteo si snoda, che attraversa compatto le strade principali e quelle adiacenti, trattenendosi ancora, molti dei partecipanti, in lunghe discussioni subito dopo lo scioglimento di fronte al Municipio, come d’abitudine succede sempre nelle domeniche e nei giorni di festa. C’era stata una provocazione in mattinata, quando i poliziotti avevano strappato i manifesti, a loro detta “non autorizzati”, che annunciavano le iniziative per la Giornata della Liberazione. Lasciando invece campo libero ad un comizio, contro la Festa, tenuto dai missini, i quali entrano subito dopo con prepotenza nella sede dell’Anpi cittadina al canto di inni fascisti.
Ed è l’onorevole Renzo Laconi, nel già citato discorso del 14 ottobre alla Camera, a descrivere il clima oppressivo e intimidatorio di quella campagna elettorale in città, vi ritroviamo alcuni degli episodi appena citati: “Il culmine di tale azione si ebbe durante le elezioni dell’8 maggio. In questa occasione, nonostante che per legge una serie di imposizioni cautelative dovessero venir meno, tuttavia a Carbonia ciò non accadde. Anzi si può dire che l’unico movimento che abbia potuto lavorare in libertà è stato quello del commissario, il movimento neofascista. Vi fu in questo periodo una ripresa dell’attività fascista provocatoria, i missini svolgono la loro attività assolutamente indisturbati sia da parte della polizia che dei carabinieri. Gli episodi che potrei citare sono numerosi, in una determinata piazza alcuni fascisti cantavano inni fascisti e la polizia non intervenne. Intervenne un democratico un operaio, tale Grossi, il quale, dopo essere stato selvaggiamnete aggredito dovette andare all’ospedale, mentre gli aggressori, subito individuati, furono trattenuti qualche ora e subito rilasciati… Da questa epoca comunque il commissario capo, il cui operato non ha provocato alcuna critica dall’alto, ha cominciato a qualificarsi pubblicamente come fascista, parlando del suo passato di ex repubblichino e di ex questore repubblichino: a me personalmente ha detto che niente ha da cancellare del suo passato, - le idee di ieri sono le mie di oggi -. Dicevo che da questo periodo si è dimostrata la complicità e la connivenza degli organi superiori nell’operato di questo commissario, il quale è diventato un vero organizzatore politico neofascista. L’operaio Martinelli ha inoltrato contro un gruppo di missini una denuncia ma questa non ha avuto esito, anzi il denunziante è stato schiaffeggiato dal commissario e gli si dice -Vai adesso a pubblicarlo su L’Unità”- Naturalmente, essendovi già un clima del genere, il 25 Aprile nonostante la campagna elettorale in corso, nonostante le particolari condizioni di libertà che dovrebbero esistere in un simile periodo, si è fatto tutto il possibile affinchè la celebrazione non avvenisse. Badate, eravamo al 25 Aprile e l’8 maggio ci dovevano essere le elezioni, ci doveva essere perciò un periodo di piena libertà. Il 25 aprile i poliziotti armati sono andati a stracciare i manifesti in cui veniva annunziato il comizio, il pretesto adottato in quell’occasione è incredibile: i manifesti, concernendo una celebrazione non elettorale, non potevano considerarsi tra quelli autorizzati in vista della campagna elettorale… Sto denunciando, prosegue Renzo Laconi nel suo discorso alla Camera, i fatti illegali compiuti a Carbonia dalla pubblica sicurezza, e credo che qualsiasi persona ragionevole debba riconoscere che oggi Carbonia è nelle mani di un pazzo, questa è la realtà. Lì, vi è uno squilibrato, in una situazione così grave e delicata come quella di Carbonia… Lasciare uno squilibrato alla testa delle forze di pubblica sicurezza, non credo sia il modo migliore per ottenere buoni risultati… La polizia è comandata in modo provocatorio. E’ assurdo che non si possa indire una riunione a Carbonia senza veder sfilare la polizia armata, quasi si dovesse provvedere a chissà quale repressione”. Un lungo intervento di grave denuncia, che riprenderemo a proposito di altri episodi di intolleranza e di violenza contro il movimento operaio di Carbonia e contro la stessa intera città: esito dell’esasperazione operaia, l’ostilità nei confronti dell’onorevole Saragat, giunto a Carbonia per tenere un comizio pubblico, come leggiamo su questo stesso intervento di Renzo Laconi, durante un interruzione dell’onorevole Stefano Chieffi.

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