Andrea Pubusa
Aveva ragione Francesco quando diceva che anche le parole possono far male, molto male. E così è. Non vi fa impressione, non vi suscita sgomento sentir parlare di deportazione. La si usa e la si pratica negli USA, paese, infondatamente, indicato dagli atlantisti come modello di democrazia e di civiltà. Cosa c’è di più incivile e disumano dello spostamento forzato di masse, per la loro nazionalità, per la pelle, per la religione verso terre o luoghi di punizione e dove non vogliono vivere? Trump ha rimesso in uso, senza infingimenti, questo vocabolo e la pratica delle deportazioni. Lo sta facendo proprio in questi giorni e queste ore con gli stranieri spediti a Guantanamo, dove - non a caso - vige una extraterritorialità e quindi mancano le garanzie per i diritti proprie dell’ordinamento USA.
Ma questa vicenda pone in luce un altro grave fenomenno. L’abbamndono da parte degli ordinamenti attuali, anche in occidente, dell’idea, conquistata solo nel recente passato, che la persona (l’uomo e la donna in quanto tali, senza distinzioni) è inviolabile. Lo dicono le Carte postbelliche, come quella italiana che risonosce e promuove i diritti inviolabili delle persone. E’ un’idea rivoluzionaria, viste le discriminazioni precedenti, prima fra tutte la schiavitù, la disparità uomo-donna, la deminutio dello straniero, le discriminazioni religiose o delle idee, per citare le più frequenti.
E come si fa a non indignarsi per quanto sta accadendo, per mano del governo dello Stato di Israele, a Gaza e dintorni. Lo si chiami genocidio, lo si chiami massacro, sempre un fatto inaccettabile è. Chi non si indigna e non reagisce è privo di umanità ed è fuori dalle regole della civiltà giuridica. E non si giustifichi questa immonda azione richiamando l’altrettanto inaccettabile attacco di Hamas del 7 ottobre. Uno Stato non può essere equiparato ad una organizzazione non statuale. Uno Stato non può mai comportarsi con un’associazione privata, tanto più se commette azioni esecrabili. Non si può taceŕe e chi tace è corresponsabile.
E che dire poi del riarmo? L’Unione europea è nata contro la guerra, per la pace. Ora la von der Layen ha proposto e approvato, escludendo l’assemble, il piano per il riarmo. Ma poi, siccome la parola contrasta con il dna dell’Europa, cambia il nome parlando di piano prontezza. Peggio ancora. Prontezza perche’, per che cosa? Poi spiega: pronti alla guerra per il 2030. Roba da matti! E sapete cosa vuol dire tutto questo? Che l’obiettivo reale è il riarmo della Germania e quando i tedeschi si faranno la bomba atomica, quella che Hitler non riuscì ad avere, saranno cavoli amari per tutti!
Cone si vede le cose stanno prendendo una brutta china. Ora di guerra si parla comunemente come evento possibile anche a livello mondiale. La UE non solo non ha appoggiato Trump nel suo tentativo di pace, incita Zelensky a continuare. Fino al 2030, quando la Germania sarà pronta? Che follia, la UE per di più dà armi anche a Netanyahu. Combatte Putin ma aiuta Bibi. C’è coerenza?
Bisogna che il movimento contro la guerra si rafforzi e si estenda. Ma attenzione!, spesso le guerre son decise senza e contro l’opinione popolare. Bisogna vincolare alla pace i governi, anche in Italia.
1 commento
1 Aladin
12 Giugno 2025 - 06:13
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