Che strano modo per cercare la pace!

6 Ottobre 2025
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Andrea Pubusa

Suscita perplessità in molti osservatori il fatto che la pace debba essere dettata dal Presidente USA senza il concorso dei palestinesi, ma purché finisca la mattanza a Gaza, ragionevolmente si può, al momento, sopressedere su questa manifesta anomalia. La pace si fa fra le parti in contrasto, se non è così, non è pace è altra cosa, una imposizione in attesa di un nuovo scoppio del conflitto.
Tuttavia anche una tregua è utile, e può aprire la strada a nuovi sviluppi positivi. In mancanza d’altro, l’iniziativa di Trump va, dunque, sostenuta, o comunque non avversata,
Ora si moltiplicano i pronostici e gli auspici, le speranze e le paure. La pace si farà, le interlocuzioni andranno a buon fine? Speriamo di sì, ma non possiamo negare che è un modo ben strano di mettere le parti d’accordo. Netanyahu continua a bombardare, distruggere e uccidere. Neanche un rallentamento, la strage continua al solito, tragico ritmo. Ma stupisce il linguaggio: se Hamas non si arrende, Israele finisce il lavoro, se non accetta le clausole USA, sarà l’inferno. Inferi non solo per Hamas, ma per i poveri palestunesi, bambini compresi. Certo, anche le minacce possono essere utili allo scopo, solitamente però la pace è favorita da parole di conciliazione, di ricomposizione.
In queste condizioni il pessimismo è d’obbligo, ma anche una tregua, sempre benvenuta, non pare destinata a durare a lungo. Superare l’odio determinato dalle stragi, che ha investito tutte le famiglie palestinesi e non poche israeliane richiede tempo e una giusta composizione, una lunga e pacifica convivenza. Ci vogliono parole e spirito di pace, non minacce.

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