Vlnyls: un anno all’Asinara

27 Febbraio 2011
Nessun commento


Red

      Il 25 ha compiuto un anno di vita la protesta più famosa e insolita della storia recente dell’Italia: quella dei cassintegrati sardi della Vinyls, che si sono autoreclusi nell’ex carcere dell’Asinara per protestare contro la situazione in cui si erano venuti a trovare (sono in cassa integrazione da novembre 2009).
Su questa lotta ecco un servizio pubblicato da Paneacqua del 24.

“E pensare che all’inizio volevamo restare sull’Asinara soltanto per una settimana…”. E invece di settimane ne sono passate 52. Sono ancora lì per tenere alta l’attenzione su una trattativa come quella tra Eni e fondo svizzero Gita (quest’ultimo è pronto ad acquisire tutti gli asset del petrolchimico) che va avanti non senza qualche difficoltà. Partiti all’incirca in quindici, il numero dei manifestanti è pian piano diminuito, anche perché, nel frattempo, c’è stato chi ha trovato lavoro. “Siamo qui da un anno, speriamo di essere finalmente alla fine”, si augurano gli ultimi rimasti sull’Isola, riferendosi alle previsioni del ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani secondo cui entro domenica potrebbe esserci l’agognata firma preliminare.

Ma come nasce la protesta? Il merito va a una famiglia di marocchini. Inizialmente l’obiettivo dei manifestanti era lo stabilimento Vinyls e poi l’aeroporto di Sassari. “E qui abbiamo capito che danneggiavamo le altre persone. E non andava bene- spiega Romano Chessa dall’isola- Bloccando un turista lo danneggiavi sì, ma peggio poteva andare con studenti, con chi magari andava a fare un corso dopo aver studiato un anno intero. Così bloccavamo solo i turisti. C’era questa famiglia di marocchini, madre, padre e figli. Erano la in silenzio e non dicevano nulla. Siamo venuti a sapere che invece dovevano raggiungere il loro paese d’origine per portare i figli dai nonni”.
A causa del blocco, hanno perso i biglietti, “ben 5.000 euro. Abbiamo capito che non potevamo andare avanti così. Ovviamente abbiamo fatto una colletta, gli abbiamo rimborsato i biglietti e il giorno dopo sono partiti”.

Per questo la protesta si è spostata sulla Torre Aragonese, a Sassari. “Ma durante uno degli incontro che facevamo per pianificare le iniziative da fare uno di noi- ricorda Chessa- si alzò e disse: ‘Sta per cominciare ‘l’Isola dei Famosi’, noi qua abbiamo l’isola dell’Asinara, perché non facciamo ‘l’Isola dei Cassintegrati?’. L’idea fu accolta con entusiasmo. E così fu”.
Ma doveva essere per poco tempo: “Solo una settimana. Avevamo le provviste proprio per sette giorni e non di più”. La protesta è quindi andata avanti oltre. Prima con un notiziola su qualche giornale locale, poi un articolo più ampio sulla stampa nazionale, quindi servizi più ampi sulle tv locali ma soprattutto nazionali. E poi l’apporto di internet con il blog (http://www.isoladeicassintegrati.com).

Una delle soddisfazioni più grandi, quella davanti alle telecamere: un lungo servizio di Annozero, con inviati sul posto, fu preferito dal pubblico italiano proprio a scapito dell’Isola dei Famosi, 19,20% di share per Santoro, 18,50 per la Ventura.
“Un grande risultato- continua Chessa- era la conferma che ormai avevamo raggiunto la ribalta nazionale. Ricordo che quella sera, poi, il traghetto non partì e la notte quelli di Annozero rimasero con noi e neanche erano dispiaciuti!”. Un’isola che si rispetta non può non avere un suo inno: “Una sera, con gli Istentales, un gruppo sardo, abbiamo scritto ‘Isola ribelle’ che poi la cantammo il 1 maggio quando proprio qui organizzamo la nostra festa. Quanta gente venne!”.

Questa la giornata media degli autoreclusi sull’Asinara: “La giornata passa in fretta, è velocissima- dice Chessa-. La mattina si va a Cala Reale, dove arriva il traghetto, per prendere il pane o per accogliere chi arriva per stare con noi. Sono 9 km, ci andiamo con una Panda che c’è stata data dalle istituzioni locali. Torniamo poi all’ex carcere. Si mangia, si sta un po’ insieme eventualmente con chi è venuto da noi e poi alle 15 si torna a Cala Reale perché riparte il traghetto”.

Politici, rappresentanti istituzionali e soprattutto tante gente comune che non ha fatto mancare solidarietà agli operai.
“Ricordo la visita che abbiamo ricevuto da Assemini, vicino a Cagliari. Queste persone si sono alzate una mattina alle 4.30 per poi montare in macchina per coprire la bellezza di 230 km circa.
Poi il traghetto per venire da noi, un’ora e mezza circa. Tutto questo solo per stare per portarci una pagnotta e stare in tutto 3 ore con noi. Al momento di salutarci ci hanno ringraziato, come fanno in molti. Queste sono le cose che ti gratificano veramente”.

Se tutto andrà come deve, questo fine settimana potrebbe essere l’ultimo per questi eroici operai: “Romani ha assicurato anche ai nostri colleghi di Ravenna (che sono, per protesta, su una torre come quelli di Marghera, ndr). Speriamo di essere arrivati alla fine. Se festeggeremo l’anniversario? Non lo so…C’è chi dice che non c’è niente da festeggiare, io, invece, dico che qualcosa andrebbe fatto. Verranno degli amici, vedremo”. Forse basterà attendere, per una festa più grande e sicuramente condivisa da tutti.

Scheda: Alcune date della storia di Vinyls

Giugno 2008: Ineos annuncia di voler mettere in liquidazione la sua società italiana: Ineos Vinyls Italia (IVI)

9 luglio 2008: il Ministero dello Sviluppo Economico (MiSE) convoca un tavolo di confronto con i Ministri Sacconi e Brunetta, le istituzioni locali, aziende e sindacati. Eni è convocata in qualità di principale fornitore di materie prime, utilities e servizi a IVI, per le quali vanta nei confronti di IVI crediti per decine di milioni di euro.

24 luglio 2008: Ineos Vinyls Italia (IVI) comunica di aver ricevuto manifestazioni di interesse per l’acquisto di suoi asset da parte di alcuni soggetti industriali italiani.

10 ottobre 2008: viene diffusa la notizia di un’intesa firmata tra Ineos ed il gruppo SAFI.
Emergono difficoltà di IVI a pagare ad Eni le forniture di materie prime e servizi. Eni continua a fornire prodotti e servizi senza essere pagata.

4 novembre 2008: IVI annuncia la firma di un protocollo di intesa con il gruppo SAFI e informa Eni che i rappresentanti della SAFI sono autorizzati a negoziare per suo conto i piani di rientro del credito di Eni.

16 dicembre 2008: Eni e SAFI siglano una lettera di intenti sul piano di rientro del debito di 80 milioni di euro. SAFI si impegna a pagare ad Eni 30 milioni entro il 31 marzo 2009.

31 dicembre 2008: Nel momento della firma del contratto preliminare con Ineos, SAFI riscontra difficoltà in merito all’acquisizione degli asset, rilevando un contenzioso fiscale di IVI di cui non era a conoscenza. Di conseguenza il MiSE e SAFI propongono ad eni di rimodulare il piano di rientro. Eni si dichiara disponibile.

17 marzo 2009: In un incontro presso il MiSE Eni accetta di rivedere ancora il piano di rientro per favorire una positiva conclusione dell’operazione. SAFI si impegna a pagare la prima tranche del debito a Eni (10 milioni entro il 30 aprile).

31 marzo 2009: SAFI acquista le azioni di IVI, ora Vinyls Italia, assumendone il controllo.
Dopo meno di un mese dall’acquisizione, SAFI dichiara di essere costretto a portare i libri in tribunale.
Nel mese di giugno, il Tribunale di Venezia ammette Vinyls Italia all’Amministrazione straordinaria con la nomina di tre commissari.

12 novembre 2009: Eni e i commissari di Vinyls si accordano presso il Ministero dello Sviluppo economico per la ripresa delle forniture delle materie prime per gli impianti Vinyls il 15 dicembre. Le forniture, che Eni si era impegnata a consegnare a condizioni favorevoli, non vengono mai richieste.

17 marzo 2010: i commissari ricevono l’autorizzazione del Ministero dello Sviluppo Economico per la pubblicazione del bando di vendita degli impianti di Porto Torres, Marghera e Ravenna.
Ramco, società del Qatar, mostra l’intenzione di acquisire gli asset Vinyls. Inoltre, dichiara di voler contestualmente acquisire da Eni alcuni asset necessari all’integrazione del ciclo del cloro. Eni si rende disponibile ad avviare una trattativa con Ramco sia per le forniture, sia per il trasferimento di asset e conferma fin da subito la disponibilità a trasferire a Ramco le condizioni favorevoli per le forniture accordate ai Commissari.

10 febbraio 2010: Ramco ed Eni firmano un confidentiality agreement preliminare al prosieguo delle trattative. Nelle settimane successive hanno luogo diversi incontri e scambi di documenti tra le parti.

31 marzo 2010: viene pubblicato il bando per presentare manifestazione di interesse per acquisizione o affitto degli impianti Vinyls, secondo la procedura di amministrazione straordinaria.

24 aprile 2010: Ramco presenta la manifestazione di interesse per l’acquisto/affitto degli impianti chimici di Vinyls.

5 maggio 2010: dopo un incontro al MiSE, Eni e Ramco si dichiarano vicine ad un’intesa, come da verbale dell’incontro e nota diffusa dal Ministero.

12 maggio 2010: Ramco comunica l’intenzione di recedere sia dalla procedura per la rilevazione di Vinyls, sia dalle trattative con Eni per l’acquisizione degli impianti necessari all’integrazione del ciclo del cloro. Il Ministero “ritenendo che la comunicazione della Ramco sia in contrasto con le incoraggianti conclusioni dell’incontro del 5 maggio scorso, (…) ha invitato i vertici della Ramco a chiarire la loro posizione in un incontro che verrà fissato per l’inizio della prossima settimana”.

VINYLS: ENI, ‘CAVALIERI BIANCHI’ E LE MULTINAZIONALI
(AGI) - Roma, 12 mag. - Tra ‘fuga’ multinazionali estere e presunti ‘cavalieri bianchi’ la storia della chimica italiana ha segnato non poche pagine ‘grige’ e quella relativa alla vicenda Ineos-Vinyls e’, purtroppo, un degno capitolo di questo percorso. Non sono state poche, negli anni scorsi – complice anche la difficile situazione del settore petrolchimico – le chiusure di stabilimenti e le ‘fughe’ di alcune grandi multinazionali dall’Italia. Tra queste la societa’ britannica Ineos, che nel 2008 ha deciso di fermare le attivita’ produttive nel ‘ciclo del cloro’, chiudendo la propria controllata Ineos Vinyls Italia Spa (IVI). Una vicenda che vede apparire, ad un certo punto, un sedicente ’salvatore’ della fabbrica: alla fine del 2009 l’imprenditore trevigiano Sartor rileva le attivita’ della IVI, rinominata Vinyls Italia. Ma il programma industriale per il rilancio delle produzioni di CVM-PVC resta sulla carta e Sartor - dopo interviste di fuoco e affollate conferenze stampa - finisce per portare i libri in tribunale: attualmente l’azienda, che non produce dal luglio 2009, e’ in amministrazione straordinaria. Il Ministero dello Sviluppo economico interviene e nomina tre Commissari (gli avvocati Pizzigati e Simeone e l’ingegner Appeddu), quali amministratori straordinari della societa’, con la finalita’ di garantire la continuita’ produttiva di Vinyls e, al contempo, cercare un potenziale acquirente sul mercato.

Ma, quando si parla di chimica, in Italia, si finisce inevitabilmente per parlare di Eni e il gruppo non si tira indietro: e’ stato ed e’ tuttora impegnato per favorire l’integrazione delle diverse attivita’. Nel dettaglio Eni dichiara la propria disponibilita’ a cedere i propri asset rilevanti per il ciclo del cloro, in modo da offrire una prospettiva solida e duratura alla filiera, una volta integrata. Non solo, ma nonostante vanti (tuttora) un ingente credito nei confronti di Vinyls Italia (oltre 90 milioni di euro), Eni compie tutti gli atti necessari ad agevolare una conclusione positiva della vicenda. Si arriva al novembre 2009, il 12 per la precisione, quando il ‘cane a sei zampe’ sottoscrive un accordo, presso il Ministero dello Sviluppo Economico, per la fornitura a condizioni privilegiate di materie prime, tra cui il dicloretano, utilities e servizi.
L’obiettivo e’ quello di consentire ai Commissari straordinari di riavviare gli impianti. Parallelamente le societa’ di Eni (Syndial e Polimeri Europa), stoccano le materie prime affinche’ Vinyls possa fin da subito prelevarle e riprendere immediatamente la produzione a Porto Torres e a Porto Marghera.
Ma, anche stavolta, Vinyls non ha mai riavviato le sue attivita’. Eppure Eni in tutti questi mesi continua a fornire utilities e servizi, senza che le sia stato riconosciuto finora alcun corrispettivo, per garantire le condizioni di sicurezza degli impianti Vinyls. Difficile, a questo punto, immaginare di poter chiamare Eni a rispondere per la crisi di attivita’ industriali che non controlla e che sono state gestite da altri (prima Ineos, poi Sartor, e ora i Commissari straordinari). Non e’ accettabile sulla base del buon senso e della corretta ricostruzione degli eventi.

Passiamo ora al capitolo Ramco. Nel gennaio scorso la societa’ del Qatar Ramco si propone come potenziale acquirente degli asset del CVM e PVC di Vinyls. La gara internazionale, avviata il 31 marzo u.s. con la pubblicazione del bando, vede la presentazione di una sola manifestazione di interesse (da parte di Ramco, con modalita’ peraltro irrituali). Eni, che era parte terza nella procedura di gara, su invito del Ministero (MSE) avvia immediatamente una trattativa a ritmi serrati con la societa’ Ramco, confermando fin da subito la disponibilita’ a prorogare ed estendere le favorevoli condizioni, gia’ accordate ai Commissari, per la fornitura di materie prime (dicloroetano ed etilene).
Condizioni che Ramco, infatti, riconosce come vantaggiose e privilegiate rispetto alle attuali condizioni di mercato.
Contemporaneamente Eni dichiara la propria disponibilita’ a cedere - previo accordo con gli stakeholders locali - gli asset necessari per l’integrazione del ciclo cloro-cvm-pvc, come formalizzato nella lettera d’intenti ricevuta dalla multinazionale del Qatar il 12 marzo 2010. E siamo al 2 aprile quando Eni invia un memorandum di intesa dettagliato per consentire l’ulteriore sviluppo delle trattative. Tutto sembra procedere ‘liscio’: il 5 maggio, appena una settimana fa, nell’incontro al MSE tra Ramco e Eni, alla presenza del sottosegretario Saglia in rappresentanza del Governo, la trattativa appare avviata a positiva conclusione, come risulta inequivocabilmente dal verbale sottoscritto dai rappresentanti delle aziende e dello stesso Ministero. In particolare, il documento preannuncia la visita del board Ramco in Italia entro due settimane per la firma dell’accordo definitivo.
Poi arriva il ‘dietrofront’: in modo del tutto sorprendente il 12 maggio Ramco comunica l’intenzione di recedere sia dalla procedura per la rilevazione della Vinyls (in amministrazione straordinaria), sia dalle trattative con Eni per l’acquisizione degli asset rilevanti per l’integrazione del ciclo del cloro-CVM-PVC. Tra le ragioni della rinuncia, la comunicazione di Ramco fa riferimento ai costi per l’acquisizione degli asset Vinyls e di quelli Eni, oltre alla licenza per l’utilizzo della banchina di Marghera per il trasporto del sale. Motivazioni che non trovano alcuna corrispondenza con lo stato delle trattative e che da sole non possono spiegare la brusca virata impressa
alla vicenda. Infatti i rappresentanti di Ramco, nel corso della trattativa con Eni, non sono mai entrati in data room per conoscere nei dettagli gli asset e le produzioni oggetto della trattativa; Ramco nonostante la piena disponibilita’ dell’autorita’ portuale non ha mai assunto alcuna iniziativa per discutere la disponibilita’ della banchina di Marghera.
In conclusione, come evidenziato anche dal Ministero dello Sviluppo economico nel comunicato odierno, le motivazioni addotte da Ramco per interrompere le trattative sono del tutto generiche e non corrispondono al reale sviluppo delle trattative.

0 commenti

  • Non ci sono ancora commenti. Lascia il tuo commento riempendo il form sottostante.

Lascia un commento