Cenzino Defraia

11 Luglio 2011
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Andrea Pubusa

Cenzino Defraia, fra i compagni cagliaritani che seguirono Luigi Pintor nell’avventura de Il Manifesto, fu sempre il più concreto nelle analisi e il più lucido nelle proposte. Gli dava questa grande dote non solo la sua propensione all’osservazione delle condizioni materiali dei lavoratori e alle dinamiche sociali, ma anche la sua appassionata milizia sindacale. Una capacità innata, dunque, che la sua immersione nella vita sindacale e nelle problematiche del lavoro aveva affinato e consolidato. Quando, alla fine degli anni ‘60, nacque Il Manifesto, come movimento che si proponeva un ripensamento della sinistra e del comunismo, Cenzino era segretario regionale dei telefonici ed uno dei più accreditato dirigenti nazionali della categoria. Non c’erano ancora la globalizzazione e le privatizzazioni e i telefonici erano una categoria d’avanguardia,  forte e compatta. Cenzino, dunque, contava nel sindacato e nella sinistra. Ma non ha mai avuto ambizioni istituzionali. Essere dirigente sindacale per lui era del tutto appagante. E così nei travagli e nei rovesci della sinistra egli ebbe sempre fermo un impegno, il sindacato e il mondo del lavoro, che fu l’ambito in cui espresse la sua azione.
Sul piano politico era un comunista senza ripensamenti per la semplice ragione che lui i conti con le vicende del socialismo reale, con la problematica della libertà e della democrazia li aveva fatti fino in fondo fin dagli anni ‘60. Essere comunista per lui, come per Pintor come per Gramsci, significava essere libertari al massimo, voleva dire accompagnare le libertà formali a quelle sostanziali, voleva dire tensione ininterrotta verso più ampi poteri decisionali dei lavoratori. E questa sua idea gli consentì di attraversare con grande dignità e coerenza i travagli degli ultimi quarant’anni della sinistra. Aveva una tranquilla coscienza, ma era tormentato e incazzato per la deriva della sinistra italiana e, in essa, per la dispersione della componente comunista. Ora che ci ha lasciato, riflettendo sulla sua vita e sul suo pensiero, si capisce il declino della sinistra. E’ direttamente proporzionale all’emarginazione riservata a persone dell’onestà intellettuale e della grande dirittura morale di Cenzino Defraia.
Ciao Cenzino, chi ti ha conosciuto e ha avuto la fortuna di fare lavoro politico con te, ti deve molto.

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