La Merkel, come Metternich, sogna l’impero

18 Giugno 2012
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Apostolos Apostolou

Da Atene riceviamo questo curioso (e… lungo) articolo, che volentieri pubblichiamo.

                                             
 

 Cosa è la crisi?   La crisi generale  è sempre questione di causalità di squilibrio tra cause ed effetti, e può trovare   la sua soluzione in un riaggiustamento delle  cause. Altre volte le cause che si cancellano e diventano illeggibili lasciando il posto a un’ intensificazione dei processi nel vuoto, come succede con la crisi economica in Europa che viviamo oggi. 
Secondo Marx le crisi economiche sono crisi di sovrapproduzione che tendono ad aggravarsi e ad estendersi. La crisi proviene dal capitalismo, dirà Marx, perché il capitalismo è  caratterizzato da contraddizioni; la più importante e’ la caduta tendenziale  del saggio medio di profitto. Per Ricardo invece la crisi è una conseguenza finale che matura lentamente in conseguenza dell’ accumulazione. Abbiamo la prima fase di capitalismo dalle città-stato del periodo medievale. In tale realtà si sviluppò pienamente nei suoi presupposti essenziali: dalla libera concorrenza all’ accumulazione della ricchezza finanziaria, dal calcolo razionale del profitto alla ricerca di sempre nuovi sbocchi commerciali.
 La seconda fase è  il capitalismo nel XVI secolo.  Nacque una forma completamente nuova di capitalismo. Gli artefici del capitalismo moderno erano uomini  votati alla loro missione, non spinti dall’amore per il “Dio denaro”: anzi, l’accumulazione della ricchezza era soltanto un sottoprodotto casuale, quasi non voluto, della loro attività. Essi, secondo Weber, erano ispirati da una disciplina morale (che così mise etica protestante e moderno spirito del capitalismo in rapporto di causa/effetto), una “ascesi mondana”, che li spingeva ad identificare la loro religione con il metodico adempimento della loro vocazione o professione e, incidentalmente, ad accumulare ricchezze che potevano investire solo in virtù di quella vocazione, dato che rifiutavano ogni forma di lusso, di sperpero, di ambizione sociale. Egli non sostenne che  Giovanni Calvino e gli altri maestri protestanti avessero direttamente propugnato il capitalismo o i metodi capitalistici. Però il protestantesimo esprime una disciplina uniforme. Nel concetto protestante venivano a combinarsi le idee di professione e vocazione/compito (il canone di  Kant) consacrato dai fatto che e’ Dio che ci chiama a svolgerlo. Che altro è la disciplina di bilancio? E il patto di stabilità e crescita?  Il compito, il canone.
Il canone del giudizio morale: il canone è il centro dell’ economia tedesca di Merkel. Cosi l’ economia non e’ inclinazione, ma e’ imperativo. Ricordate cosa scriveva  Kant (il Mose della nazione tedesca) per l’ imperativo morale? Tutti gli imperativi sono espressi da un dover essere [Sollen] , secondo Kant, e denotano il rapporto di una legge oggettiva della ragione con una volontà che, per la sua costituzione soggettiva, e’ determinata. Quando penso, un imperativo – dirà Kant - in generale non so ciò che conterrà finché non ne sia data la condizione. Se invece penso un imperativo categorico, so immediatamente che cosa contiene.  Infatti l’imperativo non contiene che la necessità, per la massima (cioè, la regola pratica secondo Kant, il principio valido per ogni essere ragionevole, secondo cui esso agire, cioè un imperativo) di essere conforme a tale legge, senza che la legge sottostia a nessuna condizione; di conseguenza non resta che l’ universalità d’ una legge in generale, a cui deve conformarsi l’ azione, ed e’ soltanto questa conformità che l’imperativo presenta propriamente come necessaria. Qui abbiamo quello che dice  Zizek  più obbedisci al comando del Super-io, e più sei colpevole. Cosi l’economia oggi, diventa come il Super – io che rappresenta la censura morale della coscienza l’insieme dei divieti sociali derivante dall’ identificazione con il mercato (il padre secondo psicoanalisi) e le sue regole.
L’ubbidienza vale più del sacrificio. L’ economia  è l’ assoluto dovere, è’ la uniformazione planetaria del mondo sotto il segno dell’Occidente. Nella società  postmoderna l’individuo e’ completamente isolato in un sistema che manipola il suo immaginario tramite la pubblicità e la propaganda. Il suo comportamento tradisce un conformismo assoluto, un’obbedienza a tutte le mode. Possiamo parlare ancora di economia? Con il senso che aveva nell’ analisi classica o marxista? Assolutamente no. Perché il suo motore non è più l’infrastruttura della produzione materiale, ne’ la sovrastruttura bensì la destrutturazione del valore, la destabilizzazione dei mercati e delle economie reali.
L’economia cessa di esistere sotto i nostri occhi, si trasforma da sola in un debito-economia della speculazione,(diviene necessità o omotropia. Ha il carattere del bisogno, con significato di domanda, ovvero connette il soddisfacimento del  bisogno con qualcun altro che soddisfa il bisogno, come la banca) che si prende gioco della legge del valore, dele leggi del mercato, della produzione, del plus-valore, la logica classica del capitale.
Cosi il debito diviene un satellite della terra, il debito comincia a entrare in orbita e prende a circolare da una banca all’ altra, da un paese all’ altro. L’ economia oggi, -possiamo vedere che cosa succede n Europa - e’ un’economia virtuale. Gioca con una curva di flessione, e non funziona come volontà politica, ma come  ricatto.
Eppure l’ellenismo durante il periodo pre-etnocratico  ha sviluppato un altro sistema economico. La Grecia non è mai passata attraverso feudalesimo, e aveva un carattere cosmopolitico, proprio durante l’epoca bizantina. La città oligarchica, partecipa al processo politico attraverso l’intermediario dalle Koina, cioè  un sistema economico che fa dipendere la relazione tra lavoro e capitale, non dalla proprietà (non abbiamo il periodo pre-etnocratico  la piena proprietà ma la nuda proprietà) ma  dalla partecipazione in partenariato di ciascuno sulla base del proprio contributo al processo di produzione.
Questa filosofia collega la verità con la democrazia  con la chiesa (la chiesa rappresenta il demos, in Grecia antica) e con l’esercizio della relazioni di comunione della vita, perché la democrazia collega la verità con il mondo di conoscere con un modo di esistere. E’ l’ synamfoteron (συναμφότερον parola che troviamo da Aristotele a Gregorio Palama) cioè   “ambedue insieme” ?? Nessuna autorità, nessuna rivelazione costruttiva garantisce secondo ragione la verità. La verità si raggiunge soltanto con l’ esercizio delle relazioni secondo ragione. Nel  medioevo greco, e proprio nei testi dei Padri della chiesa ortodossa abbiamo la parola  αλληλοπεριχώρηση cioè la reciproca inter-penetrazione. La parola esprime che la politica mira a liberare l’ essere umano, a permettergli di accedere alla propria autonomia per mezzo di un’azione collettiva la quale ha come oggetto la trasformazione delle istituzioni. Questo pensiero politico si richiama l’apofatismo della tradizione gnoseologica greca: comprende il rifiuto di esaurire la conoscenza nella sua formulazione  nonché il rifiuto di identificare la comprensione dei significanti con la conoscenza dei significati.
Per esempio Giovanni Crisostomo e Ambrogio si opposero decisamente al despotismo imperiale in quanto strumento di oppressione e di corruzione della gente semplice. L’ortodossia greca parla di azione di ingiustificato arricchimento. Le grandi ricchezze – ripetono i Padri – sono sospette: da dove vengono se non dall’ingiusto sfruttamento dei poveri (Basilio Magno).
Nella società greca era fondamentalmente una sympoliteia (sympoliteia è la base dei stati federali, e’ il principio del consiglio di rappresentanza mezzo dal consiglio federale), e si basava sul sistema delle koina – città. (Il teologo Gregorio parlerà per l’isonomia e la ricchezza. La parola isonomia, dal greco iso, cioè uguale e nomos, cioè legge, indica l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge).     
Il concetto di sympoliteia definisce gli uomini che nascono nelle   città – stato  nel III secolo essenzialmente nella Grecia metropolitana  fino ai primi leaders della Guerra di Indipendenza.
Molti in Europa  parlano di riordinamento dell’Europa e pensano ad una sorta di  nuova Santa Alleanza come il Cancelliere Austriaco Metternich. Merkel assomiglia a Metternich, sogna un Impero che sorge dalla dissoluzione degli Stati – nazione, una forma paranoide di sovranità come la definisce Edgar Morin. Oggi Merkel ha una visione totalizzante e livellatrice della politica, (sono i  grandi racconti di salvezza secondo l’ideologia anti-modernista volskich) vede la politica come inglobamento assorbente della vita. L’idealismo politico tedesco o l’ ideologia antimodernista Volskich non possono capire che la politica presuppone sempre un’ ipotesi, un punto di vista.

                                                                                                   

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