Dolori d’estate

2 Settembre 2008
2 Commenti


Andrea Pubusa

E’ inutile negarlo. Questa bella estate ci ha riservato più d’un dolore. In Sardegna, almeno due e tutti di forte entità: la vicenda del PD e Tuvixeddu.
Siamo sempre stati critici del PD, di cui abbiamo osteggiato la nascita in nome della creazione di una moderna forza di sinistra, elemento coagulante del fronte democratico nel Paese. E tuttavia abbiamo sempre auspicato la tenuta di questo partito nella consapevolezza che una dispersione del centro democratico è esiziale per il Paese, se si tien conto che in questa opera di dissoluzione la sinistra è riuscita addirittura a far peggio del PD ed è già fuori di scena. Non possiamo, dunque, non essere preoccupati per le vicende del PD sardo, passate addirittura dalla cronaca politica a quella giudiziaria. Comunque la si voglia leggere, questa storia ci offre almeno tre indicazioni: la prima, di carattere generale, che questo partito non riesce a darsi una fisionomia politica e a dare speranze alle componenti fondamentali della società italiana, come ben ha sottolineato T.D. nei giorni scorsi in questo sito. La seconda che in Sardegna questa prospettiva, che richiede un profondo rinnovamento negli uomini e nei programmi, ha impattato con l’incorreggibile voglia di potere dei vecchi dirigenti e nella non minore determinazione di Soru d divenire padrone del partito. A rimanere soffocata in questa morsa è quella parte del partito che aveva ed ha una aspirazione a fare del PD il protagonista del rinnovamento nell’Isola. La terza è che dove passa Soru rimangono solo macerie. D’altronde, è difficile vedere uno sbocco positivo, perché l’acquisto de L’Unità conferisce a Soru un rilievo nazionale forte, che certamente Veltroni non vuole e non può contrastare. L’esito della riunione del Comitato nazionale dei garanti né è la prova. La Barracciu rimane in sella, ma la sua capacità di direzione è molto limitata: Il suo potenziale di mobilitazione in vista delle elezioni regionali è paurosamente al di sotto di quanto occorre per battere una destra resa baldanzosa dai recenti, ripetuti successi elettorali.
La dirigenza della sinistra sarda nel frattempo, nei suoi vari comparti, non sa far di meglio che presidiare le proprie postazioni (organismi, sedi, correntine) nella speranza, che il volgere degli eventi consenta di buscare qualche seggio. Il degrado è insomma tale da rendere difficile perfino ipotizzare un percorso di riorganizzazione delle forze del centrosinistra.
Su Tuvixeddu le note non sono meno dolorose. La passata amministrazione regionale e quella comunale hanno prodotto gli atti amministrativi che ne consentono la compromissione; l’attuale esecutivo regionale è intervenuto in modo così maldestro, da suscitare addirittura dubbi sulla sua reale volontà di salvare il Colle. Certo è che ora reintervenire con atti amministrativi è molto difficile ed anche la trattativa sconta la debolezza che deriva da una sentenza definitiva che legittima la prosecuzione dei lavori. Non vogliamo perdere la speranza e sicuramente va incoraggiata ogni iniziativa, a partire dalla raccolta delle firme, per fermare il cemento. Ma anche qui, a voler essere sinceri, dubitiamo che ci sia qualcuno che nutra ancora fiducia in un’azione appropriata della Giunta regionale.
Ora, questi fatti, dolorosi di per sé, lo sono ancora di più perché sono indice della mancanza di prospettiva. Insomma, il disagio della fine delle vacanze è accentuato dalla consapevolezza che i mesi prossimi, benché decisivi, presentano per le forze democratiche e di sinistra delle gravi difficoltà. Tuttavia, consoliamoci. Come si dice, essere consapevoli del male è il presupposto fondamentale per curarlo. E noi almeno del male siamo fortemente consapevoli. Sapremo però trovare il rimedio?

2 commenti

  • 1 Sergio Ravaioli
    2 Settembre 2008 - 20:31

    Caro Pubusa,
    d’accordo sulla tua diagnosi.
    E non è poco: una corretta diagnosi è condizione essenziale (ma non sufficiente) per una corretta terapia. La quale terapia in condizioni disperate potrà non essere sufficiente ad eliminare il male, ma almeno ad alleviarlo.
    Io do per scontata sia la candidatura che la sconfitta di Soru, e insisto a sperare nella costituzione di un terzo polo che possa consentire alla destra di non stravincere e di non spadroneggiare per i prossimi 5-10 anni.
    Sento ripetere che con l’attuale legge elettorale non c’è spazio per un terzo polo, ma quanto leggo, seppure con gli occhiali dell’ingegnere e non del giurista, nella documentazione disponibile sul sito del Consiglio Regionale mi convince del contrario.
    Nelle circoscrizioni provinciali i 64 seggi sono assegnati con metodo rigorosamente proporzionale. I 16 seggi della circoscrizione regionale vanno sì soltanto alle prime due liste, ma con ballottaggio nel caso nessuna raggiunga la maggioranza assoluta.
    Quindi le condizioni tecniche (condizioni necessarie) mi pare che ci sarebbero. Diverso il discorso per le condizioni politiche (condizioni sufficienti), che sono tutte da esplorare e, se del caso, costruire.
    Ci proviamo?

    http://consiglio.regione.sardegna.it/Manuale%20consiliare/Parte%20II/002%20LR%207-79.pdf

  • 2 Giacomo Meloni/CSS
    3 Settembre 2008 - 00:47

    Caro Andrea,
    mi ripropongo di intervenire nel merito delle tue riflessioni sui due punti cruciali sia sulle vicende sarde del Partito Democratico sia sulle ultime vicende di Tuvixeddu.Ma,vista l’imminenza dell’Avvenimento,concedimi di aggiungere ai due punti così rilevanti,il significato per noi sardi che sta assumendo la visita di Benedetto XVI a Cagliari Domenica 7 settembre p.v.
    E’ possibile che pochissimi si siano domandati pubblicamente se è poi giusto che la Sardegna ed i Sardi vengano rappresentati in quei modi e con quei significati al Papa ed al Mondo ? Ma il mondo del lavoro in Sardegna si può ancora oggi rappresentare con dei minatori ? Dove sono e quanti lavorano e dove i minatori sardi ? Si vuole forse rilanciare le Miniere e quali se a questi pochi minatori si affida come dono per il Papa un calice d’oro “tutto sardo”,tempestato di gemme e prodotto dall’oro della Miniera Americana di Furtei ?
    Ed il pastore che porta un agnellino in dono al Papa è poi simbolo di una pastorizia che in Sardegna lotta per la modernizzazione del prodotto e la sua conservazione e trasformazione industriale ?
    Dove sono le nuove realtà lavorative della Sardegna ? Dove sono i giovani precari,i disoccupati e i poveri veri ?
    Chi descriverà al papa i timori,le miserie,le povertà,ma anche le speranze della Sardegna ?
    Tutti tacciono,anche la Sinistra,i Sardisti e gli Indipendentisti,quasi fosse una questione solo dei cattolici.Ma se ciò fosse,perchè per l’accoglienza del papa si spendono tanti soldi pubblici,anche dei non cattolici ? Eppure diciamo che è giusto e doveroso accogliere nei dovuti modi il Papa.Ma non possiamo,solo perchè non vogliamo impaurire l’elettorato cattolico o alienarcelo,tacere su tante cose che non vanno bene per una società civile e democratica sarda.
    Queste le mie riflessioni,
    Ma quale identità sarda ?Mentre ci appassioniamo su infinite discussioni storiche,rischiamo di non accorgerci che vi sono fenomeni ed avvenimenti attuali che ci devono pur far riflettere ed interrogarci.
    Pensate ai simboli che si sono messi in campo per questa imminente visita del Papa Benedetto XVI in Sardegna.Pochi ne parlano e forse è comprensibile il silenzio,ma non su fatti che finiscono per rappresentare noi sardi molto diversamente di chi siamo ed intendiamo essere oggi.
    Mi permetto di socializzare queste mie semplici riflessioni.
    Domando iscugia po non ischire gaiu iscriere in sardu. Amegai imparai.
    Lo spero tanto,perché ho un debito con me stesso e con questa nostra cultura che mi affascina.
    Sono sempre più convinto che chi mi ha tagliato la lingua da piccolo,mi ha combinato un bel guaio.Per fortuna mi son sempre nutrito di poesie e racconti in limba.Lingua sarda che dobbiamo insegnare in tutte le scuole ad iniziare dalle Materne come lingua veicolare:La lingua ci serve come popolo per poter volare.Tagliarla è come tagliare le ali ad un uccello che non potrà volare.E’ per questo che lotto e lotterò per tutta la mia vita.
    IL PINO SEGATO,L’ALTARE DELLA CATTEDRALE DISTRUTTO,LA FALSA IMMAGINE DELLA SARDEGNA NEI DONI AL PAPA BENEDETTO XVI …ED ALTRO.
    Il pino di 40 anni, segato per far posto ad una postazione Rai in occasione della visita di Benedetto XVI a Cagliari Domenica 7 settembre p.v.,grida vendetta.Per ora ce la possiamo prendere contro la mancata cultura del funzionario del Comune che ha rilasciato l’autorizzazione;ma questo è solo l’ultimo episodio e la riprova dell’incuria e “distrazione” del Comune perché altri pini,come ha denunciato recentemente prof. Roberto Copparoni ( Presidente di Amici di Sardegna) sono stati
    abbattuti in viale Diaz per far posto alle case delle famiglie delle Guardie di Finanza e soprattutto
    non si prende alcuna posizione e si tace vergognosamente sullo scempio che l’Arcivescovo di Cagliari ha fatto dell’altare maggiore ottocentesco della Cattedrale.
    Se andate a vedere,oggi al suo posto vi è un altare del 1300,il cui reperto era ben noto sia agli studiosi sia al Sovrintendente .Si è aspettato più di due secoli per operare lo scorporo di questo altare e relegare il Tabernacolo d’argento massiccio,opera del Mameli e la lampada d’argento,così cari ai cagliaritani,nella cappella laterale detta della Sacra Spina,nota come Cappella di mons.Piovella,perché lì per anni era sepolto l’ Arcivescovo più amato dai cagliaritani.
    Osservo che sono spariti i quattro aquilotti d’argento massiccio che sostenevano il Tabernacolo.Dove sono volati ? Ho una ipotesi sul nome del “ladro” o di chi ha commesso una grave “appropriazione indebita “,ma,poiché non ho certezze,non mi voglio sbilanciare.Vi prometto,
    però, che appena avrò verificato, dirò sicuramente il nome.
    Oggi apprendo dalla Stampa che il nostro Arcivescovo di Cagliari mons.Giuseppe Mani,è proposto per la sede di Firenze,Archidiocesi prestigiosa e sede cardinalizia.Nel fare gli Auguri a mons.Mani,
    che, oltre ad essere Generale di Forza d’Armata in pensione , Arcivescovo di Cagliari e Presidente della Conferenza Episcopale Sarda ( CES ),sarà presto cardinale di santa Romana Chiesa,mi corre l’obbligo di avvisare i fedeli fiorentini ed i conterranei toscani di mons.Mani perché vigilino affinché non venga in testa al nuovo Presule di modificare l’altare del Duomo di Santa Maria Novella o il Battistero di Firenze.Sono certo,però, che i Fiorentini non glielo permetterebbero mai,a differenza della maggior parte dei Cagliaritani che insieme al proprio Sindaco hanno preferito subire in silenzio.
    E che dire del dono dei “sardi” al papa ? Il calice d’oro massiccio di tre chili tempestato di gemme ,ma,si precisa “oro sardo di Furti”,cioè frutto di distruzione ambientale di intere colline con il metodo di trivellazioni all’arsenico .Ma il più patetico viene con la consegna dello stesso calice da parte dei minatori.Quali minatori ? Non certo quelli della Miniera di Furti che sono in cassa integrazione da diversi anni o quelli di Nuraxi Figus ?Sono questi i lavoratori che rappresentano la Sardegna di oggi ?
    Ma lasciamo perdere… e godiamoci lo spettacolo di un Papa che,seppure con mille contraddizioni,è più in gamba di qualche nostro Vescovo e certamente dei nostri politici,che pur non importando loro niente o quasi dei dettami della Chiesa Cattolica ,sono lì in prima fila onorati e rispettati e pii a rappresentare il popolo sardo,magari ancora con figuranti mastruccati per coprire le miserie della disoccupazione,precarietà giovanile e povertà di 94 mila famiglie sarde che vivono con soli 400 euro al mese.Evviva il Papa,anche perché è vietato criticare e parlarne male,essendo già aperta la campagna elettorale per le Regionali ed Europee del 2009.Guai ad inimicarsi l’elettorato cattolico.Sarebbe una follia.Questa è la parola d’ordine al centro,a sinistra e a destra,ma forse anche
    Nell’area indipendentista.
    Firmato un povero folle cattolico osservante,indipendentista confuso e sardista in continua ricerca ,innamorato di Dio.

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