Monti e Ingroia a tenaglia contro il centrosinistra

29 Gennaio 2013
3 Commenti


Andrea Raggio

Le candidature per le politiche riflettono, a mio parere, il conflitto tra vecchie pratiche e importanti novità, conflitto che nel PDL, in occasione dell’esclusione di Cosentino, è esploso con violenza. Il vecchio consiste principalmente nell’ulteriore personalizzazione della politica. Dai partiti personali e padronali si è passati alle liste personali, promosse da politici improvvisati. E l’improvvisazione in politica, come nelle altre attività di eccellenza, provoca solo danni.
L’esperienza del Governo dei tecnici conferma che la politica ha bisogno della tecnica ma questa non può sostituire la politica. Il Governo, infatti, ha avviato il risanamento dei conti pubblici ma, nonostante i buoni propositi, ha peccato dal punto di vista dell’equità e dello sviluppo. Il limite non è attribuibile solo eterogeneità della strana maggioranza, come dice Monti, ma anche alla debolezza politica della compagine governativa, a cominciare dal Presidente. Il quale questo limite se lo trascina nella sua tortuosa campagna elettorale. Il dottor Ingroia a sua volta, non appena ha sentito aria di elezioni, ha abbandonato, senza averla neppure iniziata, la lotta alla criminalità in Guatemala per la quale si era offerto, ed è tornato in Italia per vestire i panni di leader della sinistra estrema, ruolo evidentemente da lui ritenuto prioritario. PM e capo partito: giova al prestigio e al buon funzionamento dell’Istituzione?
Entrambi sono mossi non solo da ambizione, ma perseguono un chiaro obiettivo. Monti intende dar vita a una formazione conservatrice sul modello del PPE, Ingroia mira a compattare e portare in Parlamento i frammenti sparsi della sinistra estrema. Tutto legittimo. Ed è anche auspicabile l’esistenza in Italia di una destra pulita ed europeista in competizione con la sinistra riformista. Così come l’impegno parlamentare sui problemi veri può aiutare a smorzare le velleità estremistiche. Il fatto è, però, che entrambi hanno scelto la strada sbagliata, quella dell’attacco inconsulto al PD e al centrosinistra al solo scopo di indebolirli proprio mentre questi mostrano di avere la forza elettorale necessaria alla formazione di un governo di alternativa al centrodestra. Monti fa un calcolo meschino, punta solo ad avere più forza per condizionare la formazione del nuovo governo dopo le elezioni. Non capisco, invece, la ragione del furore di Ingroia. Sono comunque, a mio parere, comportamenti anche autolesionisti. Uno schieramento politico che concepisca l’alternanza come competizione finalizzata all’interesse generale dovrebbe tendere a prevalere fidando non tanto sull’indebolimento dell’avversario quanto sui propri meriti. E una sinistra radicale dovrebbe avere interesse a dimostrare la sua presunta superiorità sulla sinistra riformista in una competizione leale. L’ulteriore personalizzazione della politica si manifesta, infine, con il crescere del trasformismo. Il record della velocità spetta al professor Ichino che ha sottoscritto il patto programmatico col PD e il giorno dopo si è candidato con Monti. Quello della spregiudicatezza spetta a quei consiglieri regionali sardi che si sono canditati con Monti e continuano a sostenere il centrodestra berlusconiano.
Le novità vengono dal PD e dal centrosinistra: sono le primarie e le liste pulite. Novità che non solo sono state apprezzate dall’opinione pubblica ma hanno condizionato i comportamenti degli altri partiti. Lo stesso PDL è stato costretto a impegnarsi per le primarie, abbandonate dopo il duro intervento di Berlusconi, e a decidere una sia pure limitatissima potatura delle candidature impresentabili. Aggiungo che le iniziative adottate dal PD vanno oltre la condotta elettorale perché contribuiscono ad arricchire i connotati di un partito vero.
Per quanto riguarda la composizione delle singole liste, il giudizio emerge dalla loro lettura. Quella del PDL raccoglie quasi tutto il vecchio e l’impresentabile, compresi i rappresentanti della politica mercenaria. Quelle di Monti e di Ingroia appaiono raffazzonate, rabberciate l’una attorno all’obiettivo di soddisfare l’alta borghesia in particolare del nord, l’altra con lo scopo di riportare in Parlamento i rappresentanti della sinistra estrema. Nelle liste del PD il rinnovamento è notevole, numerose sono le candidature femminili e giovanili. Sulla qualità del rinnovamento, dirà l’esperienza. Le primarie, infatti, aiutano moltissimo ma non esauriscono il problema.
Una parola, in conclusione, sul voto utile. Quando entrano nell’urna tutti i voti sono utili, anzi utilissimi, perché fanno vivere la democrazia, ma quando ne escono vanno in direzioni diverse. La campagna elettorale serve ad aiutare l’elettore a scegliere la direzione del proprio voto. Talvolta si ha l’impressione che si voglia impedire al PD di fare la sua campagna.

3 commenti

  • 1 Franco Mannoni
    29 Gennaio 2013 - 17:19

    Esprimo il mio consenso alla nota di Andrea Raggio che mette a nudo i disegni della politica approssimata e rissosa di sedicenti leader nemici della politica.

  • 2 Marco Sini
    1 Febbraio 2013 - 18:00

    Condivido l’analisi di Raggio ed i suoi giudizi sulla “tenaglia” e sui suoi aderenti. Purtroppo anche in questa tornata elettorale il confronto della sinistra riformista non è con una destra liberale europea ma ancora una volta con una destra populista e degradata che, se dovesse prevalere, causerebbe un danno enorme all’Italia e agli italiani. Per questo condivido il giudizio negativo e argomentato di Raggio sull’ingresso di Ingroia nella competizione elettorale a partire dall’incipit di ingresso che, è bene ricordarlo, si manifestò in un virulento attacco a Bersani.

  • 3 red libertario
    2 Febbraio 2013 - 18:07

    Totale disaccordo con l’analisi di Raggio. E’ TROPPO in funzione del cosidetto “voto utile”. Caro Raggio vorrei che si accorgesse che siamo nel 2013 e non funziona piu’ tale prospettiva, tra l’altro umiliante solo proporla.

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