Europa. Oggi al seggio perché e per chi?

25 Maggio 2014
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Red

Oggi si vota per il parlamento europeo. Dovrebbe essere un giorno di gioia per i cittadini del Vecchio Continente. Invece, c’è un disagio profondo nei popoli d’Europa, che si manifesta nella crescente astensione dal voto e nel voto di protesta. Il deficit democratico e la crisi economica sono le manifestazioni più evidenti, come abbiamo detto l’altro giorno in questo blog.
Ma quali le cause? Ovviamente la risposta è complessa. Volendo semplificare si può dire che nel campo monetario ha prevalso il modello enunciato  nel 1985 da Kenneth Rogoff. Il “banchiere centrale” deve seguire una linea più conservatrice dei governi e dei parlamenti a garanzia stabilità. In virtù di questo indirizzo è stata sancita l’indipendenza della BCE dalla politica a garanzia del rigore e della lotta all’inflazione (Trattato di Mastricht). La BCE è diventato così un organo quasi costituzionale (sovrano), ma senza vincoli o indirizzi da parte degli organi politici. In questo contesto s’inquadra il Patto di stabilità, che concepisce la politica monetaria europea in funzione della stabilità monetaria.
E’ espressione di questa politica l’introduzione in Italia del pareggio di bilancio nella Costituzione, equivalente alla costitzionalizzazione dalla politica liberista e recessiva.
Il vuoto politico è praticamente totale. La BCE si oppone a qualunque coordinamento o trattativa coi governi nazionali. Questo rigore non consente di far fronte alle situazioni di emergenza, manca la flessibilità in casi di grave squilibrio. Si avverte la mancanza di un governo europeo democraticamente legittimato.
Le decisioni si spostano dunque fuori dalle istituzioni, come ha spiegato in un libro recente, dal titolo “I padroni del mondo”, Luca Ciarrocca, direttore e fondatore di Wall Street Italia, sito indipendente di economia, finanza e politica. Di questo lavoro ci ha parlato il Prof. Sabattini nei giorni scorsi in questo blog. L’autore narra del formarsi di un “blocco di potere finanziario” mondiale che ha determinato la crisi globale. Di più e peggio, la crisi, anziché provocare il ridimensionamento di questo blocco di potere, l’ha ulteriormente potenziato. Ormai, le decisioni sono in capo ai responsabili delle maggiori banche degli USA, i famosi “bankster” (termine coniato negli Stati Uniti all’epoca della Grande Depressione, ma riemerso a partire dal 2008 nell’uso corrente nei mass-media). Essi hanno dato origine a un super network di mercanti del denaro contrassegnato dall’acronimo “TBTF” (To Big To Fail), un “mostro finanziario” che, dopo il salvataggio del sistema bancario, ha fatto strame dello stesso libero mercato, pauperizzando e affamando gran parte dei popoli destinatari degli effetti delle loro strategie finanziarie.
C’è una vera e propria egemonia culturale e politica di questo Moloch finanziario che attrarversa tutti i partiti di governo, compreso in Italia il PD.
Come reagire? La risposta è complessa e investe molti fronti. Un rimedio viene individuato nella cancellazione del debito. Perché mai i cittadini del mondo che lottano per sopravvivere devono essere condizionati dai debiti creati da un’élite al potere che li ha contratti a loro spese? Nel lungo periodo, è indubbio che il sistema dei mercati finanziari a livello mondiale dovrebbe essere “aggiustato” attraverso il ridimensionamento del capitalismo finanziario in favore delle istituzioni rappresentative. Occorre privare i bankster del “privilegio medievale” d’essere un’oligarchia dotata di un potere del tutto ingiustificato.
Insomma, oggi  abbiamo un’Europa “ senza confini, senza limiti e senza un governo“. La politica è determinata da organismi non democratici e non pubblici, principalmente dai bankster. Occorre ridare la prevalenza alla politica, democraticamente decisa.
Oggi si vota per l’Europa. Come opporsi a tutto questo per una nuova idea di Europa? Per chi vuol trasformare lo stato di cose presente le vie son due, come abbiamo detto ieri. Se si dà prevalenza alla rottura di questo assetto dal versante italiano, il voto non può che andare al M5S, che ha svolto una critica forte e che ha i numeri per far saltare in Italia l’intesa fra PD e FI, fra Renzi e Berlusconi, che sono succubi dei potentati finanziari. Se, invece, si perferisce un’ipotesi ricostruttiva di una sinistra europea alternativa alle forze al servizio del potere finanziario, il voto deve andare alla lista Tsipras. L’astensione, che comunque crescerà in modo abnorme e sarà prevalente, è forse la protesta politicamente meno utile, anche se comprensibile.

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