Il fallimento della troika

22 Febbraio 2015
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Grecia/Ue. I conti non tornano, ma gli ellenici non possono cedere

Viene annunciato un preaccordo fra Ue e Grecia, da lunedì si passerà ai particolari. Vedremo. Ora pubblichiamo uno stralcio di un editoriale de Il Manifesto che illustra la situazione della Grecia.

 …Quanto tempo abbiamo prima che la Gre­cia entri in default? Il governo afferma di avere liqui­dità ancora per alcuni mesi, ma i fun­zio­nari euro­pei pen­sano che i soldi potreb­bero finire entro marzo; ciò signi­fica comun­que che c’è qual­che set­ti­mana di respiro per met­tere a punto un’intesa.
In ogni caso, in marzo la Gre­cia dovrebbe ver­sare al Fondo 1,4 miliardi di euro e 3,5 miliardi di euro in giugno.
Sino alla fine dell’anno il paese dovrebbe pagare 22,5 miliardi a vari orga­ni­smi. Senza tali paga­menti ver­rebbe dichia­rato il default del paese. Intanto le ban­che regi­strano un costante ritiro di denaro da parte dei depo­si­tanti; ma l’estensione di cre­dito per altri 5 miliardi di euro da parte della Bce per­mette forse di avere un certo respiro. Sui cre­diti di emer­genza (Ela) desti­nati dalla Bce alle ban­che sarà comun­que detta una parola impor­tante oggi.
A fronte degli impe­gni finan­ziari sopra ricor­dati, l’Europa ha offerto con scon­cer­tante insi­stenza l’estensione per qual­che mese del pro­gramma di bai­lout, pro­gramma che sca­drebbe a fine feb­braio, con il pos­si­bile ver­sa­mento di ulte­riori 7,2 miliardi. Ma il nuovo governo non vuole più sen­tire par­lare di troika e rifiuta quindi l’idea. Esso chiede invece la pos­si­bi­lità di emet­tere Buoni del Tesoro per 10 miliardi, non­ché di otte­nere, come da pre­ce­denti pro­messe, i 1,9 miliardi di pro­fitti fatti dalla Bce sui bond greci; que­sto a parte le even­tuali neces­sità del sistema bancario.
Si trat­te­rebbe di un pro­gramma di emer­genza in attesa di con­cor­dare un piano alter­na­tivo. Ma l’accettazione dell’impostazione greca signi­fi­che­rebbe per i tede­schi rico­no­scere che i pre­ce­denti pro­grammi di auste­rità sono fal­liti, con­clu­sione dif­fi­cile da ingoiare.
Si potrebbe quindi o tro­vare un com­pro­messo tra le due impo­sta­zioni o aprire una discus­sione su di un terzo piano di aiuti, del tutto nuovo, le cui carat­te­ri­sti­che sono dif­fi­cili da deter­mi­nare. Ma, in que­sto ultimo caso, si trat­te­rebbe di una lotta dispe­rata con­tro il tempo.

I debiti

Il totale del debito pub­blico è di circa 321 miliardi di euro, pari al 177% del pil. Circa l’80% di esso è dete­nuto da orga­ni­smi della zona euro: per 25 miliardi dalla Bce, per 142 dal Mes (Mec­ca­ni­smo Euro­peo di Sta­bi­lità), per 53 miliardi da parte degli altri paesi dell’area e ancora per 32 dal Fondo Mone­ta­rio; il rima­nente 20% è sul mer­cato.
Da tempo però tutti sanno che la Gre­cia non riu­scirà mai a ripa­gare il suo debito e quindi, rico­no­scendo la realtà, sono state a due riprese allun­gate le sca­denze e ridotti gli inte­ressi per i fondi Mes e per quelli pos­se­duti dai vari paesi. Il debito nomi­nale è rima­sto lo stesso di prima, ma nella sostanza gli è stata data una sfor­bi­ciata, secondo la ben nota for­mula dell’extend & pre­tend (allunga le sca­denze e fai finta che nulla sia cam­biato). Alla fine il carico del debito nel bilan­cio pub­blico per molti anni si limi­terà alle obbli­ga­zioni pos­se­dute dalla Bce, dal fondo mone­ta­rio e dai privati.
Si potrebbe ora arri­vare ad una nuova ristrut­tu­ra­zione: Syriza chiede che i pre­stiti euro­pei siano indi­ciz­zati alla cre­scita dell’economia e che le obbli­ga­zioni dete­nute dalla Bce siano sosti­tuite da titoli per­pe­tui nei quali, nella sostanza, si pagano solo gli inte­ressi. Il 20% circa pos­se­duto dai pri­vati non sarebbe in alcun modo toc­cato.
Forse, sor­pren­den­te­mente, que­sto appare il tema su cui è più facile tro­vare un accordo.

Il sur­plus di bilancio

Secondo i piani della troika, per ripa­gare i debiti la Gre­cia dovrebbe man­te­nere, a par­tire dal 2016, un sur­plus annuo di bilan­cio pari al 4,5% (per il 2015 era richie­sto “solo” il 3%), ciò che equi­var­rebbe a far morire di fame i greci per una o due gene­ra­zioni. Ma come è pos­si­bile che dei poli­tici e degli eco­no­mi­sti esperti siano arri­vati a tali richieste?
Syriza chiede che il sur­plus sia ridotto all’1–1,5%, ciò che per­met­te­rebbe di por­tare avanti una parte almeno del pro­gramma elet­to­rale e pun­tare ad una ripresa dell’economia in qual­che modo trai­nata dai con­sumi; la Ger­ma­nia sem­bre­rebbe dispo­sta al momento ad arri­vare al 3%.

Ridi­scu­tere il programma

il nuovo governo accetta di aval­lare il 70% di quanto con­cor­dato dal pre­ce­dente governo, ma di cam­biare la parte restante con delle nuove misure, stu­dian­dole con l’Ocse.
Tra l’altro, la troika aveva impo­sto un vasto pro­gramma di pri­va­tiz­za­zioni. Il nuovo governo lo aveva bloc­cato. Ma ora esso dovrà forse accet­tare qual­che com­pro­messo sul tema, dal momento anche che i prin­ci­pali bene­fi­ciari ne sareb­bero Cina e Rus­sia, paesi coin­volti su molti dei pro­getti di svi­luppo del paese. Nulla si sa che cosa potrà poi suc­ce­dere alla pro­messa riforma del mer­cato del lavoro, altro tema ideo­lo­gico su cui insi­stono la Ger­ma­nia e Bru­xel­les a tutela dell’ordine neo­li­be­ri­sta; ma in que­sto caso Tsi­pras e i suoi dovreb­bero tenere le loro posi­zioni.
E’ facile invece imma­gi­nare che gli obiet­tivi di rior­ga­niz­za­zione dell’amministrazione, di lotta alla cor­ru­zione, non­ché all’evasione fiscale, saranno invece, almeno for­mal­mente, con­di­visi da tutti.

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