“I treni della felicità”: una storia di sinistra

12 Aprile 2015
4 Commenti


Red

L’altra sera a “Rai storia” è stata ricordata una pagina di grande politica, quella vera, volta a risolvere i poblemi dei più bisognosi, un bell’esempio di etica pubblica. di solidarietà, di crescita insieme, oggi incredibile. E’ la storia de «I treni della felicità». Si trattava di una straordinaria rete di solidarietà organizzata e sostenuta dalla neonata UDI (Unione donne italiane) e dal PCI che, a partire dal secondo dopoguerra, affidò per mesi (talvolta anni) a famiglie del Centro Italia oltre 70.000 figli del Sud vittime delle conseguenze belliche, di rivolte operaie e contadine sedate col sangue, di calamità naturali. Bambini che lasciarono le loro famiglie per essere ospitati da altrettante famiglie contadine, nei paesi del reggiano, del modenese, del bolognese. Lì vennero rivestiti, mandati a scuola, curati.
Mezzo secolo dopo un cineasta, Alessandro Piva, e uno storico, Giovanni Rinaldi, si mettono sulle tracce dei sopravvissuti. Ne escono fuori due lavori confinanti e di documentazione tra storia di ieri e di oggi, il documentario Pasta nera e il libro di Rinaldini “I treni della felicità” (Ediesse, 2009).
Scritto in presa diretta, il libro ricostruisce le storie di alcuni di quei bambini che su malandati vagoni ferroviari arrivarono in un’altra Italia. Soprattutto di quelli rimasti a vivere nelle famiglie che li avevano adottati, scovati dall’autore nel corso dei suoi viaggi ad Ancona, Follonica, Ravenna, Lugo di Romagna. Come i bambini figli degli scioperanti di San Severo, arrestati nel 1950 per insurrezione armata contro i poteri dello Stato, per volontà del governo Scelba (vedi scheda a fine pagina). Sono Severino, Dante, Zazà, che oggi parlano ricordando i fanciulli che furono in un Paese più povero e semplice, dove mangiare un gelato o un piatto di pasta erano cose che potevano emozionare. Ma è anche la storia delle «due Italie» e di un Sud ancora socialmente arretratissimo. Fu proprio questo che spinse alcuni di quei bambini a fare una scelta drammatica: lasciare la propria terra e la propria famiglia, restare dove il destino e quei treni li avevano portati, sognando una vita migliore.
Ma ciò che la vicenda ha raccontato e Rai Storia ha rievocato è lo straordinario ruolo del Partito comunista italiano nella storia del Paese, prima con la Resistenza, poi con la fondazione della Repubblica e l’elezione dell’Assemòlea costituente. Poi con l’approvazione della Costituzione e la lotta per attuarla. Lotta che ha messo in movimento masse enormi, ha trasformato plebi in donne e uomini consapevoli, ha dato un enorme impulso alla crescita democratica dell’Italia. In questo c’è stata anche l’attenzione ai bambini abbandonati e poveri, c’è stata la lotta per la scuola per tutti e per il lavoro. Basterebbe un pizzico di quello spirito per ridare fiducia a questo Paese oggi ripiegato su se stesso e in mano a ciarlatani, vecchi e nuovi. Basterebbe una sinistra vera.

I fatti di S. Severo (Foggia) del 23 Marzo 1950

L’eco degli eccidi di lavoratori a Melissa, Montescaglioso, Modena e, per la Puglia, San Ferdinando, Torremaggiore, rimbalza nelle città e nelle campagne scatenando la rabbia di chi vive già afflitto da problemi esistenziali e dalla dura realtà quotidiana. Il 23 marzo 1950 anche San Severo, in Puglia, vive un capitolo di questo dramma nazionale: tra “insurrezione” e “risposta alla provocazione”, i braccianti di San Severo si lanciano contro le forze di polizia, urlando “Pane e lavoro!”. Al termine di un giorno convulso e drammatico, con numerosi feriti e una vittima sul selciato - Michele Di Nunzio, 33 anni - a sedare la rivolta arriva l’esercito. Carri armati occupano le vie principali della città. Nei giorni successivi vengono arrestate 180 persone, col pesantissimo capo d’accusa: insurrezione armata contro i poteri dello Stato. Gli arrestati verranno sottoposti a un lungo e combattuto processo, che vedrà protagonista Lelio Basso, difensore degli imputati.

Dopo due lunghi anni, il 5 aprile 1952, gli imputati vengono assolti e rilasciati. I loro figli, circa 70 bambini, nel frattempo sono stati ospitati, “adottati” da famiglie di lavoratori del centro-nord in segno di solidarietà sociale e politica. Questo eccezionale movimento collettivo di accoglienza dei figli degli incarcerati di San Severo, è solo un tassello del più vasto movimento nazionale che già dal ’46 operava in Italia, organizzato dai partiti della sinistra e da organizzazioni femminili come l’UDI. Le famiglie emiliano romagnole, marchigiane e toscane, della rete dei comitati di Solidarietà Democratica accolsero come figli adottivi i più poveri bambini del Sud, ma anche quelli delle zone martoriate dai bombardamenti, come per Cassino, o dalle alluvioni, come per il Polesine. Una grande esperienza di massa che portò, nei “treni della felicità”, circa 70.000 bambini a vivere l’adozione familiare dal 1946 al 1952. L’Emilia e la Romagna, al centro di questa grande campagna di solidarietà, accolsero i figli dei braccianti pugliesi; contadini e operai incontrarono ed aiutarono i “fratelli” del sud più misero e sfruttato. L’incontro tra queste due Italie e il confronto tra le due culture, unite da ideali e solidarietà, pur nelle differenti condizioni economiche, tese ad una seconda riunificazione nazionale, dopo la tragica esperienza fascista.

Ecco la canzone popolare sui fatti di S. Severo

Il venditrè di màrzo
succèssë ‘na rruwínë pë ddu bbèllë Sanzëvírë.
Nnànd’â Càmmëra del lavórë
vulèvënë ccídë a li lavoratórë.

‘U cummëssàrjë e Ffratèllë
hànnë pèrzë ‘i cërëvèlle a ndërrugà li fëmënèllë.
Avèvën’a dícë ccúmë dëcévë jìssë
pë rrëstà li comunìstë.

Alleghèt’è jjút’a Rrómë,
purtètë ‘i connutètë dë li pòvërë carcërètë,
ha ppëgghjètë la parólë:
- Caccètë fórë li lavoratórë.

Ha ppëgghjètë la parólë:
- L’avítë mìssë jìndë pë ppèn’e llavórë.

4 commenti

  • 1 Francesco Cocco
    13 Aprile 2015 - 12:16

    Sì, caro Red, il PCI non solo “predicava” ma agiva concretamente ( anche se vi è chi rinnega quella storia , di cui ha fatto parte quando spirava il vento favorevole). Anche a Cagliari ci furono esempi di questo grande spirito di solidarietà. Ad esempio ricordo squadre di operai comunisti impegnati a sgombrare le strade dalle macerie. Un caro compagno ed amico, Armando Cruccu, operaio specializzato della Manifattura Tabacchi, era solito ricordare il motto dei lavoratori comunisti in quegli anni :”primi nel chiedere ma soprattutto primi nel lavoro”. Non occorre molto impegno per individuare in tale posizione il concetto gramsciano di conquista dell’ egemonia……ed oggi??!! :

  • 2 enio Mucciarelli
    8 Gennaio 2016 - 14:23

    Sarebbe importante che questa storia di solidarietà del Popolo Italiano non vada dimenticata, ma entri a far parte della storia del nostro Paese.

  • 3 Stefano
    17 Marzo 2017 - 11:17

    Noi siamo rimasti colpiti così tanto dalla storia dei treni della felicità che abbiamo abbandonato due progetti per produrre uno spettacolo teatrale
    .
    https://youtu.be/gM8Y2-2eAnQ

    Una bellissima storia

  • 4 Stefano Greco
    28 Settembre 2018 - 16:21

    Salve vi scrivo perchè anche noi siamo rimasti colpiti dalla vicenda dei treni della felicità e appena conosciuta ci ha preso, visto il periodo storico in cui viviamo, l’urgenza di raccontarla e per questo abbiamo creato uno spettacolo sui treni della felicità:
    CRIUCC’ (Vincitore Ermocolle017)

    SPETTACOLO SUI TRENI DELLA FELICITÀ : La vicenda che dal ‘46 al ‘52 vide più di 70000 bambini migrare dalle loro case verso un’Italia solidale e resiliente.

    “…Criucc è un tuffo nel passato, che ricorda un grande atto di solidarietà nell’Italia dell’ultimo dopoguerra con una messa in scena originale” - Piero Garbero ANPI

    Promo → https://youtu.be/q66yqr-_66g

    Scheda spettacolo → http://www.teatridellaviscosa.com/spettacoli-teatrali/criucc-i-treni-della-felicita

    Buona Vita
    Teatri della Viscosa

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