Syriza, dal muro dell’oligarchia liberista al vicolo cieco dell’accordo: un’altra strada è possibile?

23 Luglio 2015
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Gonario Francesco Sedda

1. Si è detto che Syriza aveva solo due possibilità di scelta: a) non accettare l’umiliante imposizione dell’Europa e uscire dall’eurozona; b) accettarla per non uscire dall’eurozona, come ha fatto. Ma aveva un’altra possibilità: non accettarla e non uscire dall’eurozona secondo il proprio programma. Poteva lasciare al potere politico dell’oligarchia industrial-finanziaria la responsabilità sia di far uscire eventualmente la Grecia dall’Europa liberista sia di continuare a portare avanti la sua feroce azione antipopolare. Un partito di “sinistra” che vuole vivere e crescere senza snaturarsi può vincere o perdere solo sul proprio programma; non andrà molto lontano se pretende di vincere col suo programma e poi governare con quello del suo avversario. Chi può dire che una Syriza che tornasse all’opposizione sulla base del proprio programma otterrebbe meno per il popolo greco di quanto possa dare restando al governo per realizzare una politica ferocemente antipopolare?

2. Vi è chi spera ancora una volta che, “baciando il rospo”, Syriza lo possa trasformare in un principe o almeno in un aristocratico di un qualche grado. Soprattutto se il partito di Tsipras resterà unito. Allora il peggio potrebbe “forse” essere evitato. Tuttavia è da vedere se l’unità nel dissenso basterà perché sia meno incerto evitare il peggio. Una Syriza che resti unita è sicuramente più forte di una che si divida, ma non sarà comunque abbastanza forte per neutralizzare politicamente ed economicamente gli effetti negativi dell’accordo.
Chi crede al lato magico del “bacio del rospo” può anche invitare a tenere conto dei reali “rapporti di forza”, ma non ne trae tutte le conseguenze. Essi infatti vengono invocati per “giustificare” l’accettazione dell’accordo leonino imposto dall’oligarchia industrial-finanziaria europea, ma scompaiono quando si tratta di valutare la possibilità di gestire quell’accordo evitando o riducendo al minimo gli effetti negativi della sua carica ferocemente antipopolare. Bisognerà vedere – si dice – se Tsipras avrà la forza di governare il dopo accordo … E quando bisognerà vedere? E dove è finita l’analisi dei “rapporti di forza”?
Intanto basti osservare che, se Syriza è stata così debole da accettare il ricatto del terrorismo mercantile dell’Europa “reale”, riesce difficile immaginare come – nei tempi imposti dall’accordo leonino – possa diventare abbastanza forte per rendere quel ricatto inefficace.

3. Si dice che Syriza non si aspettasse un ricatto senza appello e che un trattamento così brutale non fosse stato nemmeno immaginato.
Nemmeno immaginato?! Dunque un errore di previsione e un’azione politica basata su una valutazione sbagliata del ruolo delle forze in campo. Non è mancata la fantasia per immaginarsi un blocco dominante europeo quale non era e non poteva essere ed è invece mancata per immaginarselo “quale era” veramente, cioè violento e antidemocratico, una forza impetuosa come un carrarmato che spara colpi “intelligenti” e fa guerre “umanitarie”.

4. Si dice che Tsipras avrebbe accettato un accordo leonino per guadagnare tempo e conservare una collocazione di governo, due fattori che dovrebbero aiutare a uscire dalle difficoltà.
Come un accordo “leonino” renda possibile guadagnare tempo è cosa difficile da capire tanto quanto sarà difficile affrontare la situazione disperata in cui si trova e si troverà la Grecia. Ed è un mistero capire come possa aiutare una collocazione di governo che deve realizzare i punti dell’accordo leonino che lo stesso Tsipras ritiene più devastante delle imposizioni precedenti da parte delle oligarchie industrial-finanziarie europee e mondiali.
Un accordo anche non del tutto positivo per Syriza, ma comunque non umiliante, avrebbe potuto consentire di guadagnare tempo. E allora conservare il governo avrebbe aiutato ad affrontare una situazione molto difficile. Ma sarebbe molto azzardato pensare che in questa Europa conservatrice del fondamentalismo terroristico-finanziario, dopo aver accettato un accordo leonino per non uscire dall’eurozona, Tsipras possa disattendere “impunemente” la sostanza di quell’accordo.
Appare improbabile che Syriza, anche restando unita (come è augurabile), possa lavorare per ridurre al minimo, e comunque per distribuire più equamente il peso delle misure imposte.
Non riuscendo a diminuire significativamente (cioè meno che al minimo) il peso delle misure imposte, anche una distribuzione equa potrebbe essere soffocante, se il peso pro quota fosse relativamente grande. E d’altra parte se fosse possibile ridurre al minimo il peso delle misure imposte non solo non ci sarebbe bisogno di un’equa distribuzione, ma l’accordo cosiddetto leonino sarebbe una commedia degli equivoci inventata diabolicamente per confondere le idee. Tuttavia gli oligarchi liberisti (liberaldemocratici, ordoliberali, socialdemocratici) dell’Europa non scherzano.
In Grecia la rivoluzione non era e non è all’ordine del giorno. L’alternativa non era e non è tra riforme e rivoluzione, ma tra una politica liberista antipopolare e una politica riformista – dall’opposizione ed eventualmente dal governo – in favore delle masse popolari.

5. Non ho discusso di tradimento di Syriza; non ho preteso né pretendo un comportamento inutilmente eroico o un salvifico martirio di Tsipras. Piuttosto mi sembra che gli amici greci – a favore dell’accordo o contro – si siano infilati in un vicolo cieco e si siano accorti troppo tardi di avere un muro davanti. Ma quel muro è ancora lì: l’accordo leonino lo ha innalzato, non lo ha abbattuto. Una testa intelligente sa valutare quando finirebbe in pezzi cozzando contro un muro che le si presenta davanti, ma sa anche che da un vicolo cieco si può uscire tornando indietro: per cercare altre strade.

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