PD arranca, M5S alternativa di governo. A Cagliari vince ancora la politica dei giardinetti

6 Giugno 2016
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A.P. 

Castel Goffredo - Giardini pubblici.jpg 

                       Giardini pubblici

Il PD arranca, il M5S si consolida come forza alternativa per il governo del Paese. Questo in estrema sintesi il senso dell’esito elettorale al primo turno. Gli elettori avvertono che la politica di Renzi di sistematica divisione degli italiani e dello stesso PD non paga, prende corpo la consapevolezza che la crisi è così grave da richiedere una mobilitazione generale ed unitaria, come è avvenuto altre volte nella storia travagliata dell’Italia. Emerge istintivamente l’idea che la governabilità non è rimessa a leggi elettorali truffaldine, ma alla capacità di fare una politica coinvolgente e unificante.
Da questo punto di vista Renzi paga anche lo scontro sollevato sulla Costituzione, questione delicata, da trattare con estrema apertura e disponibilità al dialogo e non a colpi di diktat e di slogans. Forse l’aver rimesso il proprio destino al referendum di ottobre si sta trasformando per il trombettiere toscano in un clamoroso boomerang. Già l’esito del voto sulle trivelle, se letto con attenzione, è stato sfavorevole a Renzi, la proiezione di quel risultato in una consultazione senza quorum, quale è il referendum costituzionale, ci dice che sono molte le probabilità che prevalga il NO.
E a Cagliari? Complimenti a Massimo, ha fatto propria la politica dei giardinetti di Delogu, sostituendo in corsa il consenso della sinistra e dei movimenti con quello dei ceti moderati, che a Massidda hanno preferito lui. In realtà Zedda non aveva un vero concorrente, data la campagna poco mordente della Martinez, mentre Massidda non ha unificato l’area di centrodestra. Ora ci aspettano cinque anni di noia e di burocratica calma piatta, inframezzata dal secondo round, quello in appello, per il pasticcio del Teatro lirico, avvenimento anch’esso di poco rilievo alla luce dei gravi problemi, anzitutto sociali, della città.

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