Zedda e Uras, stretti fra PD/M5S, virano al centro. Ma non tutti li seguono

22 Novembre 2016
1 Commento


Andrea Pubusa

Che Massimo Zedda e Luciano Uras non aderissero a Sinistra italiana era ben chiaro da molto. La loro prospettiva politica è tutta inserita nell’alveo del PD. Hanno sempre puntato a fungere da acari di quel partito in funzione prevalentemente elettorale. Questa, del resto, era la strategia di Vendola nel momento di maggior forza di SEL. Sennonchè il quadro di riferimento è radicalmente mutato con l’estromissione di Bersani e l’avvento di Renzi. Bersani, saggiamente, pensava che l’allargamento del centrosinistra scontasse la perdita di qualche seggio parlamentare in favore di SEL e di qualche sindaco ad esito delle primarie. SEL era un antidoto nelle situazioni in cui il PD proponeva candidati impresentabili, poco graditi all’elettorato di sinistra. In quel caso i nomi di SEL apparivano più freschi e graditi, come a Cagliari con Massimo Zedda contro Antonello Cabras. In quel modo il PD tappava qualche falla e SEL eleggeva un bel po’ di parlamentari e sindaci. SEL comunque portava i suoi voti e aveva il volto e forse anche la sostanza della sinistra del centrosinistra. Ma ora che c’è Renzi? Tutto cambia. Il ruolo di chi di SEL non aderisce a Sinistra Italiana, al di là delle buone intenzioni, muta. Sarà un ruolo subalterno ad una politica sostanzialmente centrista con più di un umore antipopolare e di destra. Basti vedere tutta la politica sociale di Renzi orientata ad un attacco ai diritti dei lavoratori nel contesto di un populismo propagandistico dall’alto. La scandalosa campagna referendaria ne è solo un esempio.
Cosa potrà fare SEL Sardegna in questo contesto? Potrà raccogliere un po’ di elettorato di questa area, giocarlo in funzione elettorale, ossia di salvaguardia dei propri seggi, ma sarà immancabilmente subalterna al PD. Ne abbiamo visto un anteprima chiaro con l’atteggiamento dei due sul referendum giocato fra un rumoroso silenzio di Zedda e un grottesco SO di Uras. E ancor più nell’indecorosa genuflessione di Zedda a Renzi che va ben al di là dei doveri di rappresentanza istituzionale. Fare il sindaco di una grande città è cosa diversa dal prestarsi a fare da comparsa in spot elettorali di Renzi, peraltro in una competizione referendaria sulla Costituzione che richiederebbe ben altra serietà e rispetto per i cittadini.
Virata al centro, dunque, di SEL sarda. E’ vero che la dichiarazione di Zedda e Uras lascia la porta aperta alle forze d’ispirazione identitaria e sardista, ma è difficile prevedere in questa area un processo di ricomposizione unitaria che la affranchi dalla subalternità elettoralistica al PD.
Ci sarà dunque poco spazio per una politica popolare, come dicono Zedda e Uras, “in difesa dei diritti del nostro popolo, perché a tutti sia assicurata una vita migliore, per un efficace contrasto alla povertà, per un lavoro buono e sicuro senza alcuna discriminazione, per una sempre maggiore attenzione ai bisogni dei più deboli, per la giustizia sociale e per la pace”. Renzi va infatti in direzione opposta. L’unica possibilità che SEL Sardegna ha di scansare un destino di gruppo elettoralistico, subalterno al PD centrista, è che Renzi venga travolto dal referendum costituzionale e nel PD ci sia un rimescolamento di carte con una leadership orientata più a sinistra che al centro. Ma in tal caso anche Sinistra Italiana, ora in palese difficoltà, rientrerebbe a pieno titolo in gioco. Forse è per questo, ma anche per un non sopito spirito di sinistra che SEL in Sardegna, pur coi suoi dubbi laceranti sul futuro, si schiera col NO. E, a ben vedere, non c’è altra scelta per chi, in questa area, voglia porsi nella prospettiva di una ripartenza della sinistra.
La verità è che il ceto politico della sinistra fuori dal PD, dopo aver distrutto negli anni scorsi la possibilità di avere un ruolo autonomo, ha avuto la grande abilità di riciclarsi assecondando gli umori dell’elettorato progressista e appoggiandosi ad una forza più grande, il PD.. Ma ora questo è impossibile perché il PD guarda a destra e il M5S, saggiamente, non è disposto a raccogliere nelle sue fila o ad allearsi con personaggi della vecchia politica, anche di sinistra. In questo mutato quadro, il destino più probabile di Sinistra Italiana e di SEL Sardegna è di spegnersi o con un triste ritorno nel PD o con un dignitoso passaggio alla riserva democratica senza ruoli istituzionali.

1 commento

  • 1 Oggi martedì 22 novembre 2016 | Aladin Pensiero
    22 Novembre 2016 - 09:35

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