2019, annus horribilis!

30 Dicembre 2019
1 Commento


Andrea Pubusa

A fine anno a tutti viene istintivamente voglia di consuntivi. Gli studenti, ad esempio, quando hanno dato pochi esami nel corso dell’anno si presentano numerosi agli appelli finali per recuperare qualcosa da presentare ai genitori preoccupati o incazzati. Nei miei 50 anni di esami univesitari non ricordo sessioni affollate e sanguinose come quelle di dicembre. Anche noi grandi tiriamo la linea e facciamo la somma e questa spesso dà una cifra preceduta dal segno meno. Anche in politica riflettiamo sui dodici mesi alle spalle. Com’è stato dunque questo 2019?  Senza esagerare un annus horribilis! Per vari motivi. Il primo è che la novità costituita dal M5S si è rinsecchita. E cade sotto i colpi della stessa molla che lo aveva visto crescere in modo impetuoso. La democrazia via web è stata funzionale a lanciare messaggi e a raccogliere adesioni, ma non a creare un gruppo dirigente all’altezza. In questi giorni assistiamo alle dimissioni di un ministro, che pochi mesi fa ha giurato di servire la repubblica e di sviluppare la Costituzione ed ora fa un gran can can dimettendosi per fatti che dovevano essergli ben noti e che semmai lui era chiamato a piegare e forzare con la sua opera. Ora si legge anche che vuol formare un gruppetto. Credo d’essere in buona compagnia quando a questo signore dico che non se ne sente proprio il bisogno!
Poi leggo i titoli (gli articoli no, mi rifiuto di leggerli!) in cui si parla di rimborsi e si apprende di tanti furbetti (tipo quelli del cartellino!) che hanno preso un certo impegno e non lo mntengono con sotterfugi vari. Io ho avuto la fortuna di essere eletto consigliere regionale nelle liste comuniiste e non mi sono mai stancato di ringraziare quel partito (ormai inesistente perché pieno più di virtù che di vizi) per l’onore che mi ha dato di rappresentare i lavoratori della Sardegna e fare una bella esperienza di vita. Lì c’era la regola del versamento dl 50% delle indennità, e l’ho sempre seguita con piacere. Era nei patti, serviva a finanziare l’attività del partito sottraendolo alla dipendenza di potentati vari. A fine mandato, con Francesco Cocco, mi sono recato dal tesoriere del partito e gli ho staccato un assegno pari al 50% dell’indennità di reinserimento, una sorta di liquidazione. Era nei patti. Solo il rispetto o la violazione dei patti  dice se sei un uomo o un quaraquaquà. Vedo in giro tanti quaraquaquà. E qualcuno l’ho anche votato.
E l’azione di governo? Anche qui prevale il nero. Anche qui una conferma. Col PD non si può far nulla d’innovativo. Non si può por mano alla questione moroale, non si può avanzare una politicaa riformatrice. Dalla giustizia alle concessioni tramite il PD c’è un condizionamento del governo che ci porta indietro, che punta a proteggere il malaffare e i privilegi feudali. Anvhe chi ha ammazzato molte persone con violazione degli obblighi di manutenzione non merita d’essere fermato.
E dei lavoratori chi se ne occupa? Chi può dire che ci sia una ripresa d’attenzione verso il mondo del lavoro, verso i precari? Anche il reddito di cittadinanza è sotto attacco non per questo o quello, ma perché è una misura a favore dei ceti più umili. La Costituzione è umiliata prorio nella parti in cui sancisce i principi che inverano la democrazia: lavoro, sovranità popolare, uguaglianza, diritti fondamental.
Se fossi chiamato oggi a, voto voterei ancora i musi gialli, ma il futuro lo vedo senza rivolgimenti, senza gradite sorprese, triste nella sua monotona continuità.. Le caste e i ceti dominanti sono saldamente in sella. E tuttavia non dobbiamo stancarci di combattere.

1 commento

Lascia un commento