Referendum. Il 29 marzo il voto, discutiamone

29 Gennaio 2020
4 Commenti


 

Andrea Pubusa

 © ANSA

Il referendum sul taglio dei parlamentari, si terrà il 29 marzo. Viene comunemente chiamato “confermativo”, in realtà è una consultazione di natura “oppositiva”, perché normalmente chi lo richiede intende dire NO ad una legge di revisione costituzionale già approvata nelle due Camere.
In base all’articolo 138 della Costituzione, non c’è quorum di validità come invece richiesto per i referendum abrogativi di leggi ordinarie: la riforma costituzionale sottoposta a referendum non è promulgata se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi, indipendentemente da quante persone si recano ai seggi. Ricordate il referendum sulla legge statutaria di Soru? Fu bocciata benché i partecipaneti al voto fossero pochi.
La riforma costituzionale riduce i deputati da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200. L’istituto dei senatori a vita è conservato fissandone a 5 il numero massimo (finora 5 era il numero massimo che ciascun presidente poteva nominare). Ridotti anche gli eletti all’estero: i deputati scendono da 12 a 8, i senatori da 6 a 4.
Cosa succede in Sardegna se la legge verrà confermata? Alle prossime elezioni politiche la nostra isola potrà eleggere solo 16 parlamentari, nove in meno rispetto agli attuali. Per effetto del dl costituzionale approvato in via definitiva a Montecitorio, alla Camera da 17 seggi l’Isola scende a 11, con una riduzione del 35,3%. In Senato, invece, si passerà da 8 a 5 (-37,5%). Per il numero di abitanti, la Sardegna è una delle Regioni più penalizzate dal taglio. Di più e peggio: a Palazzo Madama, l’opposizione, qualsiasi essa sia, non eleggerà rappresentanti. Ci saranno solo senatori di maggioranza.
Ora, la ragione addotta dai 5Stelle a sostegno della loro proposta è il risparmio delle indennità e la riduzione della casta. Due ragioni inaccettabili e infondate. Anzitutto, perché la democrazia ha un costo (a ben vedere sempre minore della dittatura) e, dunque, i fondi, destinati ad inverarla, sono sempre ben spesi. Secondariamente, la casta è, per sua natura, conventicola, gruppo ristretto e pertanto si avvantaggia della limitazione delle espressioni democratiche. Se si pensa che molta parte del lavoro parlamentare, compresa l’approvazione di leggi senza il passaggio in aula, si svolge in commissione, si capirà come la riduzione dei parlamentari fa sì che in quelle sedi più ristrette il numero di chi decide si riduce drasticamante, favorendo accordi sotto banco e altri traffici piccoli e grandi.
Ci sono poi i territori. Qui il deficit democoratico è drammatico. Le province sono diventate enti non elettivi, manca, dunque, la rappresentanza intermedia, i comuni hanno un sistema elettorale che tarpa le ali alla partecipazione e alle opposizioni; i comuni, un tempo palesre di democrazia e di formazione politica, sono ridotti ad arida e ottusa amministrazione senza slancio, senza anima. La perdita da parte di tanti territori  della rappresentanza parlamentare li rende afoni, privi di voce nelle sedi decisionali, rende asfittica la già triste vita locale.
Ora si tenga conto che la rappresentanza vuol dire che le esigenze delle periferie sono introdotte nei circuiti istituzionali, che le assemblee elettive hanno in sé forze anche piccole, ma stimolanti, innovative, pattuglie rappresentanti di interessi e tematiche minori. Tutto questo rischia di essere perso in nome di un fantomatico risparmio.
Allora, in vista del 29 marzo, iniziamo a riflettere sul taglio, pensando alla nostra città, alla nostra zona, alla Sardegna e chiediamoci la scure è utile alla nostra democrazia o no. La risposta a questo quesito, e solo questa, dovrà guidare la nostra mano nel votare SI’ o NO.

4 commenti

  • 1 Aladinpensiero
    29 Gennaio 2020 - 08:22

    Anche su aladinpensiero online: http://www.aladinpensiero.it/?p=104109

  • 2 gio
    29 Gennaio 2020 - 11:17

    Se ci fosse stata veramente la volontà politica di ridurre i costi, ed evitare limitazioni alla rappresentanza dei territori, sarebbe stato sufficiente lasciare inalterato il numero dei parlamentari e dimezzarne le indennità. Credo che anche una indennità dimezzata rispetto ai valori attuali, sarebbe sufficiente a garantire il sostentamento dei parlamentari e delle loro famiglie.
    I gruppi politici (tutti) si son guardati bene dall’avanzare proposte di questo genere. Il risultato è stata la legge sulla quale ora viene posto il quesito referendario.
    La gente è stanca di farsi il mazzo tutti i giorni per mantenere una classe politica, per lo più, improduttiva e parassitaria.
    Saluti

  • 3 Claudio Ricciardi
    29 Gennaio 2020 - 15:01

    Non mi convince molto questa riduzione fatta da sola senza altri contrappesi. E’ evidente che non è per risparmiare soldi perchè per farlo sarebbe necessario ridurre al 50% gli stipendi, oltre a multare quando sono assenti e pensano a fare altri lavori. Questo sarebbe un risparmio. La riduzione potrebbe in realtà ridurre la democrazia invece di sollecitarla. Del resto i 5s sono gli unici a dimezzarsi lo stipendio e bisogna ricordarsi dei deputati e senatori del PCI che davano la metà al partito, quindi tutti questi dimostrano che si vive benissimo anche con la metà. Io non sono convinto di questa riduzione, sono abbastanza contrario.

  • 4 aldo lobina
    29 Gennaio 2020 - 16:10

    Sono d’accordo con gio. La rappresentanza dei territori comunque a mio parere non è garantita neanche dall’attuale sistema elettorale, dove l’elettore non sceglie direttamente i propri rappresentanti. Quelli li sceglie il Partito, che ne decide l’ordine di elezione, secondo criteri clientelari, fideistici e di obbedienza al capo di turno. La competenza è un optional, a volte anche l’onestà. Il sistema inglese ha collegi uninominali. I Partiti non possono sbagliare il nome di chi propongono. Un errore nella scelta del candidato sarebbe imperdonabile. Lì il rapporto tra elettori ed eletto è più diretto. Il deputato mantiene strettissimi rapporti col suo collegio. Qui no. Gli eletti per via del nostro sistema non hanno nessun interesse a mantenere un rapporto vivo con gli elettori. L’unico obiettivo è la fedeltà al capo per la riconferma.

Lascia un commento