Il lavoro in poesia

1 Maggio 2009
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Red

Il lavoro
di G. Arpino

Il giorno del lavoro
è finito, i tram vanno sui ponti
e per le piazze hanno acceso i fanali.
Dopo otto ore di duri silenzi
in cui ognuno ha iniettato il meglio di sé,
tuttti sono liberi, chi fugge via, chi sosta
sul limitare del marciapiede.
L’intera città, è traversata da uomini
con la borsa stretta sotto il braccio,
l’odore delle case si raccoglie e si spande
spinto dal buio vento della sera.

La gru
di R. Roversi

Una cosa inanimata diventa viva e agile

Felice, libera, s’alza
nel cielo, addenta
le nuvole che vanno;
furtiva cala, si volge, affloscia
il muso sulla terra.
Rianimata s’impenna e sale
toccata dai veli dell’alba.
Lenta sui tetti sfiora nembi, torri;
mossa da un ignoto spirito,
fra case e uomini dormenti
con il solido ferro è viva, freme;
squilla nel primo mattino.
Forma possente armonica distende
sull’attesa del giorno
manna giuliva, d’oro.
Voci, fresche voci ridono
alla sua danza.
Mi dà forza e speranza.

Il lavoro
di M. Quoist

Ma noi abbiamo rovinato, o Signore,
il lavoro umano.
Abbiamo sciupato il mistero della creazione.
Questa sera, o Signore,
Ti offro il lungo grido di ribellione
degli uomini, schiavi del lavoro.
Ti offro l’umiliazione e la pena di ognuno,
Ti offro la lotta di tutti,
Ti offro i bastonati, gl’imprigionati,
i mitragliati, gli uccisi,
A quell’esercito di lavoratori che lottano
con l’arma della sofferenza
perché siano liberi i loro fratelli.
Signore, illuminali con la Tua luce;
siano lucidi nel conflitto,
siano giusti nella lotta,
siano generosi nel dono.
Purifica il loro cuore, affinché si battano per amore
e tutti, liberi e fieri,
possano offrire al Padre alla fine dei tempi
il Paradiso
che con Te avranno costruito con le loro mani.

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