Carbonia. Arriva in città Emilio Lussu. Tremano prefetto e questore di Cagliari per i “pericoli” che vengono dalle masse del Sulcis e dai “piani rivoluzionari” delle sinistre, nel continente

28 Novembre 2021
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Gianna Lai

Torna la domenica ed insieme il post sulla storia di Carbonia, dal 1° settembre 2019.

Anche Emilio Lussu  nell’aprile del 1948 a Carbonia per la campagna elettorale: dalla torre civica,  ricorda Aldo Lai, parla  con toni di vero socialista, che preludono ormai alla scissione e alla costituzione del Partito sardo d’azione socialista, fino alla unificazione col Psi che avverrà di lì a pochi anni. E si rivolge il leader sardista,  in particolare, agli operai seguaci del Psd’az denunciando come, in Consiglio comunale, a Carbonia, il loro partito sia schierato a destra, a fianco della DC. Una ben ridotta rappresentanza all’opposizione, commenta  a margine ancora Aldo Lai: mai oltre i tre, quattro democristiani, i tre, quattro sardisti. E parla Lussu in risposta al modo che il Psd’az cittadino ha di attaccarlo, considerandolo traditore per “aver stretto accordi con i partiti continentali”, mentre si tratta, per il dirigente sardista, di allargare le adesioni in vista della formazione di un nuovo gruppo, riunito attorno a sé  a livello regionale,  contro la politica di Pietro Melis che, di Lussu, si vuole sbarazzare, conclude Aldo Lai.
Molto evidenti i contrasti alla vigilia delle elezioni in città e, come dice lo storico Antonello Mattone, anche in Sardegna: “I partiti si preparano alle elezioni del 18 aprile e ciò influisce in maniera determinante sulla rottura definitiva di quella pur labile unità autonomista che, in alcune occasioni, si era riusciti a tenere in vita per sollecitare l’approvazione dello Statuto”. Avendo già la DC, in “Assemblea Costituente, al momento della votazione per l’istituzione dell’Ente Regione nella Carta costituzionale” operato  per “la conversione al centralismo e l’abbandono delle originali affermazioni autonomistiche”.   A sinistra, evidente  “il tentativo di fare del Fronte un ampio movimento autonomista che, benché egemonizzato dalla classe operaia, si ricolleghi alla tradizione contadinista e popolare del sardismo”. Ma  anche se Lussu in prima persona è impegnato a portare avanti quella battaglia, “il Psd’A, tuttavia, rifiuta la proposta, …… ed imposta la campagna elettorale all’insegna del più gretto isolazionismo. Questo porterà progressivamente il Psd’az a diventare il rappresentante del blocco agrario, di orientamento laico, e degli interessi della borghesia imprenditoriale urbana”, come ancora leggiamo su Antonello Mattone.  Così, la sua sintesi, “Il clima che precede la campagna elettorale è in Sardegna,   come nel resto della penisola, assai teso, caratterizzato da una contrapposizione frontale di schieramenti: da un lato la Dc e le destre liberali e monarchiche, espressione del blocco agrario dominante e della massa enorme dei coltivatori diretti e dei pastori, dall’altro le sinistre arrocate nelle cittadine operaie del bacino minerario, ma ancora deboli nelle campagne. Già all’indomani della fine del tripartito si poteva registrare nell’isola una profonda lacerazione  nel confronto democratico fra i partiti antifascisti ed un attacco aperto  alle organizzazioni operaie”. Chiaro come anche in Sardegna fosse già avviata la “scalata della DC verso le centrali del potere economico dell’isola, Carbosarda, Società Elettrica sarda, Ente Flumendosa, ecc., di una DC che si pone ormai come perno del blocco agrario e dello schieramento conservatore”.
Così, in risposta, Velio Spano al VI Congresso del PCI, Milano 5 gennaio 1948, in preparazione del confronto  elettorale: “I rapporti di forza tra noi e il nostro avversario più diretto, la Democrazia Cristiana, si sono modificati dalla costituzione del ‘governo nero’ ad oggi. In un certo senso sono cambiati a nostro favore, giacché noi, abbandonando appunto la via delle illusioni parlamentari, abbiamo messo in campo le forze di cui già disponevamo, ma che lasciavamo nell’inerzia”.
A Carbonia, attacco alla politica del governo, nel programma del Fronte popolare, e difesa dell’unità sindacale, così fortemente riproposta da Di Vittorio in quei giorni anche nel Sulcis. E, a riflettere il quadro nazionale e regionale in città, il  contrasto fra democristiani e sinistre, anticomunismo e ingerenza della chiesa e della curia locale; e quello  internazionale, la scelta filoamericana della DC, la scelta filosovietica delle sinistre.
Così Velio Spano in quel suo noto scritto, “Contro il cretinismo paternalistico”, su  Il Lavoratore” del 7 febbraio  1948: “Gli operai in lotta per i Consigli di gestione, i contadini in lotta per la terra, i piccoli e medi proprietari in lotta per l’autonomia della Sardegna, questa la via che bisogna seguire. Spingere in avanti il movimento, dare strumenti concreti  ai Consigli di gestione e ai Comitati per la terra, dare ai sardi chiara coscienza dei loro compiti e delle loro rivendicazioni…di fronte alle forze estranee del capitalismo continentale e dello statalismo italiano”.
Sono questi i temi che allarmano il  questore,  nella nota inviata al prefetto in quello stesso gennaio, per l’ondata di scioperi, nella penisola, contro “la situazione finanziaria dell’Italia e gli aiuti americani, che possono incidere in vista delle nuove elezioni”. E poi  di fronte alla “risonanza  di  un eventuale  piano rivoluzionario da attuarsi a breve da parte delle nostre sinistre, che tendono a ostacolare la realizzazione della politica del governo”, specie in seguito alle “insistenti e tendenziose voci di rivoluzione armata e di conseguente guerra civile, di blocchi politici in vista delle elezioni”. Pur se alquanto rassicurato poi, il questore, da “l’arrivo di truppe da sbarco a Taranto”. Piuttosto laconico, invece,  nell’annunciare l’apertura di una sezione del MSI a Cagliari: il pericolo, semmai, nella insofferenza dei socialcomunisti, “fortemente ostile la sinistra”, il suo commento.
Ecco, in questo quadro di grande apprensione, il prefetto informa sull’andamento della campagna elettorale in provincia; a febbraio i primi comizi nel capoluogo e nei centri più importanti, come Carbonia,  Iglesias, ecc., “il comizio di Renzo Laconi a Cagliari, con la partecipazione di intellettuali e docenti universitari. E di Nadia Spano e Emilio Lussu e Mastinu  per il Psd’az, il primo favorevole  all’alleanza del blocco popolare, gli altri per andare autonomamente a votare” .
E poi a marzo, ancora Nadia Spano e, per  L’Unità socialista, l’onorevole Angelo  Corsi, per la DC l’onorevole  Segni e l’on. Chieffi. E sembra lasciare il commento dei fatti al questore che, se nella “sfera d’azione” della DC vede muoversi “l’elemento benpensante ed intellettualmente emancipato del popolo”, con atteggiamento sprezzante considera invece le sinistre: “il socialcomunismo, inquadrato nel fronte democratico popolare, riscuote la fiducia nella massa amorfa degli operai, specie in quelli del bacino minerario del Sulcis ove i dirigenti, quasi tutti comunisti, esercitano un sensibile ascendente su detta massa che, inconscia del programma e delle ideologie marxiste. aderisce pertanto agli scioperi susseguentesi, in specie in questi ultimi tempi, a catena, col precipuo scopo di ingenerare malumore e critiche sull’operato del governo e dei suoi rappresentanti nell’ambito della provincia, il cui sforzo, tante volte irto di ostacoli, contribuisce ad alleviare lo stato di disagio in cui versano le varie classi sociali”.  Ed è alla luce di tutta questa agitazione tra i rappresentanti del governo in provincia, che si comprende l’allerta su L’Unità del  15 aprile 1948, “corre voce di una manifestazione di forza della polizia, a Carbonia, in occasione delle elezioni”.
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