Quanto è difficile essere donna, anche nell’occidente libero e democratico!

29 Aprile 2022
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Rosamaria Maggio

Le interviste ad Astro Samantha de “Il Messaggero”, di “Io” del Corriere della Sera, mi stimolano a parlare di una mia recente lettura, il libro di Ilda Bocassini “La stanza numero 30”.
Si intrecciano infatti le storie di due grandi donne che hanno dovuto e devono ancora fare i conti con un atteggiamento sessista, maschilista e arretrato.
Il libro della Bocassini era stato presentato alla stampa quasi come una storiella rosa, tanto da farmi passare la voglia di leggerlo e ringrazio una cara amica che me lo ha regalato.
Infatti, i nostri giornaloni si erano soffermati su alcune righe dedicate alla sua amicizia con Giovanni Falcone, insinuando chissachè, invece di focalizzarsi sulla stima e ammirazione che sono molto ben descritte e che riguardano l’uomo ed il Magistrato Giovanni Falcone.
Le due vicende non hanno niente in comune se non il fatto che anche Samantha deve perdere tempo a rispondere con garbo a domande anacronistiche del genere ” chi si occuperà dei suoi bambini quando lei sarà in orbita?” o idiozie simili. Ho l’impressione che Samantha avra’provato in imbarazzo al posto del suo interlocutore.
Questo è un paese con un numero elevato di femminicidi, con un alto tasso di disoccupazione femminile, dove una Samantha Cristoforetti è percepita quasi come un fenomeno da circo.
Questa intervista mi ha portato subito al libro della Bocassini che nella prima parte descrive la fatica per raggiungere il traguardo del concorso in magistratura superato al primo colpo, pur occupandosi di un bambino di pochi anni.
L’assegnazione alla Procura di Milano, assieme ad una collega ed a altri 7 magistrati maschi, comporterà subito la frustrazione delle dichiarazioni alla stampa, (al Corriere della Sera), del Procuratore di allora, il dr. Gresti, che manifestò la seria preoccupazione che gli uffici non avrebbero potuto più lavorare con l’intensità e l’efficacia di prima, a causa dell’assegnazione di 2 giovani magistrate.  Egli dichiarerà che il lavoro inquirente poco si adatti alle donne, soprattutto a quelle alle prime armi ed inoltre che la maternità e le preoccupazioni per i figli poco si conciliano, a suo dire, con un lavoro stressante e pericoloso.
Così inizia la carriera di Ilda, svolta con passione e abnegazione, sacrificando a volte anche la famiglia, ma dovendosi sempre giustificare agli occhi del mondo per il suo essere donna, preparata e determinata.
Il libro descrive i suoi 40 anni nella stanza numero 30 della procura di Milano, il suo impegno nelle indagini di processi importanti che hanno fatto un pezzo della tragica storia di questo paese, compresi i 2 anni di distacco presso la Procura di Caltanisetta, competente per le indagini sulla strage di Capaci.
Questo libro, che riporta con grande precisione indagini e processi importanti che hanno insanguinato il nostro paese, descrive la mentalità retrograda che ancora ci contraddistingue e che la intervista a Samantha non fa che confermare.
Ilda è conosciuta come Ilda la Rossa. Dei suoi capelli, collane, abiti è stato detto tutto, mentre dei suoi colleghi ad esempio del pool di mani pulite, abbiamo conosciuto i nomi e forse qualche aneddoto. Mai abbiamo letto di Gherardo lo scapigliato, di Da Vigo con i capelli bianchi, di Di Pietro sovrappeso o altre bestialita’ simili.
Anche quando si trasferì per 2 anni in Sicilia per seguire le indagini su Capaci, Ilda subì le critiche della famiglia, di amici e colleghi per la scelta di star lontana dai suoi anche per ragioni di sicurezza. Tornava a casa il fine settimana e nessuno avrebbe avuto nulla da ridire se quella applicazione a 1000 km di distanza avesse riguardato un suo collega maschio.
Fu protagonista della prima audizione del collaboratore di giustizia Vincenzo Scarantino, poi dichiarato falso pentito in una sentenza della Corte d’Assise di Caltanisetta dell’aprile 2017. Tale inattendibilità fu relazionata dai sostituti Bocassini e Saieva  gia’ in una relazione alla DDA del 94 .
Indagò sul magistrato Renato Squillante, sugli avvocati Acampora, Pacifico e Previti per le tangenti ricevute da Rovelli al fine di ottenere una sentenza di risarcimento a suo favore da parte dell’IMI.
In quegli anni fu destinataria degli strali della ex collega Parenti, divenuta nel frattempo parlamentare di Forza Italia, delle interpellanze parlamentari  proposte da Enrico la Loggia e da Filippo Mancuso, diventato anche Ministro della Giustizia durante il governo Dini, dove si diceva che esponenti di Forza Italia erano oggetto di particolari attenzioni da parte del pool di mani pulite ed in particolare della dr.a Bocassini ” la quale sembra legittimata a operare senza alcun rispetto delle regole processuali”.
Nel libro della Bocassini si da’ atto anche della pressione mediatica cui fu sottoposta un’altra donna, la testimone Stefania Ariosto, cui non venne risparmiato nulla, compresa la notizia data in pasto al pubblico della perdita dei suoi due figli per una malattia genetica.
Nei confronti della Boccassini poi si accanì il settimanale scandalistico “CHI “, con affermazioni come “Ilda la rossa, dal calzino fuori moda che getta la sigaretta per terra e si permette di fare shopping in un negozio extralusso delle vie del centro”.
L’On. Santanche’ la definirà “un cancro della democrazia, una metastasi”, Marco Traradash “una squatter in procura”.
Samantha Cristoforetti porta con sé la sola colpa di essere donna in un campo stato da sempre di dominio maschile, la Boccassini oltre ad essere donna ha scoperchiato fatti e misfatti del nostro paese ed è stata destinataria di attacchi simili a quelli destinati a Falcone e Borsellino, a tentativi di delegittimazione, che per fortuna non sono arrivati a quegli epiloghi drammatici.
Ilda Boccassini quindi porta in sé il segno di questo affronto: l’essere donna ed essere impegnata a ristabilire la legalità.

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