Il parlamento e il governo italiani sanno cosa vuole Zelensky? O c’è una delega in bianco?

29 Aprile 2022
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A.P.

In questa tragica vicenda di guerra in Ucraina molte sono le emergenze anche costituzionali che ci riguardano e attengono alla tenuta del nostro quadro democratico. Ad esse dobbiamo guardare con molta attenzione, rigore e serietà, ricordando che i precedenti costituzionali dettano la via per il futuro, anche per quando il paese dovesse - Dio non voglia! - essere retto da maggioranze e da esecutivi peggiori degli attuali.
Il Parlamento sulla questione delle armi e della guerra è stato chiuso, dispone solo il governo, anzi solo alcuni ministri ritenuti competenti per materia.
Questo è un vulnus gravissimo del carattere parlamentare del nostro ordinamento; richiama un po’ la prassi crispina di fine Ottocento, anticipatrice sul piano istituzionale del fascismo. Ciò che è peggio è che il Parlamento ha votato per l’invio di armi, una sostanziale cobelligerza o precobelligenza, coi gravi automatismi in caso di allargamento del conflitto. Si consegnano le chiavi della nostra politica sull’Ucraina al governo di quel paese, senza sapere neppure cosa Zelensky vuole, o meglio seguendone le decisioni qualunque esse siano, con una sorta di delega in bianco.
E’ ammissibile tutto questo? Evidentemente no.
Or non sarebbe il caso di tornare al limpido dettato della Costituzione che - come ha detto anche la Carlassarre - assegna al Parlamento ogni discussione e decisione nelle materie che in qualche modo attengano a questioni collegate alla guerra?
Speriamo che Conte, che ha chiesto una discussione parlamentare, visto il cambio di passo di Ramstein, tenga dritta la barra, ma chiediamo che anche altre forze lo facciano. Le decision oltranziste di Biden, Johnson e Zelensky in risposta alle iniziative ingustificate e altrettanto oltranziste di Putin, non possono essere le nostre e peggio senza discussione e decisione del Parlamento.

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