Cassazione: via Rasella, i partigiani non furono massacratori

23 Luglio 2009
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Red

I partigiani che, il 23 marzo 1944 condussero l’attacco di via Rasella nei confronti dei soldati nazisti occupanti- al quale seguì la rappresaglia delle Fosse ardeatine- non furono dei “massacratori di civili”, ma compirono una “legittima azione di guerra” contro il nemico occupante. Pertanto commette diffamazione chi definisce “massacratori” coloro che parteciparono a questa azione di resistenza. Lo sottolinea la Cassazione accogliendo la richiesta di risarcimento danni morali avanzata nei confronti di un quotidiano da Elena Bentivegna , figlia della gappista Carla Capponi e di Rosario Bentivegna che parteciparono all’azione di via Rasella.
In particolare la Cassazione - con la importante sentenza n. 16916 - ha contestato la decisione con la quale la Corte d’appello di Roma, nel 2004, aveva respinto la richiesta di risarcimento danni avanzata da Carla Capponi nei confronti del quotidiano “Il Tempo”. Il giornale aveva definito “massacratori di civili” i partigiani del commando di via Rasella , ritenendo legittimo l’uso di un simile termine in quanto quell’azione era “un gesto certamente violento, per sua natura finalizzato a cagionare orribile morte a una molteplicità di persone: si trattava di un inutile massacro”. Ma i giudici di Piazza Cavour hanno ordinato alla Corte d’appello di rivedere il suo giudizio in quanto si tratta di un’affermazione “lesiva della dignità e dell’onore dei destinatari” mossa dall’intento di “accostare l’atto di guerra compiuto dai partigiani all’eccidio di connazionali inermi” (le oltre 300 vittime della strage delle Fosse Ardeatine).
L’attentato di via Rasella avvenne a Roma il 23 marzo del 1944 per opera dei partigiani dei Gruppi di azione patriottica (Gap) contro le truppe tedesche che occupavano la città. Morirono trentadue soldati nazisti. In occasione delle celebrazioni per il 25° anniversario della fondazione dei Fasci Italiani di Combattimento, una bomba scoppiò proprio in questa via dove stava passando una compagnia del I battaglione del Reggimento SS-Polizei Bozen, composta da 156 uomini tra ufficiali, sottufficiali e soldati. Poco dopo due squadre dei Gap sotto il comando di Franco Calamandrei e Carlo Salinari, lanciarono bombe a mano e fecero fuoco sui sopravvissuti. Rosario Bentivegna, studente in medicina, con la copertura di Carla Capponi, anche lei studentessa in medicina, fece nel frattempo esplodere la bomba, nascosta in un carrettino da spazzino. Il giorno dopo, le truppe di occupazione della Germania nazista perpetrarono un massacro ai danni di 335 civili italiani alle Fosse Ardeatine, come rappresaglia per l’attentato di via Rasella. Per efferatezza, numero di vittime e tragiche circostanze le Fosse Ardeatine, antiche cave di pozzolana site nei pressi della via Ardeatina, sono diventate un simbolo della ferocia nazista durante il periodo dell’occupazione.

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