Il lavoro anzitutto

26 Novembre 2012
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Gianna Lai 

Grande manifestazione a Cagliari sabato, in occasione dello sciopero per il lavoro. Ecco un reportage dal corteo.

Apre ‘ CGIL CISL UIL, Prima di tutto il lavoro’, e poi ‘La violenza sulle donne è una sconfitta per tutti’. Due grandi striscioni che sembrano abbracciare l’intera  manifestazione, il succo della protesta sarda. Seguono le categorie dei lavoratori di tutta l’Isola. Donne e uomini  molto determinati nei volti, anche se provati dalle lunghe lotte di questi anni, che gridano parole d’ordine contro le diseguaglianze, contro i responsabili della crisi e contro il Governo regionale e nazionale. Per l’occupazione, il lavoro, la democrazia. Li abbiamo già visti in tutti questi anni di proteste gli striscioni  che danno forma e qualificazione politica alla mnifestazione, quelli della Rockwool, dei Minatori della Carbosulcis, ‘In marcia per il lavoro’, e della Keller Meccanica, e della Fillea CGIL, che recita ‘Nel Medio Campidano 18 mila edili licenziati’. E Ottana Energia, e la Camera del lavoro dell’Ogliastra. E poi quelli dei pensionati di tutti i territori della Sardegna, da S.Antioco al territorio di Nuoro e Sassari, ‘Dare più forza ai nostri diritti’. Non avevamo ancora visto invece la poesia della Scuola nel lunghissimo  striscione Flc CGIL Carbonia Iglesias, i disegni dei bambini, tanti bambini disegnati in fila, con la scritta ‘Ridateci la nostra scuola’. Ed è necessario distenderlo più volte in terra per mostrarlo a tutti, prima in via Dante, inspiegabilmente chiusa al traffico solo a metà, sicchè la manifestazione è costretta a segnare notevolmente il passo. E poi in Piazza S.Benedetto, dove  si stende di nuovo in terra lo striscione dei bambini, e dove è obbligatoria una sosta per incontrare gli studenti. A centinaia in attesa del corteo, ma il gruppo più grosso è ancora in piazza Giovanni, fanno la ola, in piedi, seduti, quando la testa della manifestazione  si ferma davanti a loro, gridando contro i finanziamenti alle private, mentre il gruppo ogliastrino  batte i tamburi al ritmo della rantantina. Nè avevamo ancora visto gli insegnanti dell’Alfieri, orgogliosamente ordinati, mentre sfilano fra i lavoratori delle fabbriche, e neppure gli studenti ‘armati’ di scudi di cartone, per sottolineare la protesta contro le cariche cui vengono regolarmente sottoposti i loro colleghi nella Penisola. Nè, infine, ci era ancora capitato di vedere l’annuncio della più grande multinazionale che, pur non essendo certamente in crisi, anzi, in Sardegna licenzia e chiude, ‘Dove c’è sport c’è Coca Cola, dove c’è Coca Cola c’è disoccupazione’.  In via Sonnino ci si deve fermare per far entrare nel corteo una consistente delegazione di lavoratori appena scesa dai pulmann. Alle 11, pur procedendo a passo sostenuto, siamo ancora in via XX Settembre, i Sindaci dei Comuni sardi e i Segretari delle Confederazioni in testa, ma la coda del Corteo non è ancora partita, studenti e Cobas sopratutto. E viene spontaneo chiedere a Enzo Costa, che chiuderà la manifestazione nel Largo Carlo Felice, come stanno le cose, come sono i dati sull’occupazione, quale futuro per un territorio sempre più povero. Dice che se la politica resta nelle mani dei mercati e l’economia è libera di speculare sui salari, non usciremo mai dalla crisi. E parte dalla Giunta Regionale che, in una situazione di grave emergenza come la nostra, in cui servono al più presto risorse, ha deciso di non fare  la Finanziaria, in attesa del verdetto della Corte Costituzionale. Mai una cosa simile si è verificata in altre Regioni. ‘Se i  tagli non consentono grandi manovre in nome del Patto di stabilità, la Regione doveva  seguire l’incoraggiamento della piazza, dice Enzo Costa, e aprire una vertenza sociale con lo Stato, sostenendo  la lotta dei lavoratori contro i tagli. E contro questo governo tecnico che fa politica, e che si fonda unicamente sul contenimento della spesa pubblica. Se poi consideriamo che in Sardegna anche la Coca Cola chiude, allora si capisce che le sortite dei ministri di questo governo a Carbonia, sostenute da questa Giunta, assumono semplicemente il sapore di una propaganda da inizio di campagna elettorale. Perchè la Sardegna è tutta nelle condizioni in cui si trova il Sulcis, sono 300mila le persone che non lavorano nell’isola, il 50% dei giovani è disoccupato, e le questioni vanno affrontate complessivamente, non per singolo territorio. Ed allora è  giusta la protesta dei lavoratori, a parte le intemperanze dovute alla sofferenza e all’esasperazione degli animi,  che hanno capito che niente di più si è detto per il Sulcis, di quello già stabilito nei mesi scorsi. Nessuna definizione di tempi e luoghi per gli interventi, nè  garanzie per le infrastrutture, indispensabili a qualunque nuovo insediamento. Ecco perchè è importante la protesta delle tre Confederazioni, unitaria  almeno in Sardegna, mentre a livello nazionale continuano ad esistere molte difficoltà, e mentre sembra prevalere l’antipolitica nella Consulta Rivoluzionaria che manifesta per conto suo. Il mondo del lavoro è debole se si va divisi, si rafforza nell’unità, e questa giornata lo dimostra’. Intanto il Corteo attraversa la via Roma e si snoda in spazi sempre più ampi, ma  tuttavia la coda non riesce a raggiungere la piazza mentre si stanno svolgendo gli interventi finali. I manifestanti si allargano intorno al palco, un ultimo richiamo ai problemi negli striscioni che lo circondano, ‘Euroallumina, ancora chiusi’, i giovani operai con casco e keffia, ‘Patrimoniale subito’, ‘Scuola pubblica, l’unica veramente libera’, ‘Gli appalti Alcoa creano povertà’, ‘Precari i nostri diritti, precari i nostri servizi’, degli operatori dei servizi per il lavoro. Un ultimo richiamo nelle parole del Segretario CGIL, ‘La piazza è un luogo democratico dove la gente esprime i bisogni e combatte le ingiustizie. E’ stata grande oggi la partecipazione  del  popolo democratico dell’Isola che non è  rassegnato di fronte alla crisi, e che vuole combattere per una Vertenza Sardegna in grado di  affrontare i nodi strutturali,  il costo dell’energia prima di tutto, terribilmente più alto che nel resto dell’Italia, ’stratosferico’ rispetto all’Europa. Una lotta per usare le risorse dove vivono le persone, contro ogni forma di delocalizzazione e contro l’emigrazione massiccia che si annuncia nell’isola, 1/3 dei suoi abitanti nei prossimi anni se non si risolveranno i problemi. Perciò non bastano due ministri e un sottosegretario nel Sulcis, i lavoratori meritano rispetto in tutta la Sardegna. Così  i giovani disoccupati e gli studenti, che noi oggi accogliamo a braccia aperte, insieme alle donne e al loro striscione, per ricordare la giornata di domenica contro la violenza sessuale’. E vengono ripresi i temi dallo studente, che si rivolge alle compagne e ai compagni manifestanti, dall’operaio dell’Euroallumina, da quello  delle Aziende d’appalto Alcoa, dal rappresentante dei pensionati e via via fino alla chiusura, nelle parole della Segretaria Uil.    
 

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