Caro Massimo, da te mi aspetto un ultimo miracolo

27 Giugno 2014
1 Commento


Amsicora

Caro Massimo,

Mi par di sentirti: «economie fino all’osso!». Come un novello Quintino Sella guardi alle spese «con la lente dell’avaro» e punti deciso al riordino delle finanze dell’Ente lirico. “I have a dream” (”Io ho un sogno“) hai gridato al consiglio di amministrazione e a noi cittadini: il pareggio di bilancio! Lo so cosa dicono le male lingue: che fai questo pensando ai tuoi guai giudiziairi, che fai oggi quello che negavi ieri, perché oggi c’è al comando Meli che non ti garba e ti è stato imposto dai tuoi avversari nel CDA, mentre ieri non hai avuto remore ad accordare 120.000 euro annue alla tua prescelta. Dirai 120.000 ieri, come oggi e come prima di ieri. D’accordo. Ma nella spesa va sempre fatto un rapporto qualità/prezzo e, sulla carta, ossia sul curriculum, non puoi negare che quello di Meli è più prestigioso di quello della Crivellenti, che al Teatro è entrata come addetta alla biglietteria. Quello invece è stato anche nel tempio della musica, a La Scala, seppure per poco tempo. E, dunque, si può dire che ieri eri prodigo ed oggi sei sellanamente avaro. Ma io non son fra quelli che criticano il presente con gli occhi del passato, impiccandosi alle loro coerenze, pur di colpire o criticare. Io sono un sostenitore del banalissimo “meglio tardi che mai“. E dunque che tu oggi sia passato fra le fila degli austeri mi piace. Del resto hai reminiscenze berlingueriane. L’austerità del compano Enrico non era certo l’economia all’osso del liberale di destra Sella, ma incarnava una critica severa al consumismo e allo spreco che è anche una critica rigorosa e radicale del modello di vita e dei meccanismi del capitalismo odierno.
Caro Massimo, ho letto cosa dice Cualbu a proposito del compenso aggiuntivo di Meli, 60 mila euro non noccioline per la direzione artistica. E conosco anche l’argomentazione a supporto: bisogna sempre vedere il prodotto. E quanto Meli produce - soggiunge il fonnese - vale il compenso. Noi però siamo di un’altra parrocchia e rimaniamo fedeli al moto marxiano e prima ancora gesuano “da ciascuno secondo le sue capacità a ciascuno secondo i suoi bisogni” e, dunque, pensiamo che, in una società giusta o solo più equa, capacità e bisogni devono trovare un ragionevole equilibrio. Data la grave situazione economica, Meli, dunque, potrebbe fare un bel gesto e, anziché cumulare, potrebbe, se non rinunciare, almeno fare uno sconto. E il CDA certo potrebbe “stimolarlo” a questo “sacrificio”.
Ma vedi, caro Massimo, come i tuoi nuovi gesti richiamano spiriti grandi! Sella, Berlinguer, Marx e ancor prima di lui gli Atti degli apostoli (cfr. At 4, 35)! Non mi par vero! Quanta acqua è passata sotto i ponti da quando dovevo richiamarti ai valori della legalità, della procedura e dell’imparzialità. Oggi da allievo, sei diventato maestro. Voli alto! Consentimi però ancora un consiglio: devi compiere uno sforzo finale per raggiungere non dico la impossibile perfezione, ma per approssimarti ad essa. Devi riuscire a fare il presidente della Fondazione. Mi capisci vero? Presidente non solo ex lege, ma in senso pieno, partecipando alle rappresentazioni in mezzo al pubblico, riavvicinandoti ai lavoratori del Teatro, ricomponendo le posizioni nel CDA mediante un’opera paziente di ricucitura. Diventando non una voce minoritaria, ma “la voce” dell’Ente. Lo so che è difficile, dopo tutto ciò che è successo. Ma questa è l’arte che fa grande un politico: ricucire e riportare i collegi alla normale dialettica, ritrovare sintonia con la propria gente. Ricorda che in fondo Cualbu non lo ha nominato Cappellacci, ma, a suo tempo, Renato Soru, che tu hai tanto amato e sostenuto. E, dunque, se Cualbu è riuscito a dialogare con Soru, puoi riuscire a farlo anche tu. Ecco, caro Massimo, ti chiedo un’ultima fatica: riporta il CDA nell’alveo della normalità. In questi ultimi tempi hai fatto miracoli. Sono certo che farai anche questo. Ci conto.

1 commento

  • 1 Vittore Nieddu Arrica
    29 Giugno 2014 - 14:11

    Non puó riuscirci! Ormai ha intrapreso la strada del non ritorno e, ahimè non sa nulla né di aziende né di teatro lirico. Non é colpa sua é così!
    Con il rispetto dovuto.
    Vittore Nieddu Arrica

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