Sindaci, fucilate e involuzione democratica

22 Febbraio 2016
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Andrea Pubusa

Crepitano, contro sindaci e assessori, i fucili automatici nei nostri paesi? Crescono i luoghi comuni. E non è che questi non facciano male. Al sindaco di Desulo mitragliano la casa e via la stura alle solite litanie contro la violenza nei paesi. Secondo il direttore de l’Unione sarda una delle cause - par di capire - sarebbe da rinvenire nel fatto che Littarru si è opposto ai pasticci amministrativi che in altri Comuni hanno dato vita a sindacopoli. Come dire che in Sardegna tutti i sindaci che non subiscono attentati sono accondiscendenti con questi pasticci!? Forse che c’entrano di più i maiali al pascolo brado, a Desulo perfino dentro il paese? Certo, sbagliare mira è facile e possibile, ma fino a prova contraria  l’eradicazione della peste suina non è compito del Comune, ma della Regione. Una fucilata a nuora (Littarru) perché suocera intenda (Pigliaru)? Tutto è possibile. Può anche essere l’istinto… i barbaricini, si sa, non li hanno proprio civili, parola di procuratore, e, dunque, li, istintivamente, una fucilata non si nega a nessuno, … è un riflesso condizionato.
Contro la stupidità dei violenti c’è poco da fare. Qualcuno in giro c’è sempre. Le madri dei cretini sono sempre in attesa. Eppure, a questo male oscuro un rimedio c’è e non è la caserma né la repressione. Certo, anche queste servono, ma più che il fucile buono, che pur sempre fucile è, serve il libro, che è altra cosa. La cultura porta con sé la mitezza, è anzitutto spinta al dibattito pubblico, alla partecipazione, alla soluzione insieme dei problemi della polis, al rispetto dei più deboli ad una lotta comunque per farli uscire da uno status di minorità. La cultura è la base vera della democrazia. E’ la prospettiva tracciata dal capoverso dell’art. 3 della Costituzione, ormai desueto a tutti i livelli. Lo diceva alla fine degli anni ‘60 la Commissione Medici, anch’essa dimenticata. Si può dire che nelle amministrazioni locali c’è un moto partecipativo? Che la democrazia cresce? O è vero il contrario? Il sindaco d’Italia è espressione della comunità locale o di marchingegni elettorali che trasformano una minoranza infima in grande maggioranza. E le province, ormai ridotte a enti strumentali della Regione, con tanto di commissario d’emanazione regionale? E la Regione, governata da un signor nessuno (in senso politico, s’intende), che dispone del 60% dei seggi a fronte del 19% dei voti e del 50% degli astenuti. E civiltà questa? Potata la democrazia nei rami bassi, ora, si passa ai rami alti, si attacca l’elettività del Senato e si trasforma la Camera, con l’Italicum, in un’accozzaglia di supporters del capo del governo. Il capo del governo sindaco d’Italia! Dire che i governi ai vari livelli sono i comitati d’affari della borghesia o dei malfattori ora è perfino uno slogan ottimista. Non esistono neanche i comitati, ma solo gli affari e gli affaristi!
C’entrano i pallettoni di Desulo con tutto questo? E la riduzione dello Stato che toglie scuole, poste, servizi alle comuninità locali? C’entra tutto questo? Certo, è che quando la scuola dell’obbligo ha portato le scuole in ogni paese e perfino nelle frazioni, la sensazione diffusa era che la civiltà si stesse estendendo e la fiducia in un futuro migliore era grande, raggiungeva anche i più umili. Sorgevano come funghi i circoli culturali anche nei paesi dell’interno, l’opposizione assumeva la visibilità della lotta democratica di massa. Il ricorso alla violenza regrediva. Ora, c’è la sensazione opposta della discesa senza fine in un mondo di arroganza e di prevaricazione amministrativa, di uno stato che ti mette in mutande e non ti dà nulla. E questo sentimento si accentua man mano che i governanti parlano di segnali positivi a fronte dei drammi che ognuno ha fin dentro la propria famiglia o in quella degli amici. La meglio gioventù se ne va, altro che fuga dei singoli cervelli, è fuga di massa, è migrazione biblica. In paesi così maltrattati dalle leggi, gli amministratori anche quando rispettano le leggi non rappresentano nessuno e fanno - spesso loro malgrado - gli esattori o gli sceriffi. Ecco questo è l’humus della fucilata come la pioggia e  il sole nel sottobosco lo è del fungo. Ed è inutile voltare la faccia. O si fanno i conti con la questione democratica o la governance (oggi si dice così!) di infime minoranze, con faraoniche maggioranze, reca con sé e favorisce la variante affarista e violenta. Inciviltà chiama inciviltà.

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