Tonino Dessì
Caro Andrea - non lo dico ovviamente in polemica con te, ma per sottolineare qualcosa che ho tentato di segnalare altre volte - chi ha pensato di utilizzare come argomento politico (per di più risolutivo) contro il Sindaco di Cagliari questa vicenda penale, si è affidato a un criterio giustizialistico di lotta politica che non mi è parso mai appropriato e men che meno efficace. Altra cosa, nello specifico, poteva essere, come anche tu hai fatto, argomentare, sulla base di quanto già era emerso dalle sentenze del giudice amministrativo, nel merito della cultura amministrativa e della capacità gestionale delle persone coinvolte (non solo del Sindaco). La vicenda penale alla fin fine ha focalizzato l’attenzione su un aspetto specifico, riguardante una singola gestione, facendo perdere di vista il tema generale della “cifra” di questa amministrazione civica, che poco ha evidenziato quanto a ispirazione di sinistra (democratica, partecipativa, sociale) e poca inventiva ha manifestato sui terreni dell’innovazione per lo sviluppo e del ruolo della città di Cagliari nel sistema-Sardegna. Ma anche su quell’aspetto specifico non ho alcuna remora a ribadire che la conduzione giudiziaria della vicenda Lirico - una conduzione che a qualcuno dev’essere apparsa discutibile, a giudicare dal tuttora non chiarito episodio intercorso a fine anno in seno alla Procura - tutta focalizzata sulla presunta colpevolezza penale di Zedda nella nomina della signora Crivellenti, ha lasciato invece in una permanente zona d’ombra il tema della conduzione disastrosa della Fondazione Teatro Lirico ben prima dell’Amministrazione Zedda, questione emersa da importanti testimonianze rese in istruttoria e in dibattimento. Intanto si è consumata, conclusivamente, quella che pare a tutti gli effetti una restaurazione e anzi un consolidamento dei poteri politici e imprenditoriali che hanno esercitato ed esercitano un forte condizionamento sull’istituzione culturale cagliaritana.
Caro Tonino,
penso anch’io, come te. che il caso Crivellenti ben si può chiudere, sul piano amministrativo, con la severa sentenza di annullamento del Tar. Lì c’è, motivata puntualmente, la censura netta della condotta di Zedda, la sanzione forte della scorrettezza e dell’illegittimità della sua attività in quel singolo episodio.
Ma, hai ragione tu, il giudizio estrapola un fatto, lo analizza con strumenti in cui diventa assorbente un tecnicismo giuridico che, nell’abuso d’ufficio, ha raggiunto livelli assai articolati, quasi barocchi. Il processo poi parcellizza una vicenda complessa e non consente un giudizio generale. C’è la gestione precedente del Lirico su cui l’azione penale è necessariamente muta o riduttiva, come lo è sulla condotta degli altri protagonisti, che hanno in qualche modo “concorso” in quel fatto. Una forzatura del Sindaco-Presidente di quella portata, posta in essere sotto la lente d’ingrandimento dei media, richiede pur qualche appoggio, foss’anche sotto forma di silenzio, nel CDA, in Consiglio regionale, nel sistema dei partiti. Si intravedono in quella partita (siamo a fine 2012) manovre approdate poi alla definizione di importanti assetti di potere entro il centrosinistra sardo.
Ma - hai ancora ragione tu - questo focus sul particulare rischia d’impedire di vedere la foresta, ossia di esprimere un giudizio compiuto su un’amministrazione comunale modesta e perfino destrorsa quanto ai temi istituzionali (partecipazione, democratizzazione, trasparenza) e sul piano sociale e culturale. Se un marziano venisse calato su Cagliari, richiesto di un giudizio sull’amministrazione Zedda, non la collocherebbe certo a sinistra, e neppure fra quelle genericamente innovative.
Temo che su questo anche la campagna elettorale non approfondirà molto. In Sardegna non si è mai fatto un bilancio serio su nessuna amministrazione nè regionale nè comunale. Si è lasciato tutto alla propaganda elettorale. E questo la dice lunga anche sull’autonomia reale dell’intellettualità sarda rispetto a potere.
Cagliari Città Capitale dice qualcosa di più serio, abbozza un’analisi e un programma, ma - mi auguro di sbagliare - appare ancora preda di una sorta di timore reverenziale verso il sedicente centro-sinistra, mentre il M5S, pur essendo l’unica reale alternativa in termini elettorali a Zedda e Massidda, forse non sembra avere gli strumenti culturali per delineare un’alternativa di programma.
La situazione è però in evoluzione. Il dibattito è alle prime battute. Gli sviluppi possono darci importanti approfondimenti e riservarci qualche sorpresa incoraggiante. (Andrea Pubusa)
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