Conte, un presidente normale e per bene

30 Dicembre 2018
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A.P.

Avete sentito la conferenza stampa di fine anno del presidente Conte? Io sì, e ne ho tratto la conferma che si tratta di una persona per bene, che ispira fiducia. Avete capito perché mantiene ed anzi aumenti i consensi? Perché la gente si fida di lui, pensa che non menta, che non abbia interessi nascosti, che agisca alla luce del sole, anche negli errori, per il bene del paese e degli italiani. Una sensazione che ci mancava da tempo.
Ha spiegato anche molte cose, che fanno comprendere il distacco fra il sentire della gente comune e i media. Prendete l’aumento delle tasse. Conte ha detto che in cifra assoluta sono aumentate, ma se andate a vedere le singole voci vi accorgerete che per le fasce più basse sono diminuite. La spiegazione dell’apparente contraddizione sta nel fatto che si fanno pagare le tasse anche a grandi gruppi sovranazionali, che finora non le pagavano o versavano all’estero, in paradisi fiscali di vario genere. Ma per i piccoli operatori ci sono agevolazioni. Per esempio, la tanto vituparata flat tax al 15% fino a 65 mila euro. Ho provato a parlarne con molti giovani avvocati, miei ex allievi, e mi hanno spiegato perché loro son d’accordo. Finora il limite era costituito dalla soglia di 30.000 euro annui, troppo pochi -  mi hanno detto - per chi punta a fare un salto di qualità professionale con tutti gli oneri e le incertezze del lavoro in proprio. Mi sono sembrate argomentazioni ragionevoli.
Poi ho pensato ad alcune persone che ho assistito nelle loro peripezie per il rinnovo delle licenze per attività nelle spiagge o di commercio ambulante. Avevano la spada di Damocle della Bolkestein, tutto a gara nel 2020. E, dunque, niente investimenti, niente progetti fino a tale data, tutto rimandato al rinnovo, con una angosciosa incertezza di perdere la fonte di guadagno, dopo anni o decenni di lavoro nel settore. Chiedete a loro se la manovra, che ha prorogato le concessioni per 15  anni, va bene o no.
E così ci sono tante altre apparentemente piccole misure. Ad esempio, i pagamenti tempestivi della pubblica amministrazione ai creditori, fornitori, erogatori di lavori e di servizi. Una vera rivoluzione, con ricadute inimmagiabili. Sapete quanto contenzioso induce il mancato pagamento delle pubbliche amministrazioni? Chi non riceve il saldo a sua volta rimane debitore, con procedure giudiziarie a cascata, tutte originate dal mancato pagamento iniziale dello Stato o degli altri enti pubblici. Non solo, ma aziende statali contrattano talora il taglio del debito, non onorato, con imprese in difficoltà in cambio di un pagamento immediato. Una perdita secca per le imprese, una estorsione, un vero scandalo! E spesso i lavoratori rimangono senza stipendio per mesi e si rivolgono al giudice. Quanti fallimenti ingiusti sono stati dichiarati per questa ragione! Imprenditori messi sul lastrico per non aver pagato IVA o contributi perché creditori dello Stato.
Anche l’affidamento diretto senza gara per molti appalti favorisce la spesa e consente di non perdere fondi comunitari per il mancato rispetto dei termini. E ancora lo sblocco della spesa nei comuni cancella l’assurdità di enti impediti di spendere risorse di cui sono in possesso.
Cantone ha giustamente lanciato un grido d’allarme. Ma si tenga conto che le gare non impediscono, anzi sembrano nascondere meglio, nelle pieghe oscure delle procedure, i traffici mafiosi, mentre l’affidamento diretto sotto i riflettori può essere meglio controllabile. Ricordo, tanti anni fa ad un convegno su questi temi, Orlando, professore di diritto amministrativo e sindaco di Palermo, propose a sorpresa l’affidamento diretto, dicendo che, fatto con criteri e controlli speciali, avrebbe consentito minori infiltrazioni malavitose. Oggi, si ricordi che la legge anticorruzione, approvata nei giorni scorsi, è uno strumento dissuasivo di pratiche illecite nei rapporti con le pubbliche amministrazioni. C’è lo spauracchio del Daspo a vita!
Insomma, Conte ha presentato una manovra con tante misure di buon senso e di grande utilità per i cittadini, i piccoli professionisti, gli artigiani e piccole imprese, di grande impatto su una vasto strato di operatori.
Del reddito di cittadinanza abbiamo parlato tanto. E’ una misura necessaria, richiesta anche dalla UE. I sindacati avrebbero dovuto mobilitare le piazze in appoggio, anziché fare quella antisolidale manifestazione dei pensionati. Per chi è vagamente di sinistra dare un sollievo a milioni di poveri è il minimo che si possa fare. La discussione dovrebbe vertere non sul se introdurre questa misura ma sul come disciplinarla. Personalmente sono per assicurare questo reddito minimo senza alcun obbligo o controllo. Non è vero che c’è una vocazione della povera gente a non far nulla. Intanto diamo loro un minimo di dignità. Poi sarà compito dello Stato e degli enti pubblici e degli imprenditori degni di questo nome creare serie opportunità di lavoro. L’attacco al reddito di cittadinanza in sé rivela un nascosto odio di classe verso i ceti subalterni e un’avversione all’idea stessa di redistribuzione della ricchezza. Non a caso è come il fumo negli occhi di chi gode di grandi o piccoli privilegi.
Stesso discorso per la quota 100, che introduce un diritto, una facoltà di andare in pensione prima, e, dunque, è una libertà.
L’impressione generale è che ci sia un atteggiamento di attenzione per i ceti deboli e i piccoli produttori e i giovani professionisti. Conte ha utilizzato spesso una “parolaccia” in disuso da anni, “redistribuzione”, e ha dato la sensazione di un esecutivo che, finalmente, non lancia minacce di lacrime e sangue verso la gente normale che vuol lavorare onestamente, ma presta loro attenzione e comprensione. E questo spiega perché, al di là degli epiteti spregiativi di tanti sapientoni (burattino per Eugenio Scalfari, addirittura imbroglione per Emanuele Macaluso) Conte si è conquistato in poco tempo la stima degli italiani e una vasta popolarità, in  costante crescita.
Da ultimo, ma non per importanza, sulla Costituzione ha detto con fermezza che lui non presenterà proposte di revisione costituzionale di alcun genere, ritenendo che questa materia debba essere di esclusiva competenza parlamentare, necessitando di una vasta discussione e condivisione. Il paragone con Berlusconi e Renzi è impietoso per questi ultimi. Chi grida “al governo fascista” dovrebbe riflettere.
Non sarà uno statista, ma possiamo star tranquilli che Conte non farà porcherie. E anche questa è una sconvolgente novità. O no?

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