Responsabili tutti, responsabili tutte

25 Novembre 2020
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Stefania Falzoi

«Uomo, sai essere giusto? É una donna che te lo domanda: non vorrai toglierle questo diritto. Dimmi, chi ti ha dato il sovrano potere di opprimere il mio sesso? La tua forza? Le tue capacità?»
Questo è l’inizio del preambolo della Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina che ha come autrice Marie Gouze conosciuta col nome di Olympe de Gouges che continua all’articolo 10 con la seguente frase «la donna ha il diritto di salire sul patibolo, essa deve avere pure quello di salire sul podio». Era il 1791 e Olympe sul patibolo ci salirà il 2 novembre 1793.
La rivoluzione che segna ufficialmente il passaggio della storia alla sua fase contemporanea insieme naturalmente a quella americana affermava e attivava riconoscimenti di eguaglianza non ancora all’altezza di riconoscere che anche le donne facevano parte di quell’umanità a cui si ricoscevano  i diritti.
Olympe parlava alle donne e agli uomini della sua epoca, ed era molto coraggiosa, addirittura temeraria… Non tutte possiamo essere come lei ma tutte e tutti possiamo e dobbiamo riconoscere che ogni giorno, ogni volta che ci esprimiamo e agiamo ci viene fornita la straordinaria occasione quotidiana di invertire la direzione.
Oggi parliamo di violenza, ma sappiamo cosa sia veramente, ne sappiamo riconoscere i segnali prima che riveli la sua ferocia? Facciamo memoria e pensiamo a come sono nate le atrocità dei genocidi e pulizie etniche del XX secolo. Nascono dall’espulsione di un dato gruppo di essere umani, nei confronti dei quali si decide l’annientamento, dall’umanità. Da un’umanità che li fa diventare formiche, ratti, scarafaggi. Cosa succede dunque alle donne prima che la violenza sia compiuta? Sicuramente tanto silenzio, silenzio di chi sa e non parla, silenzio di chi per paura nega a se stessa e agli altri la verità e silenzio di chi non fa nulla per prudenza, perchè tanto non riguarda me e mai mi riguarderà.
Ebbene ci rigurda tutti, ci riguarda quando ridiamo a battute sessiste, quando concediamo legittimità ad espressioni quali “a casa mia i pantaloni li porta mia madre” oppure “quella si che ha le palle”, quando accettiamo che una donna anziana e non sposata venga definita “zitella”, quando giustifichiamo un uomo che fa degli apprezzamenti perchè “provocato”, quando ignoriamo i segnali.
Siamo tutti protagosti ed eroi, ogni giorno, perchè tutti potenziali vittime e potenziali salvatori, responsabili tutti, responsabili tutte.

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