Pastori: La Costituzione e il diritto di poter criticare

31 Dicembre 2010
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Guido Melis

Sul pestaggio dei pastori sardi  nel porto di Civitavecchia pubblichiamo volentieri un interessante intervento di Guido Melis, giurista e deputato PD in quota Soru, apparso su “La Nuova Sardegna” di ieri  col titolo “La teoria del «presumibilmente»”.  
  

La domanda è: ma se al posto di 300 pastori sardi ci fossero stati altrettanti agricoltori e allevatori padani evasori delle quote latte, li avreste trattati a quel modo? Se ci fossero stati i trattori del Nord, a bloccare le autostrade di mezza Italia produttiva, gli avreste mandato contro le truppe in tenuta antisommossa? La risposta è implicita: perché tutto questo è già accaduto, e avete risposto consentendo agli evasori di evadere e ai trattori di tornare vittoriosi nelle cascine.
 I manifestanti sardi fermati a Civitavecchia, l’altro ieri, ci inducono a riflettere seriamente su quanto sta succedendo da qualche tempo in Italia. Sono un campanello d’allarme. È dell’altro giorno la polemica sui Daspo, il Divieto di accedere alle manifestazioni sportive, la legge anti-hooligans che Gasparri ha proposto di estendere alle manifestazioni studentesche. È la teoria del «presumibilmente»: siccome presumibilmente ci sarà una manifestazione, che presumibilmente sarà violenta, nella quale presumibilmente alcuni manifestanti individuati in anticipo in forma presunta compiranno atti di violenza, presumibilmente ponendosi fuori della legge, allora io autorità di pubblica sicurezza li colpisco in anticipo nella loro libertà costituzionale di manifestare, chiudendoli in casa, in pratica agli arresti domiciliari, o obbligandoli in quelle stesse ore a presentarsi in questura.
 Il diritto del presumibilmente - a quanto vedo - sta facendo scuola. Si applica adesso anche ai pastori sardi presumibilmente diretti a Roma, dove presumibilmente manifesteranno contro il Governo, presumibilmente compiendo atti vandalici (e sennò che pastori sardi sarebbero?), presumibilmente violando il codice penale (si sa, ce l’hanno nel sangue). Dunque, sulla base del diritto del presumibilmente, li accerchiamo, gli sequestriamo i pullman, li malmeniamo un po’, ne denunciamo tre, li rispediamo a casa con le pive nel sacco. La prossima volta se ne staranno nei loro ovili.
 Non so quale diritto costituzionale abbiano studiato gli attuali padroni del Viminale (per non parlare poi del senatore Gasparri), ma in quello che ho studiato io si garantisce la libertà di manifestazione. E comunque la limitazione della libertà personale è sempre condizionata al compimento accertato di un reato penale.
 Se questa specie di Daspo erga omnes prendesse piede avremmo - ci si può giurare - non solo gli studenti anti Gelmini agli arresti domiciliari, ma i metalmeccanici della Fiom fermati a Orte, e poi via via tutte le categorie o i gruppi sociali in dissenso col governo bloccati negli aeroporti, nelle stazioni ferroviarie e nei porti. Diventeremmo, insomma, un Paese dai diritti «presumibili», a discrezione di chi governa.
 Con ciò - vorrei essere chiaro - non sto giustificando la violenza. Chi manifesta deve farlo senza arrecare danni alle persone e alle cose. Se ci sono i black-block vanno individuati (cosa che a Roma, negli scontri recenti, inspiegabilmente, non si è fatto) e condannati, come le leggi in vigore prevedono. Se i violenti fossero i pastori sardi, idem. Ma sulla base di fatti, di comportamenti, di reati compiuti e non presumibili.
 Prescindo anche, qui, dalle buone ragioni dei pastori: col latte a 60 centesimi non si sopravvive molto. E sorvolo sulle cause prossime e remote, e sulle responsabilità pesanti della Regione sarda e del governo. Non è questo il punto in discussione. Il punto è di principio. Se ammettiamo il Daspo contro i pastori, poi lo applicheranno a tutti, forse con l’unica eccezione dei manifestanti del Nord elettori di Bossi e di Maroni. Gradualmente (ma neanche tanto) ci porteranno via un pezzo della libertà di tutti.
 Sono accaduti avant’ieri a Civitavecchia fatti inauditi. Come fossero stati terroristi, i pastori sono stati identificati, bloccati, si sono sequestrati i loro pullman, si è loro impedito di fare il biglietto del treno, sono stati malmenati. Un funzionario, pare il vicario del questore, avrebbe gridato (lo dicono i testimoni): «Voglio almeno tre arresti!».
 Ma in quale dittatura sudamericana d’altri tempi stiamo precipitando?
 

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