Sfigati: quattro idee per farli felici

26 Gennaio 2012
4 Commenti


Andrea Pubusa

Avete visto? Ci siamo scambiati ieri un po’ di opinioni in libertà e con rispetto reciproco ed ecco già alcune idee semplici per rendere felici gli sfigati.
La prima idea? Prima si inizia il lavoro, l’esercizio della professione e meglio è per tutti, per il Paese innanzitutto. I giovani portano nell’ambiente un valore aggiunto, l’entusiasmo e la creatività. Quasi sempre anche l’onestà intellettuale e non solo. Ma questo non è un giovanilismo di maniera? Nossignori, se ci pensate, le grandi innovazioni vengono sempre da giovani o sono state intuite sotto i trent’anni. Poi si è data applicazione e si è vissuti, almeno un po’, di rendita.
E la seconda idea? Abbreviare i corsi di studi secondari di un anno. E’ possibile? E, sopratutto, non impoverisce la preparazione? In realtà, rispetto al secondo dopoguerra, in cui molti di noi imparavano a parlare italiano nelle elementari, oggi il livello culturale e gli stimoli per i bambini e gli adolescenti sono molto maggiori. E’ una base che, se ben guidata, consente di ridurre gli studi superiori di un anno.
E all’Università? Qui si possono contenere gli studi di almeno un anno. Innanzitutto in facoltà che già avevano una durata quadriennale, come giurispudenza, e oggi sono state portate a cinque dopo lo sciagurato 3+2. In altre, la riduzione può essere effettiva, poiché il rigonfiamento dei programmi ha portato ad un allungamenti reale di non meno di un anno. Corsi, programmi, lunghezza dei manuali vanno riportati all’essenziale, a ciò che è utile per dare una preparazione di base forte, che fornisca le armi del mestiere. In giurisprudenza dovrebbe puntarsi più che sullo studio della legislazione, sempre mutevole, a fornire agli studenti i principi e gli strumenti dell’interpretazione.
E nel praticantato? Basta con decine di corsi post-universitari per tenere i giovani lontani dal lavoro! Il miglior apprendimento si fa mettendosi all’opera, lavorando! Dimezzare i praticantati è possibile ed utile. Poi immissione al lavoro, semmai in talune attività prevedendo forme di accompagnamento, come ad esempio in talune delle professioni (ad es. avvocatura) obbligo di firma congiunta per qualche anno.
Non è troppo semplicistica questa visione e sopratutto molto generica? Beh, la semplicità sta alla base di tutte le grandi innovazioni e rivoluzioni. Come ad esempio pensare che non può andare bene una società in cui Marchionne guadagna 500 volte in più dei suoi lavoratori o i parlamentari 20 di più dei normali mortali. E’ semplicistico pensare che la crisi deriva da Marchionne o dalla casta piuttosto che dai lavoratori e dagli sfigati.
La genericità si può colmare analizzando le singole discipline. Con rispetto e mettendosi dalla parte dei cittadini, sopratutto se sfigati. Ha ragione Nicola nel suo commento di ieri, Martone rivela un classismo odioso, da figlio di papà imbecille. Ecco, questa è l’altra idea che è venuta fuori dal rapido scambio di idee in questo blog. Bisogna tornare agli interessi generali, che sono quelli delle persone comuni. Occorre smetterla di fare gli interessi di quel 10% che detiene il 90% della ricchezza. Bisogna fare gli interessi del 90%. Anche questa è un’idea semplice. Ma bisogna riproporla con decisione e con la radicalità necessaria. Un tempo si chiamava lotta per l’uguaglianza e la libertà sostanziale. Era una grande molla di liberazione. E’ una bandiera che occorre riabbracciare.

4 commenti

  • 1 Riccardo Mureddu
    26 Gennaio 2012 - 21:39

    Costituzione della Repubblica
    articolo 34 comma 3: i capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.
    articolo 35 comma 1: la Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni.

    Uno, tra i tanti, insegnamenti del Professor Pubusa fu quello di leggere la Costituzione, di cercare in essa le linee guida da seguire nell’indirizzare l’attività di un futuro politico, giurista o più semplicemente, del cittadino italiano e del mondo.

    Mi piace credere (e nella maggior parte dei casi è proprio realtà) che i padri costituenti costruirono la Carta legando ogni singolo articolo tramite un filo a volte più visibile, altre meno, rimettendo ai posteri il dovere di estrapolarne il significato, attualizzandolo ma nel rispetto delle stesse fondamenta. Ebbene, il nostro Martone, nella sfolgorante e velocissima carriera universitaria, non deve averle neppure ascoltate queste piccole pillole di civiltà. Perchè altrimenti avrebbe capito che, lo studio e il lavoro insieme convivono, l’uno non escludendo altro, ma entrambi strumenti imprescindibili per chi con la sorte non ha un debito ma solo crediti.

    Questa è solo una parziale risposta da offrire a chi, del diritto, non ha fatto una chiave di lettura dell’oggi.

  • 2 federica
    27 Gennaio 2012 - 01:34

    Grazie Professore!mi fa piacere sentirLa così vicino a noi studenti, però mi chiedo una cosa, io mi sono laureata in questa “sciagurata” triennale, possibile che sia così da buttare via?possibile che tutti gli esami che ho sostenuto anche quelli con pochi crediti non valgano nulla rispetto agli esami della magistrale?e soprattutto è possibile e giusto che mi debba sostenere integrazioni su integrazioni per esami che alla magistrale hanno non un simile programma, ma lo stesso identico programma?e questo forse non dipenderà anche un po’ da Voi Professori?ecco,il mio dubbio è questo, siamo tutti un po’ complici di questo stato di cose, o no?e come facciamo a cambiarlo?perchè indignarsi ora non basta più

  • 3 elisabetta pistori
    27 Gennaio 2012 - 18:00

    Gentile Professore, concordo su tutta la linea.. c’è un piccolo problema viviamo in una società in cui il
    10% che detiene il 90% della ricchezza è quasi totalmente prima di principi morali e con vari e innumerevoli escamotage raggira molte altre persone che - per ignoranza o per interessi comuni - vanno avanti, calpestando impunemente gli elementari diritti umani, sbandierando ad alta assurde giustificazioni per le malefatte commesse, ignorando il grave malessere generale che si è creato … e non vedo facile soluzione in tempi brevi perchè nessuno veramente vuole affrontare il problema nella sua interezza e nell’interesse della SOCIETA’ (non individuale) .. però la situazione sta precipitando i tempi sono sempre più duri e credo che prima o poi parte del 90% riuscirà a unificarsi per affermare uguaglianza e libertà sostanziale.

  • 4 Elena83
    29 Gennaio 2012 - 19:12

    Caro professore,
    con grande piacere, da ex allieva e ora assidua lettrice del suo interessantissimo forum, ho letto il suo intervento a favore degli studenti. Vorrei poterlo far leggere a tutti gli ex colleghi (spocchiosi figli di papà, guardacaso) che tante volte ho sentito parlar male di lei, forse perchè irritati dalla sua proverbiale imparzialità. Vorrei farlo leggere anche ad alcuni suoi insigni colleghi, tanto inclini ai favoritismi quanto avvezzi ad umiliare pubblicamente il malcapitato studente fuori-corso di turno. Come non condividere la acuta riflessione da lei effettuata riguardo all’organizzazione della facoltà di Giurisprudenza? Quanta ridondanza nella moltiplicazione delle materie di studio, quali incoerenze nel sistema dei crediti, e quanto accanimento nel pretendere da noi studenti l’apprendimento mnemonico di sterili normative senza averci fornito gli strumenti per saperle interpretare! Durante il primo anno di specialistica, ad esempio, mi chiedevo sempre quale fosse l’utilità di rendere obbligatorio diritto tributario, materia per sua stessa natura estremamente mutevole.
    Ci tenevo a ringraziarla perchè lei mi ha insegnato il METODO. Se avessi avuto la fortuna di conoscerla al primo anno anzichè al terzo, i miei studi successivi sarebbero stati più agevoli. Ancora oggi, studiando per un concorso o trovandomi di fronte ad una disposizione di legge dal contenuto ostico, cerco di applicare i suoi preziosi insegnamenti sulla ratio legis, sull’importanza della sintesi. Ricordo la concretezza delle sue spiegazioni, la sua ironia sulla moda dei master bocconiani, i suoi sforzi per farci cogliere l’attinenza del diritto col mondo reale (quale altro professore ci ha mai portato in visita al T.A.R., alla Corte dei Conti, al Consiglio regionale?). E posso dirle che prendere il treno delle 6,30 per seguire amministrativo processuale era per me una fatica piacevole! Le sue lezioni davano una sferzata ai nostri cervelli intorpiditi, risvegliando in noi spirito critico e coscienza sociale.
    Credo che se l’attuale classe dirigente fosse composta anche in minima parte da persone come lei le cose andrebbero meglio. Lo dico sinceramente e senza alcun intento adulatorio. Lo dico da disoccupata a tre anni dalla laurea (e consapevole di essere privilegiata, perchè finora ho potuto permettermi di rimanere tale senza essere costretta a lasciare la mia terra e la mia famiglia).

    La saluto con affetto e immutata stima.
    Elena Angioy

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