Caro Bersani, non tutto il male viene per nuocere

28 Febbraio 2013
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Aldo Lobina

Ho apprezzato le dichiarazioni di Bersani nella conferenza stampa di martedì, all’indomani dei risultati elettorali. L’ammissione dell’essere arrivati primi senza vincere le elezioni equivale alla piena coscienza di avere riportato una vittoria di Pirro. Bersani ha detto anche altro nella sua riflessione: nella sostanza ha osservato che là dove nel Paese c’è più sofferenza, maggiore disagio sociale, proprio lì il partito Democratico ha pagato uno scotto importante in termini di perdita di consenso.
Come se, aggiungo io, le classi sociali più povere non si sentissero più rappresentate – e a ragione – da uno schieramento che ha commesso l’errore di inseguire un’austerità,  succube di un diktat, insensibile alle istanze  di una società complessa e compressa dalle banche e dai mercati. Le cui  logiche finanziarie ciniche sono tutte protese a soddisfare i profitti di pochi, prive come sono di un progetto di un armonico sviluppo sociale non solo italiano. Un progetto capace di restituire speranza, negata invece da scelte di politica economica fondamentalmente sbagliate, depressive, tutte orientate ad inseguire la correzione di un debito pubblico inarrivabile, senza programmi attuabili di lavoro stabile, di ricerca gratificante, di  chiare positive aperture ai giovani. L’elettorato non ha premiato il PD perché lo ha sentito lontano dai problemi che attanagliano il cittadino comune.
Bersani sembra avere compreso la lezione uscita dalle urne, promettendo di impegnare le sue residue energie a quei passi, a quei “cinque  passi avanti”  omessi dalle recenti politiche del suo partito, ancora affetto da torcicollo destroso. Malattie che gli è costata non poco in termini di erosione di consensi da parte di una fetta non piccola di persone, tradite nelle aspettative di reali processi di cambiamento, evidentemente non soddisfatte dai  pur positivi segnali lanciati dal PD con le primarie e le candidature femminili.
Mi è sembrato che Bersani abbia davvero intenzione – non avendo del resto molte altre possibilità (una alleanza tra PD e PDL infatti nuocerebbe massimamente al suo partito) di arrivare in Parlamento con poche, sane, coraggiose proposte sulle quali chiedere l’approvazione, fuori da diplomazie propedeutiche frutto di alleanze sconvenienti (col PDL) o rifiutate (da Grillo) o “inutili” (con la destra di Monti).
Grillo ha vinto anche così: inducendo  il partito di Bersani a dover percorrere sentieri nuovi, indigesti per buona parte della sua classe dirigente,  in parte davvero affetta da presuntuoso snobismo.   Una lezione incisiva che aspetta di essere studiata e interpretata, pena l’estinzione. Già solo per questo fatto saluto con rispetto l’affermazione del movimento a cinque stelle. Potrebbe essere utile strumento democratico per indurre un salutare cambiamento nella politica italiana. Rompendo vecchi schemi, logiche legate a interessi di parte, non sempre legittimi, che hanno visto molti esponenti del PD incarnare ruoli di potere e non di servizio.
Tutto questo in un  contesto politico che vede in Italia resistere e affermarsi una destra berlusconiana (e ora anche montiana), difficilmente superabile, nonostante i risultati non proprio edificanti di B, che arriva addirittura a pareggiare una partita persa in partenza. Grazie al professore Monti e al Dottor Bersani. E a quella che per loro è stata la calamità naturale dei grillini, il cui frinire, fuori dalle televisioni prezzolate, è arrivato invece a convincere una gran parte dell’elettorato,  evidentemente stanco di essere preso in giro o tartassato, che poi è la stessa cosa. Insomma una calamita naturale (senza l’accento).
Ora nel firmamento politico italiano brillano cinque stelle, piaccia o non piaccia.   Esse starebbero tentando di far brillare un sistema partitico,  per costringerlo a rinnovarsi nelle logiche di comportamento, nelle regole e nella restituzione di quegli  spazi di democrazia a lungo sottratti per i molti “fuori giuoco”, quasi mai “fischiati”, nella scuola, nella sanità, nella giustizia, nelle opere pubbliche, negli esiti referendari traditi, nelle stesse leggi porcelline promulgate a loro uso e consumo.
Se riuscissero nell’intento sarebbe cosa salutare: la governabilità del nostro Paese alla fine ci potrebbe guadagnare, insieme alla democrazia. Caro Bersani, come dice il proverbio, “non tutto il “male” viene per nuocere”. A volte ti guarisce.

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