Colpo di mano d’agosto

26 Luglio 2013
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Red

Nei nostri manuali di diritto costituzionale c’è scritto che sono immodificabili le norme sui diritti fondamentali, la forma repubblicana e la discipina sulla revisione della Costituzione. Sulla forma repubblicana è la Carta a porre espressamente il divieto, sui diritti fondamentali è la loro inviolabilità, la connessione di essi con la persona e col carattere democratico dell’ordinamento a sancire l’immutabilità. La procedura rinforzata di revisione della Costituzione assicura ad essa il carattere rigido, ossia ne sottrae la disponibilità alle maggioranze parlamentari contingenti. Questa garanzia è stata introdotta nelle Carte del secondo dopoguerra dopo la cattiva prova offerta dalle costituzioni flessibili e, travolte dai fascismi anche per la loro agevole modificabilità.
Ora la maggioranza PD/PDL sta mettendo mano proprio all’art. 138 Cost., per poi poter manomettere la nostra Legge fondamentale con facilità. E’ una iniziativa gravissima, che segna il passaggio del PD dall’area costituzionale a quella anticostituzionale. In Italia c’è sempre stata una parte che non ha accettato la Costituzione: la destra fascista, che ha visto nella Resistenza e nella Costituzione, che ne è il prodotto, quel movimento e quella Legge che hanno dato all’Italia per la prima volta un regime democratico. Berlusconi ha fatto proprio questo umore antidemocratico, attaccando la Costituzione e tentando una vasta modifica in chiave oligarchica, sventata nel 2006 dal referendum popolare. Ora quest0 area anticostituzionale si allarga al PD, creando le premesse per una operazione di stravolgimento della Costituzione. E’ un’obiettivo sciagurato, che però ha possibilità di successo. Non è un caso che la mobilitazione degli anni scorsi a difesa della Carta stenta ad accendersi. L’area del centrosinistra è paralizzata dal salto di campo del PD; in larga misura anche l’area della sinistra è succuba di una propaganda delle destre volta a isolare e demonizzare il M5S, che è rimasto l’unica grande forza parlamentare a difesa della Costituzione, insieme a SEL, che tuttavia conta meno.  Una situazione grave a cui si oppone solo una parte dell’intellettualità democratica da Zagrebelsky a Rodotà, ormai anch’essi messi all’indice dal Pd in sintonia coi Brunetta, i Cicchito e le Santanché.
In questi giorni il M5S è impegnato in parlamento in una dura battaglia ostruzionistica per far slittare a settembre la discussione sulla modifica dell’art. 138. La stampa di regime, disinformando, parla invece  dello slittamento della legge sull’omofobia e di quella per il sostegno finanziario ai partiti. Il M5S vuole evitare che la modifica dell’art. 138 sia approvata durante le ferie. A settembre sarà possibile una mobilitazione. Insomma, il M5S vuole scongiurare un colpo di mano ad agosto, quando la vigilanza democratica è attenuata dalle ferie estive. Ecco cosa si legge in proposito nel 
blog di Beppe Grillo.

Il vero obiettivo di questo governo è la distruzione dell’impianto costituzionale per poter cambiare le regole del gioco democratico e assicurare ai partiti il potere e la greppia di Stato. Per cambiare la Costituzione senza impedimenti da parte dell’opposizione in Parlamento e senza il consenso dei cittadini, che ne sono i veri custodi, i partiti vogliono cambiare l’articolo 138, l’architrave. In seguito, sarà istituita una Bicamerale per rivedere la Costituzione con statisti del calibro di Berlusconi (o dei suoi servi, non fa differenza) e di D’Alema e degli altri caporioni del pdmenoelle. Per questo è nato il governo di larghe intese che di tutto si preoccupa tranne che dei problemi del Paese. Cosa dice l’articolo 138?
Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione.
Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. La legge sottoposta a referendum non è promulgata, se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi. Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti.

L’articolo 138 è la barriera tra la Costituzione e i partiti. Impedisce che ne sia fatta carne da porco. Prevede due volte il voto delle Camere e un referendum popolare di conferma. I saggi, prima 10 e poi 40, di stretta osservanza governativa, solo pd, pdmenoelle e scelta civica, nessuno del M5S, stanno operando laboriosamente per spossessare il Parlamento delle sue (poche) prerogative. I colpi di Stato, come scrisse Curzio Malaparte in Tecnica di colpo di Stato, quasi mai ricorrono alla violenza, di solito avvengono in modo apparentemente legale, nel silenzio ovattato delle cosiddette istituzioni. Il cambiamento della Costituzione discusso ieri in Commissione Affari Costituzionali in soli 55 minuti per poter essere votato in aula, in tutta fretta, il primo di agosto, senza neppure la possibilità di emendarlo, con gli italiani in ferie e con la stampa e le televisioni di Stato asservite e mute, è un colpo di Stato annunciato. E i colpi di Stato vanno combattuti, in nome della democrazia.

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