Prodi, Veltroni – fatti e illusioni

24 Aprile 2008
1 Commento


Andrea Pubusa

Le ragioni della sconfitta del centrosinistra? Molte, ma certo le illusioni hanno giocato un ruolo preponderante. L’illusione che il prodismo fosse un imbarazzo, la montagna che ti nasconde il sole, è una di queste e forse quella fondamentale. E così non solo Veltroni, ma anche Bertinotti hanno accolto con sollievo, quasi con gioia, l’occasione di correr da soli. Addio entusiastico e condiviso all’idea prodiana dell’Ulivo o dell’Unione, in una parola a dar peso allo stare insieme dei progressisti, da quelli moderati alla sinistra. E così in un attimo, voilà, Veltroni mostra i muscoli e tiene fuori dall’alleanza le sinistre; Bertinotti veste i panni del movimentista e si mette con baldanza a capo delle schiere della sinistra. Il primo rimette in sella Berlusconi, illudendo gli altri più che se stesso, di poterlo battere (“si può fare”); Fausto da presidente della Camera, rispettato e ascoltato, si autoriduce a capo senza armata. Il primo dovrà sempre più render conto di una tragica sconfitta; il secondo, fra un po’, sarà dimenticato anche dai salotti buoni delle TV, dove primeggiava. La sua corsa all’abbandono del “poeta morente” gli ha fatto perdere in un colpo quanto l’idea prodiana dello stare insieme gli aveva generosamente donato: ben 138 seggi fra Camera e Senato. Che azzardo giocarseli! Che perdita! Un primato, nella storia della nostra Repubblica, ma anche nell’intera storia parlamentare.
Due disastri, frutto di un’unica illusione. Il poter vincere correndo da soli. In realtà Prodi è l’unico ad aver battuto due volte Berlusconi e lo ha fatto allargando al massimo l’alleanza. Berlusconi ha vinto quando gli altri non lo hanno fatto abbastanza o lo hanno fatto meno di lui. Ricordate la corsa solitaria di Di Pietro nel 1999? Fece mancare quella manciata di voti che avrebbe consentito al centrosinistra di vincere. Così come Berlusconi perse la prima volta col Professore perché non riuscì a coalizzare Bossi.
Morale della favola: il centrosinistra in Italia è tendenzialmente meno forte del centrodestra. Vince quando allarga al massimo le sue alleanze e se il centrodestra perde pezzi. Esattamente il contrario della linea solitaria di Veltroni, che irrobustisce il PD men di quanto si creda e però gli crea il deserto intorno. Con questo splendido isolamento Veltroni non vincerà mai.
E la sinistra? Ha buoni risultati quando è riesce a coniugare le sue battaglie con la capacità di coalizione. Quando consente al suo elettorato di dare insieme un voto per la pace, l’equità sociale, la laicità e i diritti, e una speranza di governo. Insomma, quando permette al popolo di sinistra di esprimere insieme un voto identitario e utile. Perde quando il voto alle sue liste è solo un generoso atto di fede.
Ed allora quale indicazione generale per il centrosinistra? Non buttare il nucleo dell’idea prodiana della grande alleanza progressista, rendendola però praticabile, e cioè aprendola a forze reali e affidabili nella prospettiva del governo. E la sinistra? O, forse meglio, le sinistre? Quella che vuole avere una significativa presenza parlamentare dev’essere coalizzabile; dev’essere strutturata in un’organizzazione stabile, dotata di una dirigenza autorevole e affidabile, con vocazione e programma di governo. Un moderno partito di lotta e di governo. Questa sinistra può e deve concorrere senza remore ad una coalizione di tutte le forze progressiste per la conquista del governo del Paese. Il che significa che deve sapere qual è il punto d’incontro con le altre forze, ossia fin dove può mediare sui temi sociali, dei diritti, della politica internazionale e così via. Dev’essere un partito a forte base programmatica, con un buon radicamento sociale, capace di portare a casa risultati. Un’altra sinistra, quella movimentista, generosa ma non coalizzabile, deve stare da un’altra parte. Perché pretendere di mettere insieme queste de anime e stare nei movimento e nel governo è un’illusione che non regge alla dura prova dei fatti. Non è stato così per Bertinotti nelle scorse settimane? In un baleno, svestiti i panni di Presidente della Camera, si è trasformato in un capo popolo. Ma era efficace? E stato credibile?

Insomma, per tornare a vincere, per il centrosinistra è meglio il prodismo che il veltronismo. Più precisamente, meglio un prodismo razionalizzato che l’isolazionismo intransigente, e cioè occorrono larghe alleanze ma con forze coalizzabili per il governo e solo con queste; il che vuol dire apertura del PD alle alleanze e creazione, a sinistra, di un soggetto politico che possa, credibilmente, giocare la partita del governo.

1 commento

  • 1 Efisio Lai
    27 Aprile 2008 - 08:20

    Il disastro è grande, se considerate che ora è a rischio la Costituzione. La sinistra ha mostrato di non saper individuare la posta in gioco, contribuendo a destabilizzare Prodi. In questo ha stupidamente manifestato una convergenza con Veltrini. Togliatti, pur di darci la Costituzione e la democrazia, fece la svolta di Salerno. Oggi non siamo stati capaci di tenerci stretto Prodi, che quantomeno ci assicurava il rispetto del quadro costituzionale e una politica democratica. Ricordiamoci anche che Prodi non aveva naggioranza in Senato; ragione di più per difenderlo anziché destabilizzarlo. La sinistra, per essere vincente, deve farsi carico della prospettiva del Paese, non di frange estreme.

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