Niall Ferguson analizza la Prima Guerra Mondiale

31 Agosto 2014
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   Stefania Valbonesi
in  http://www.stamptoscana.it - mercoledì 7 maggio, 2014

Ecco la recensione di S. Valbonesi del recente  libro Niall Ferguson, Il grido dei morti La prima guerra mondiale: il più atroce conflitto di ogni tempo (Milano, Mondadori 2104), nel quale l’A. sottolinea che essa era tutt’altro che inevitabile e che una serie di valutazioni erronee e di passi falsi portò l’Europa alla catastrofe.

Il Novecento nacque sotto buoni auspici: la belle epoque celebrava il trionfo dell’uomo europeo. Ma, pochi anni dopo, la Grande guerra costò la vita ad oltre nove milioni di persone: fu un’immane tragedia e una ferita profonda di cui,a cento anni di distanza,avvertiamo ancora le conseguenze.
Una guerra di così immani proporzioni è stata prevalentemente considerata come un’inarrestabile degenerazione di tensioni accumulate tra le grandi potenze e rese evidenti dalla corsa agli armamenti. Ma il recente libro di Niall Ferguson Il grido dei morti La prima guerra mondiale: il più atroce conflitto di ogni tempo (Milano, Mondadori 2104) sottolinea che essa era tutt’altro che inevitabile e che una serie di valutazioni erronee e di passi falsi portò l’Europa alla catastrofe.
Confrontando dati economici e finanziari, rileggendo gli articoli dei principali quotidiani dell’epoca, ma anche memoriali e documenti diplomatici, lo studioso britannico fa giustizia di molti luoghi comuni e solleva questioni cruciali. Tra queste il peso dell’opinione pubblica e delle sue frange interventiste e militariste che, secondo lo studioso britannico, incise poco sulla gestione della crisi conseguente all’attentato di Sarajevo che fu appannaggio dei Capi di Stato e di governo mentre le stesse assemblee parlamentari, furono chiamate solo a ratificare le spese militari.
Ferguson osserva che la gente non accolse la guerra con entusiasmo, come spesso è stato scritto, ma che il sentimento dominante era la preoccupazione. Perciò, nonostante vari quotidiani, con atteggiamenti xenofobi, mettessero in risalto il rischio di essere attaccati di sorpresa, l’opinione pubblica era fortemente orientata al mantenimento della pace e se avesse avuto più influenza, al momento delle scelte decisive, probabilmente la guerra sarebbe stata evitata. Invece, i governi, più che all’opinione pubblica interna, erano attenti alla stampa estera e ne coglievano soprattutto gli appelli al riarmo e alla tutela del prestigio nazionale.
Un’altra tesi significativa sulla non ineluttabilità del conflitto è che il dinamismo della Germania di Guglielmo II non rappresentava una reale minaccia per la stabilità dell’Europa. Attraverso scenari controfattuali (a conferma che la storia si deve fare anche con i se..) Ferguson sostiene che la Germania avrebbe potuto stabilire un’egemonia economica sul continente in modo pacifico un po’ come avviene ai giorni nostri e che non ci sarebbe stato spazio per la rivoluzione russa e per il nazismo.
In effetti, è ormai assodato che Guglielmo II fu sospinto nel baratro della guerra dal famoso “assegno in bianco” concesso all’Austria,ritenendo erroneamente che l’Intesa non avrebbe reagito e non ebbe eguale determinazione nel fare marcia indietro quando capì che non sarebbe stato così.
Alcuni capitoli de Il grido dei morti esaminano a fondo le questioni finanziarie legate alla guerra:si pensava all’epoca che un così grande dispendio di energie avrebbe prodotto un collasso economico con una conseguente fine del conflitto ma ciò non avvenne
Passando poi ad esaminare gli scenari della guerra, Ferguson analizza le condizioni di vita nelle trincee, l’efficacia delle temibili armi che furono impiegate. E si domanda: perché gli uomini continuarono a combattere e non si verificarono diserzioni o ammutinamenti? E inoltre: Chi vinse la pace, e a chi toccò di pagare il prezzo della guerra? E soprattutto:ne valse la pena? Offreconclusioni originali,spesso controcorrente . E alla fine Il grido dei morti, consegna un’unica, terribile verità: la prima guerra mondiale non fu soltanto una tragedia. Fu il più grave errore della storia moderna. L’ampio e documentato volume di Ferguson finisce, infatti,per sottolineare che il mondo precipitò nel baratro non per una sorta di fatale e ineluttabile Armageddon ma per una guerra che si sarebbe potuta evitare. In conformità al celebre detto di Talleyrand: “ fu peggio di un crimine, fu un errore “

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