I combattenti sardi nel friuli-Venezia Giulia e nell’Istria

30 Agosto 2015
2 Commenti


EXCALIBUR 24 SPECIALE

 

I combattenti Sardi nel Friuli-Venezia Giulia e nell’Istria


Nel gennaio del ‘44 il Battaglione si trova a Opicina, località vicino a Trieste, proveniente da Cremona, dove probabilmente è stato sfoltito di parecchi uomini non adatti o non funzionali ai compiti che il Battaglione dovrebbe svolgere nel Friuli-Venezia Giulia. Il colonnello Fronteddu, primo comandante del Battaglione, viene destinato ad altro incarico, a Padova, dove, il 14 agosto del 1944, viene ucciso da un gruppo di gappisti del partito d’azione. Per rappresaglia vengono impiccati e fucilati una decina di partigiani, fra cui il medico oristanese Flavio Busonera, componente del C.N.L. di Padova.
Prende il comando del Battaglione un giovane militare di carriera: il Cagliaritano capitano Achille Manso, che sino a quel momento aveva ricoperto l’incarico di comandante internale.
Alla fine del mese si verifica nel reparto un gravissimo atto di diserzione da parte di 28 soldati. Ce ne parlano due ex comandanti partigiani, Giacuzzo e Scotti, nel libro “Quelli della montagna”, edito da un loro “Centro di ricerche storiche di Rovigno”. I due partigiani, che al momento dell’edizione del libro vivevano nell’ex Iugoslavia, raccontano le imprese del Battaglione d’assalto “Trieste” facente parte dell’omonima brigata partigiana “Garibaldi”. In un capitolo intitolato “Arrivano i Sardi”, Giacuzzo e Scotti così raccontano: «Proprio in quel periodo, verso la fine del gennaio 1944, il Battaglione ha la gradita sorpresa di essere raggiunto da 54 militari italiani, giovani mobilitati dalla Repubblica di Salò, i quali affermano di aver disertato le file del loro Battaglione dislocato a Opicina presso Trieste e chiedono di combattere contro i Tedeschi e i fascisti. Sono tutti della Sardegna, completamente equipaggiati (ben vestiti, con armi e munizioni). Con essi il Battaglione triestino raddoppia i propri effettivi […]. A capeggiare la diserzione dei Sardi dalle formazioni “repubblichine” è un giovane pastore di Orgosolo, Luigi Podda […]. Tutti si dimostrarono in seguito ottimi combattenti, convalidando la scelta fatta con il sacrificio della propria vita. Non è possibile ricordarli tutti, ma alcuni nomi di caduti restano impressi nella memoria: Francesco Cuccu, Egidio Mesina e Pietro Maria Campus di Orgosolo, su otto di quel paese; Giovanni Sanna, Giorgio Delogu, Ciriaco Cuccu e Giorgio Sanna su nove del paese di Bitti, Carmine Carcangiu e Salvatore Piras del Nuorese. Fra i sopravvissuti, oltre al Podda […] si ricordano: Antonio Francesco Corraine, Antonio Michele Mesina, Pietro Maria Corraine, Giovanni Catgiu, tutti di Orgosolo. Giuseppe Buffo, Salvatore Coccu, Pietro De Roma, Giuseppe Mameli, Pietro Giovanni “Lattu”, tutti di Bitti; Ignazio Ticca di Nuoro, Giulio Buttau di Villanova Strisaili, Angelino Soro di Galtellì, Pietro Bonu di Bono, Giovanni Morozzu di Benetutti, Pasquale Fozzi di Bonorva, che sarà ferito in combattimento e diverrà comandante del Battaglione, Antonio Spanu di Cossoine, Antonio Fenu di Mons (forse Mores o Monti, n.d.a.)».
Dei disertori citati diventerà famoso, più che per le azioni partigiane, per la sanguinosa rapina (avvenuta nei pressi di Orgosolo in località “Sa Ferula” il 9 settembre del 1950, ai danni di un mezzo che trasportava le paghe per i dipendenti dell’E.R.L.A.S., l’ente deputato alla lotta contro la malaria) proprio il loro capo Luigi Podda con alcuni suoi ex commilitoni. Nel corso della rapina furono uccisi tre carabinieri. Il Podda, condannato all’ergastolo, fu poi graziato dal Presidente della Repubblica Saragat.

2 commenti

  • 1 FRANCESCO CALIA
    30 Agosto 2015 - 21:37

    Non capisco la necessità di ricorrere a fonti repubblichine. Sul Fronteddu, poi, esiste ampia documentazione di parte antifascista, anche di recente edizione.

  • 2 Sebastiano
    17 Novembre 2017 - 20:25

    Buonasera, leggevo questa pagina ma mi accorgo che manca il nome di mio zio, Giuseppe Carboni, classe 1919; anche in altri giornali e libri non viene citato eppure era sergente maggiore e faceva parte di quei 28 sardi del battaglione triestino d’assalto. Mi sembra doversoso dunque ricordare anche lui.
    Vi saluto partigiani sempre Sebastiano

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