Finale convulso di una legislatura sprecata

25 Dicembre 2008
1 Commento


Andrea Raggio

Sull’esperienza di questa legislatura sprecata e sul suo convulso epilogo occorre da parte di tutti, centrosinistra e centrodestra, una riflessione non viziata da forzature polemiche elettorali. Se è vero, infatti, che Soru esce da questa sua avventura politica parecchio acciaccato, è altrettanto vero che la fine anticipata della legislatura, per la prima volta nei sessanta anni di vita dell’Autonomia, segna il fallimento di un assetto istituzionale asimmetrico, cioè di quel presidenzialismo regionale sbilanciato a favore del “governatore”. Assetto che era stato escogitato allo scopo di garantire stabilità politica e che, invece, ha prodotto stabilità da caserma, esasperato il rapporto tra gli organi della Regione e tra il presidente e la sua maggioranza, prodotto un presidente forte istituzionalmente ma debole politicamente e un Consiglio debole sotto entrambi i profili, mortificato la vitalità democratica dell’Istituzione. Insomma, presidenzialismo forte, politica debole e democrazia autoritaria. La comune responsabilità di centrodestra e centrosinistra, salvo la minoranza trasversale che ha poi promosso il referendum, sta nell’aver riconfermato con la statutaria questo presidenzialismo duro.
Il fallimento dell’assetto governatoriale riguarda non solo la Sardegna ma l’intero Mezzogiorno ed è certamente una delle cause della questione morale che ha investito le periferie istituzionali. Smettiamola di far finta che in Sardegna non esista una questione morale. Esiste, eccome, e coinvolge anche la Regione. Mi riferisco non solo alla vicenda della pubblicità istituzionale e analoghe ma a quel sistema di potere costruito attorno al leader, e cementato dalla fedeltà al leader, che inquina la vita pubblica e gli stessi partiti. Inventare un partito personale allo scopo di occupare il potere non è il modo migliore di fare politica, utilizzarlo e utilizzare il potere occupato per dare la scalata a una formazione nata da partiti che hanno storia, per perpetuare l’occupazione del potere, è eticamente disdicevole. Ed è eticamente disdicevole far finta di risolvere il conflitto d’interessi. Soru, si dice, ha agito in armonia con la legge statutaria. Ma proprio per questo non ha risolto un bel niente. La legge, infatti, come ha ricordato Mario Segni, “è lassista…il rapporto fiduciario non toglie il potere di influire sulle proprietà…penso che non si possa consentire al presidente della Regione quello che così duramente abbiamo criticato al presidente del Consiglio…” E comunque, aggiungo, la statutaria per quest’aspetto non è operante, non essendo stata costituita la Consulta di garanzia. E allora, il conflitto d’interessi è stato, sia pure solo formalmente, risolto? E se non lo è stato, Soru è ricandidabile?
Il presidente si è dimesso contro la sua maggioranza, nonostante questa gli avesse ripetutamente e concordemente rinnovato la fiducia sino al punto di accettare i sei punti delle sue condizioni ricattatorie. Intendiamoci, quelle condizioni non erano irrealizzabili nel breve tempo rimasto, erano un bluff. Soru ha giocato alto e la maggioranza ha risposto vedo. Poi il governatore ha giocato la carta dell’inversione dell’ordine del giorno, nel tentativo di coinvolgere l’opposizione, ben sapendo che questa non avrebbe accettato e che, comunque, la richiesta era improponibile. Insomma, penose schermaglie tattiche con un obiettivo preciso: andare alle elezioni anticipate e umiliare il Consiglio e la maggioranza. A mio parere questo era il disegno sin dal tempo della sua candidatura a segretario del PD. E il suo comportamento negli ultimi mesi conferma questa mia supposizione. Il rigetto dell’emendamento sulla legge urbanistica era chiaramente un pretesto, una forzatura. E poi la nomina del vice presidente e la cosiddetta soluzione del conflitto d’interessi sino alle convulsioni degli ultimi giorni, tutto mirava all’obiettivo. Soru ha pensato di salvare la sua faccia politica curando il suo look nazionale, mortificando Consiglio e maggioranza in Sardegna e anteponendo, in un momento di crisi gravissima, i suoi interessi politici a quelli della comunità sarda.
Siamo oramai in piena campagna elettorale. Il Partito democratico sino al 25 novembre ha giurato sulla ricandidatura di Soru. Manterrà la promessa anche dopo le ultime vicende o ci ripenserà? Mi rendo conto che è stato cacciato e si è cacciato in un groviglio di difficoltà dal quale non è facile uscire. Questa volta la rinunciataria regola del meno peggio rischia di portare al fallimento nell’isola del grande progetto dell’unificazione delle forze riformiste. Infatti, se vincerà il centrodestra le cose potranno solo peggiorare, se sarà riconfermato il centrosinistra di Soru, peggioreranno egualmente. Il centrodestra, c’è da scommetterci, esaspererà il presidenzialismo della statutaria lasciatole in eredità dall’attuale maggioranza, non diverso sarà il comportamento di Soru e della componente autoritaria del centrosinistra. Tutto ciò mentre incombe anche sulla Sardegna una crisi drammatica. Non è una bella prospettiva. Da questo vicolo cieco si può uscire solo con uno scatto d’intelligenza politica e di autonomia, con una forte iniziativa che apra la strada a un nuovo centrosinistra ponendo al centro del programma il superamento del presidenzialismo. Compito difficilissimo, lo so bene. Con Soru il successo non è sicuro, non lo è neppure con un nuovo centro sinistra. Ma almeno avremo cominciato a costruire il futuro. Ed è la fiducia in un futuro possibile che può animare la mobilitazione dei cittadini democratici e progressisti.

1 commento

  • 1 Enea
    26 Dicembre 2008 - 07:52

    Io non sono per niente convinto che il centrodestra esaspererà il presidenzialismo. Hanno visto e sperimentato gli effetti in questo quinquennio e non credo che vogliano replicare l’esperienza. Sono sempre più convinto che la Sardegna ha bisogno di un governo di larghe intese, di riunire le tante forze democratiche (comprese quelle di destra) per sconfiggere questo disegno pericoloso e oserei dire neofascista, insito nel progetto Soru; che non è quello per cui era nato Progetto Sardegna.

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