La gentilezza di Terracini e la rozzezza di Renzi

25 Novembre 2016
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Andrea Pubusa

Il 27 dicembre 1947 viene promulgata dal capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola la Costituzione della Repubblica Italiana. Al suo fianco, Alcide De Gasperi, presidente del Consiglio, Umberto Terracini, presidente dellaIl 27 dicembre 1947 viene promulgata dal capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola la Costituzione della Repubblica Italiana. Al suo fianco, Alcide De Gasperi, presidente del Consiglio, Umberto Terracini, presidente della Costituente, e Giuseppe Grassi, guardasigilli. Costituente, e Giuseppe Grassi, guardasigilli.Risultati immagini per Renzi i foto
Sentite con quanta gentilezza e mitezza, proprio così gentilezza e mitezza!, Umberto Terracini, presidente dell’Assemblea costituente, annunciò agli italiani l’approvazione della nostra Costituzione. […] “L’Assemblea ha pensato e redatto la Costituzione come un solenne patto di amicizia e fraternità di tutto il popolo italiano, cui essa lo affida perché se ne faccia custode severo e disciplinato realizzatore“. Era il 22 dicembre del 1947 e il Presidente dell’Assemblea costituente era da non molto tempo uscito dalle carceri fasciste, dove aveva trascorso la sua gioventù dal 1928 al 1943. Fu condannato dal Tribunale speciale perché comunista. Eppure non serbava rancore e invitava gli italiani a non serbarne. Voleva che la Costituzione fosse di tutti gli italiani. Una Carta mite, strumento di unità nazionale. Eppure non aveva dimenticato, aveva ben presenti e ricordò ”quelli che, cadendo nella lotta contro il fascismo e contro i tedeschi, pagarono per tutto il popolo italiano il tragico e generoso prezzo di sangue per la nostra libertà e per la nostra indipendenza“. E aveva ben presente che molti erano caduti per mano italiana direttamente  e altri indirettamente per mano tedseca. Ma egli auspicava tempi nuovi” , ai quali la Costituzione, avevaaperto la strada. Voleva e si batteva perché anche coloro che, per errore o per forza, erano stati dall’altra parte, dalla parte sbagliata, si riconoscessero nel nuovo testo costituzionale, che veniva proposto come “un patto di amicizia e fraternità“.
Quanto è differente questa mitezza d’animo con la rozzezza di Renzi, che, rivolto a quanti difendono la Costituzione, parla con disprezzo di “accozzaglia“, senza rendersi conto che la Costituzione è di tutti e difenderla è dovere civico, al di là degli orientamenti politici e di partito. La battaglia per salvaguardare la Carta dagli scassi non è una battaglia di governo, ma qualcosa di diverso e di meglio: un impegno per far sì che siano salvaguardate le condizioni perché la vita democratica si svolga con tranquillità e rispetto e il corpo elettorale possa democraticamente scegliersi i propri rappresentanti e i governi che più gradisce.
Renzi ha scatenato lo scontro ed ora  preannuncia catastrofi se prevale il NO, dimenticando la apocalitica inconcludenza del suo governo. Dimentica che, proprio in virtù della nostra Carta, il governo, anche il suo, vivrà finché non verrà sfiduciato,  e scorda che, se ciò avvenisse, accadrà né più né meno quanto si è fatto in Italia in passato, recentemente, in Spagna, e si fa in tutti i paesi democratici: il Capo dello Stato incarica un altro presidente o, sentiti i presidenti dei due rami del Parlamento, scioglie le Camere e indice nuove elezioni. Rimette a noi cittadini-elettori la scelta del futuro governo.
Nessun cataclisma, dunque. Se Renzi dovesse perdere, il Paese proseguirà nella sua vita democratica. Anzi ne guadagnerà in unità e in gentilezza, perché di questo l’Italia ha bisogno oggi per risolvere i suoi gravissimi problemi. La rozzezza politica di Renzi, la sua rissossitò, il veleno che sparge e la divisione che alimenta non promette nulla di buono; sono tutti motivi per votare NO.

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