PD: come nello “scisma d’Oriente” non questione di date, ma di potere

20 Febbraio 2017
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Mario Sciolla

Secondo alcuni le vicende ultime del PD sarebbero dovute a presunte discussioni legate semplicemente al calendario del congresso. Affermazioni del genere sono chiaramente in malafede. Nessuno arriverebbe a paventare/ auspicare/ tentar di scongiurare una frattura politica così rilevante solo per una questione di date. Nel seguire il percorso della vicenda mi sono tornate in mente – anche divertendomi – analoghe questioni di calendari e di scismi epocali. Ovviamente le questioni di calendario riguardavano e riguardano solo pretesti apparenti, mentre ben altre erano e sono le ragioni vere.
Una delle lacerazioni più grandi vissute tra i cristiani fu quello che i cattolici tuttora definiscono “scisma d’oriente”, definito invece “scisma dei latini” dagli ortodossi. Guarda un po’, anche in campo religioso si cercava di dare la responsabilità della frattura all’altro: era l’altro che se ne voleva andare e che ne recava la responsabilità. Formalmente iniziato nel 1054, lo scisma segnò anche ufficialmente una frattura tra due chiese che, nei fatti, già da tempo si distinguevano e si fronteggiavano su questioni di fondo: alcune teologiche (in particolare, la questione del filioque), altre di gerarchia (o, se si preferisce, politiche) dato che il vescovo di Roma intendeva avocare a sé il primato su tutti i cristiani, mentre il patriarca di Costantinopoli (insieme ad altri patriarchi) lo negava decisamente. Quest’ultima (quella del primato) era, di fatto, la ragione di fondo più autentica della frattura.
Eppure c’è ancora chi ritiene che questioni di calendario fossero ugualmente importanti e decisive. La determinazione della data della pasqua (eccolo il calendario!) vedeva tradizioni divergenti tra chiesa orientale e chiesa occidentale (metodi diversi di calcolo sia rispetto all’equinozio di primavera e al plenilunio sia rispetto alla pasqua ebraica). Resto dell’opinione che la questione del calendario liturgico avesse valore secondario.
Nella vita politica sono credibili lacerazioni e divisioni legati alla tempistica dei congressi? Per cortesia, non prendiamoci in giro. Anzi, non pretendiamo che gli interlocutori siano degli imbecilli. Le questioni sono altre e riguardano la linea politica, il metodo di conduzione di un partito e gli atteggiamenti che si assumono in tale azione. I dissensi interni al PD in merito a tali questioni sono sorti solo ora oppure non si tratta di dissensi di origine più lontana e sempre crescente, fino alla constatazione di impossibilità della coesistenza in seno allo stesso partito?
Non ricorderò le tappe di un percorso sempre più difficile e accidentato, infine sfociato in opposizioni aperte, pubbliche, sostanzialmente insanabili. Su tali questioni sono stati versati i tradizionali fiumi d’inchiostro e lascio che chiunque lo vuole continui a nuotarci ad libitum. Dirò solo, sinteticamente, che la frattura appare sicuramente dolorosa, ma anche inevitabile.

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