Paolo e Franciscu sovversivi alla corte di Pigliaru

30 Giugno 2017
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Andrea Pubusa

 

Paolo Maninchedda sa che, nel ricordo della bella battaglia contro la legge Statutaria di Soru, non lo tratterò mai male, può dire ciò che vuole. Allora difendeva i sardi dall’autocratismo di Soru, ora è in viaggio verso l’indipendenza. Parola dell’assemblea nazionale del Partito dei sardi ad Arborea nei giorni scorsi. E la scelta di Arborea non sembra casuale. Dove meglio dei luoghi di Eleonora si può lanciare una Costituzione sarda? Sì proprio così, lì ha annunciato la prossima pubblicazione del testo della Costituzione dei sardi.
Fin qui ci sarebbe già il tanto per dire a Paolo amichevolmente “smanau, bollis fai unu corantottu in cumpangia de Franciscu!“. Ma come vi ho detto, qualsiasi cosa Paolo faccia o dica io non lo prendo a papine. Non avrei fatto altrettanto con Sale o, anche, col compagno Gigi Muledda. Ma Paolo è Paolo, per me sempre quello della battaglia referendaria. Non toccatemelo!
Certo, che la tentazione è grande di sorridergli in faccia quando afferma con solennità:
è un documento che ha un profondo valore politico e storico“. Mi verrebbe da dire che se è storico o no, lo diranno i sardi di domani. Ai posteri l’ardua sentenza! E se invece fosse un testo come la mitica Statutaria di Soru finita, senza rimpianti e proteste, nel cestino della Consulta?
Ho promesso a Paolo che se vorrà parteciperò a qualche pubblico incontro per discuterla, anche per rispondere alla cortesia che mi ha usato di mandarmi la bozza in anteprima. Spero che l’abbia emendata perché in alcuni punti appariva coeva concettualmente (anche se radicalamente diversa nei contenuti) allo Statuto Albertino, piuttosto che alla Costituzione vigente. E d’altra parte reggere il raffronto con questa non è facile per nessun testo. Avete visto che figuraccia l’articolato Renzi-Boschi a fronte della nostra magnifica Carta. Caro Paolo, tu poi di mestiere sei filologo e ben sai quanto è alta la qualità della Carta, che ha vinto addirittura il premio letterario Strega nel 2006.
Ci sono poi questioni di merito politico. Paolo si è smarcato dall’esecutivo Pigliaru. Bene. Ma come ha fatto ad entrarci? E come ha fatto, lui libertario impenitente, a fruire della legge elettorale regionale che è quanto di più truffaldino e offensivo ci sia per i sardi e le sarde? Peggio delle peggiori cose di Soru!
Caro Paolo, ti ho già detto che la tua presenza nell’esecutivo Pigliaru, si parva licet
componere magnis, è equiparabile alla presenza di Lenin nel governo dello zar. Ora che sei uscito, il tuo atteggiamento verso Pigliaru equivale ad un ipotetico appoggio del partito bolscevico a Nicola. Lo capirei se Pigliaru fosse un acceso autonomista al limite dell’indipendentismo. Alla Umberto Cardia, che aupicava per la Sardegna l’automomia più estesa compatibilmente con l’unità. Ma Pigliaru ha condiviso perfino l’attacco renziano all’autonomia regionale, che tu giudici così tenue da volere una Costituzione dei sardi tutta nuova.
E Franciscu Sedda? Questo pericoloso sovversivo ha pefino elogiato il governatore…ma non in tutto e per tutto, solo per l’asse creato con Corsica e Baleari sul tema dell’insularità. Una strategia organica, mica scherzi!, per un’indipendenza di gruppo! Se a Paolo ho richiamato Lenin, a Franciscu non posso che evocare Trotsky, è come se Lev (o Leon, che di si voglia) fosse un fervente zarista, ma anche un acceso rivoluzionario. Rivoluzionario lo era sicuramente, zarista neanche una mezza unghia. Boh!, non ci capisco più niente. Ma cosa sto dicendo? Forse sono io confuso e non capisco che un indipendentista può sostenere il governo centralista di un centralista. Io penso che ci sia incompatibilità, ma confesso che posso essere io e non loro ad errare. I tempi sono cambiati.
Paolo e Franciscu, scusatemi, forse l’età inizia a giocarmi brutti scherzi. Non colgo le vostre finezze tattiche e
strategiche. Io ho sempre pensato che l’indipendenza sia un fatto rivoluzionario anche in termini giuridici incompatibile con la partecipazione al più centralista degli esecutivi regionali. Ma non prendetevela. Sono io a non capire. Scusate, davvero! 

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